Le curiosità, le informazioni, le notizie sulle Olimpiadi riempiono ormai tutti i giornali e durante lo svolgimento delle gare diventeranno un vero e proprio bombardamento mediatico, anche perché l’aspetto spettacolare dell’apertura dei giochi, l’investimento economico su di questi e la necessità di dare a tutto il mondo l’immagine di un Paese, quello ospitante, assolutamente all’avanguardia ha quasi la priorità sull’interesse sportivo.
Le contraddizioni non mancano. Mai, o quasi mai, un’edizione dei giochi olimpici ha visto tante contestazioni al passaggio della celebre fiaccola, mai, o quasi mai, si è pensato all’opportunità di un boicottaggio del Paese ospitante, mai, o quasi mai, tanta esibizione di bellezza, di modernità e di supremazia economica ha visto in parallelo tanto disprezzo per i diritti umani e le libertà individuali.
Altre edizioni sono state problematiche: pensiamo prima di tutto a quella della Monaco nazista del 1936 e alla più recente di Città del Messico del 1968, insanguinata pochi giorni prima del suo inizio dal sangue degli studenti in rivolta. In quella edizione poi il pugno chiuso levato al cielo di Tommie Smith e John Carlos fu un atto di denuncia contro le persecuzioni razziali.
Oggi colpisce come il potere economico abbia la capacità di mettere a tacere ogni dissenso, anche internazionale e come nazioni, ideologicamente molto lontane dalla Cina ma economicamente vicinissime e legate da forti interessi, non vedano, non parlino, non sentano.
28 luglio 2008 |
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