Le recensioni di Wuz.it

Per dieci minuti di Chiara Gamberale


Mi alzo, infilo il cappotto direttamente sul pigiama che da stamattina, purtroppo, ancora non trovo un motivo valido per togliermi, e vado: alla libreria IBS, la più grande del quartiere, all'inizio di via Nazionale.
Alla cassa c'è un signore sulla cinquantina, con gli occhi chiari, un sorriso aperto e malinconico insieme. Dal cartellino che porta sulla camicia scopro che si chiama Giuseppe.
Mi avvicino a lui: ""Scusi, Giuseppe"".
""Sì?""
""Le dispiacerebbe se mi mettessi qui in cassa vicino a lei, zitta e buona, per dieci minuti?""
""Cosa?""


La scrittrice romana Chiara Gamberale ha avuto in questi anni una fulgida parabola ascendente.
Partita come giovanissima speaker radiofonica e promettente esordiente con le case editrici più prestigiose, nel 1996 ha vinto il Premio di giovane critica ""Grinzane Cavour"", promosso da la Repubblica e ha pubblicato nel 1999 Una vita sottile (Marsilio) molto bene accolto dalla critica, Color lucciola (sempre per Marsilio 2001), La zona cieca (Bompiani) Premio selezione Campiello nel 2008, fino ad arrivare al successo con ben tre romanzi pubblicati con Mondadori, Le luci nelle case degli altri, L’amore quando c’era e Quattro etti d’amore, grazie.
Poi all’improvviso quella che sembrava una strada in continua e progressiva ascesa, viene bruscamente interrotta.

Quello che è successo nella vita di Chiara Gamberale viene descritto con grande onestà e passione nelle pagine di questo suo nuovo romanzo.
Una specie di autobiografia “parziale”, come lo ha definito l’autrice, in cui la protagonista, Chiara G., una scrittrice alle prese con il suo ultimo romanzo (che guarda caso si intitola Quattro etti d’amore, grazie) prova a ricostruire pezzo per pezzo la sua vita dopo l’abbandono di suo marito.
Chiara e suo marito si sono conosciuti giovanissimi e innamorati subito.
Hanno vissuto tutta la vita in simbiosi, a Vicarello, in un piccolo paese nella campagna alle porte di Roma, nella vecchia casa dei genitori di lei.
Chiara, oltre a scrivere romanzi, cura una famosa rubrica per un settimanale, lui invece è un brillante avvocato. Non hanno figli, hanno le loro rassicuranti abitudini e odiano i cambiamenti.
Tutto sembra procedere liscio, finché non decidono di trasferirsi a Roma, per essere più vicini al lavoro e per poter fare dei piccoli lavori di ristrutturazione della casa di Vicarello.
È così che precipita tutto.


Il marito di Chiara decide di passare un periodo a Dublino e la lascia.
Nel senso che durante la sua vacanza scopre la mitezza di Siobahn e la nobile arte di fare i pancake tipica di molte donne misteriose ed esotiche.
Naturalmente Chiara precipita in uno stato di assoluta apatia e torpore, per di più il direttore della sua rivista sostituisce la sua rubrica con la posta del cuore di una concorrente del Grande Fratello.
Dall’oggi al domani non c’è più Vicarello, né l’amore, né il lavoro.
Chiara si trascina da una stanza all’altra, dal divano al letto, come se fosse imprigionata in una bolla asettica, come se la sua mente fosse stata messa sottovuoto.
La forza di reagire, quando crolla tutto, non è semplice da trovare.

La dottoressa T., con cui ha iniziato una terapia, le suggerisce un metodo interessante: ogni giorno, per un mese, per dieci minuti della sua giornata, dovrà fare qualcosa che non ha mai fatto prima.
È un gioco, certo, ma va preso molto seriamente.
Intanto perché non è semplice trovare ogni giorno una cosa nuova da fare, il gioco presuppone fantasia, coraggio e voglia di aprirsi al mondo, e poi perché uscire dai propri schemi mentali a volte è un’impresa impossibile.
Un giorno è uno smalto di un colore improbabile, un altro giorno si tratta semplicemente di camminare all’indietro, un altro giorno si fa un ricamo e un altro ancora si pianta un seme.


vado alla libreria IBS, la più grande del quartiere, all'inizio di via Nazionale


Dalle cose più banali si passa in fretta a quelle più difficili: stare dieci minuti seduti ad ascoltare i problemi di tua madre, o decidersi una buona volta a imparare a guidare.
Solo dieci minuti inediti nella propria vita per aprire gli orizzonti, conoscere il mondo, intraprendere nuovi percorsi.
Dieci minuti in cui conoscere il fioraio, l’estetista, o Giuseppe, della libreria IBS di Roma in via Nazionale e passare con lui dieci minuti alla cassa.
Dieci minuti per scoprire che la tua vita può cambiare, anche in meglio, nonostante la fine di una storia, nonostante la solitudine.

La scrittura si asciuga, la frase si leviga e si riduce al minimo, la trama è essenziale. Il racconto è una lenta e divertente scoperta di sé, un percorso a tappe che si dipana lungo il mese di dicembre 2012 e fino all’anno nuovo, in una sorta di diario o calendario dell’avvento, l’avvento di una nuova fase, giocosa, della vita.

Recensione di Annalisa

Chiara Gamberale - Per dieci minuti
187 pag., 16,00 € - Edizioni Feltrinelli 2013
ISBN 978-88-07-03071-0


Per dieci minuti
Per dieci minuti Di Chiara Gamberale;

Dieci minuti al giorno. Tutti i giorni. Per un mese. Dieci minuti per fare una cosa nuova, mai fatta prima. Dieci minuti fuori dai soliti schemi. Per smettere di avere paura. E tornare a vivere. Tutto quello con cui Chiara era abituata a identificare la sua vita non esiste più. Perché, a volte, capita. Capita che il tuo compagno di sempre ti abbandoni. Che tu debba lasciare la casa in cui sei cresciuto. Che il tuo lavoro venga affidato a un altro. Che cosa si fa, allora? Rudolf Steiner non ha dubbi: si gioca. Chiara non ha niente da perdere, e ci prova. Per un mese intero, ogni giorno, per almeno dieci minuti, decide di fare una cosa nuova, mai fatta prima. Lei che è incapace anche solo di avvicinarsi ai fornelli, cucina dei pancake, cammina di spalle per la città, balla l'hip-hop, ascolta i problemi di sua madre, consegna il cellulare a uno sconosciuto. Di dieci minuti in dieci minuti, arriva così ad accogliere realtà che non avrebbe mai immaginato e che la porteranno a scelte sorprendenti. Da cui ricominciare. Chiara Gamberale racconta quanto il cambiamento sia spaventoso, ma necessario. E dimostra come, un minuto per volta, sia possibile tornare a vivere.

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