Una voce unica e ipnotica, capace di risultare erotica anche senza l'ausilio delle paroleVai alla scheda del disco
L'erotismo intellettuale
Leggi l'intervista a Pj Harvey
A woman a man walked by è il secondo album di PJ Harvey a fianco del musicista John Parish. Il carattere elegiaco dei suoi giochi vocali si abbina perfettamente alla connotazione folk data dal mandolino di John Parish e dagli incroci a tratti dissonati tra chitarra e pianoforte. Le modulazioni della voce di Polly Jane lasciano senza fiato e le permettono di raggiungere frequenze altissime, con improvvisi picchi magistrali alla Joni Mitchell. Il suo trasporto e la passione con cui si abbandona ad un piacere quasi fisico per la musica, è immediatamente percepibile e non permette distrazioni. Le sue frasi d’effetto, gridate o sospirate e poi improvvisamente arzigogolate e falsettate penetrano irrimediabilmente in qualunque ascoltatore. Sembrano riesumare ogni traccia di tensione drammatica insita in noi con una percossa che punta dritto ai sensi, specialmente di quelle coscienze sgretolate per eccesso di fragilità e trasporto emotivo.
Questa abilità magnetica si riflette anche nel suo senso della fisicità che si manifesta con vigore attraverso un gioco di vibrazioni, ondeggiamenti, sospiri. È la Polly Jane che cantava seduta in un letto, senza trucco e con addosso un paio di mutandoni bianchi o si massaggiava la pancia avvolta in un abito rosso attillato, dalla scollatura mai troppo pronunciata per i suoi seni minuti. Il suo look è cambiato nel tempo, ma il suo fascino è dato sempre da quella medesima capacità di giocare con un corpo non scontatamente sensuale. L’eccessiva magrezza, l’irregolarità del viso e quella calma angelica insita nello sguardo, miscelati all’intensità dei suoi vibrati e della sua mimica, sul palco la trasformano in una sorta di regina dell’erotismo, come una sirena omerica, o una spietata Pandora che diffonde il suo dolore, il suo latente stato di euforia e drammaticità servendosi delle armi più preziose di una donna: il corpo e la voce.
L’erotismo in bilico forma e contenuto
Non servirebbe nemmeno ascoltare le sue parole per assorbire la cospicua dose di erotismo presente nelle sue canzoni. Nonostante il contenuto degli ultimi brani realizzati con John Parish sia decisamente cupo e tendente al macabro, Pj riesce a stregare e rilegare il tutto con una magia sensuale travolgente. In The dancer (To bring you my love 1995), senza nemmeno accennare al sesso, Pj confeziona un prodotto conturbante, avvolgente, nel quale gira, raggira e infine rapisce con veemenza incontrollabile nel culmine del pezzo, in quella apparente simulazione di un orgasmo, che in realtà potrebbe essere anche un lamento straziante, una resa di fronte all’incombere della morte.
Il tetro si unisce al sensuale, la forma abbraccia il contenuto e riesce a confondere e sviare l’attenzione di chi ascolta. E nei testi? I riferimenti alla sessualità non sono mai scontati, anzi, spesso assumono una connotazione lievemente feticista. L’erotismo è racchiuso non solo in molte parti del corpo o dell’universo tangibile, ma anche nell’astratto. Le tenebre, il dramma psicologico, nei suoi testi evocano una specie di fantasma ammagliante che attira a sé tutte le anime deboli per aggirarle in una danza romantica.
Le canzoni di Polly Jane sono piene di riferimenti a quella passione erotica che lega e crea un’indipendenza cronica, folle. Il Rid of me (Rid of me 1995), uno dei suoi successi più acclamati, supplica con voce lievemente roca e penetrante di non lasciarla, di legarsi a lei e poi con un falsetto impeccabile chiede “Lick my legs, I’m on fire, lick my legs of desire” (lecca le mie gambe, sono infuocata, lecca le mie gambe di desiderio). In This is Love (Stories from the city, stories from the sea 2000) si concentra ancora sul corpo. Si tratta di uno dei suoi pezzi più aggressivi, perciò, chitarra elettrica appesa al collo e smorfia da rocker incallita, mantenendo la voce sempre sulle stesse frequenze medio alte, invita il suo uomo a spogliarsi, lo vuole inseguire intorno ad un tavolo, vuole toccargli la testa e poi conclude: quello che sta sentendo è amore: ""This is love this is love that I’m feeling."" L’amore è il desiderio di inseguire, di vedere sempre di più, di toccare e bramare il corpo della persona amata fino a farsi venire il mal di testa.
19 maggio 2009 | Di Anna Zizola |
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