Le recensioni di Wuz.it

Pronti a tutte le partenze di Marco Balzano

In realtà non accade niente di brutto, nessuno ti salta alla gola o ti fa stramazzare a terra con una capata. Anzi, per i detenuti è uno dei pochissimi momenti senza sorveglianti in divisa e dunque hanno tutta l’intenzione di goderselo. La difficoltà sta semmai nel cercare di non farsi usare come confessore o psicologo e di riuscire a insegnare. A me la cosa risultò molto difficile. Era cioè impossibile partire dal niente e discutere di letteratura. “Nel mezzo di cammin di nostra vita” manco a parlarne. Diciamo che dalle loro storie si poteva, al limite, arrivare a trarne qualcosa di letterario.

Fine agosto. Con l’estate che muore, prima stangata per il trentenne Giuseppe (Giusé per tutti) Savino che abita in un “paesiello di poche strade che finiscono in piazza” vicino a Salerno: la sua ragazza lo pianta. Così, sui due piedi, in spiaggia. Giuseppe ci mette un po’ per capire, perché non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire: detto brutalmente, lei ha un altro.
Con l’autunno alle porte arriva anche la seconda stangata. Sul lavoro, questa volta. Giusé si aspettava almeno una nomina annuale come insegnante di lettere. Era quasi certo che, con il suo punteggio, avrebbe ottenuto una cattedra al liceo. Di più: una cattedra in un liceo in Salerno. E invece, niente di niente. Finiti tutti i posti disponibili molto prima di arrivare al suo numero. “Cornuto e mazziato”. Qualcuno si immagina che cosa vuol dire tornare a casa dai genitori settantenni che hanno fatto sacrifici per farti studiare, che sono orgogliosi di un figlio professore che non deve sporcarsi le mani nell’autolavaggio di papà, e dover dire che è disoccupato, che quasi quasi devono dargli ancora la paghetta come avesse quindici anni e non trenta?


In questo bel romanzo, Pronti a tutte le partenze, Marco Balzano, insegnante lui stesso, autore di un libro di poesie, di un saggio e del romanzo Il figlio del figlio, ha dato voce ad un personaggio che ben rappresenta i tempi anomali in cui viviamo, in cui non è più valido quello che un tempo era scontato - che l’iter più ambito dell’istruzione scolastica primaria, secondaria e universitaria si concludesse in un lavoro adeguato e soddisfacente -, con le conseguenze annesse: senza garanzia di un lavoro stabile, come può un giovane anche solo pensare di mettere su casa e famiglia? Senza contare che, è risaputo, è un dato di fatto, ci sono alcune lauree che ‘non sono più di moda’, per dirla in maniera gentile, sono superate perché non sfornano laureati che produrranno nel mondo dell’economia, valgono di meno, insomma. Giuseppe Savino (quanto ci piace questo Giusé, così normale, così sincero, rispettoso dei genitori, capace ancora di avere amicizie profonde, di mentalità aperta, ‘pronto a tutte le partenze’) non ha solo la laurea nel cassetto, ha pure iniziato un dottorato, sta scrivendo una tesi su Dante. E qui devo interrompermi di nuovo, devo aggiungere un commento su quello che Giusé è ancora troppo giovane per capire a fondo - è molto triste da osservare ma, a quanti interessa Dante oggigiorno? Fa guadagnare soldi a qualcuno Dante con la sua Beatrice e il conte Ugolino che continua a rosicchiare il teschio in eterno? No, e nessuno al Governo pensa a salvare la scuola, ad esaltare l’importanza e la delicatezza del ruolo degli insegnanti. È un ottimo insegnante, Giusé. Che accetta una supplenza di tre mesi a Milano e ce la mette tutta per destare l’interesse di studenti svogliati. Come darà l’anima per suscitare la partecipazione alle lezioni dei carcerati di Opera quando ottiene un breve incarico lì (nonostante il filo di paura quando varca per la prima volta i cancelli del carcere che si chiudono dietro di lui, uno dopo l’altro - sono pagine molto belle).

Giusé è un ottimo insegnante perché è sempre pronto ad imparare lui stesso, ad apprendere dalla vita. Appena arrivato al Nord abita in casa di una zia, poi preferisce trasferirsi in un alloggio che condivide con  un ingegnere cinese, un marocchino che fa il cameriere e soffre per la lontananza dalla moglie, e un altro professore precario come lui che arriva dall’Abruzzo terremotato. Giusé si adatta, fa amicizia (e sarà duratura) con i tre coinquilini. Poi fa la valigia e parte di nuovo. Per Lisbona, questa volta: ha avuto una borsa di studio, farà ricerche su Pessoa (che non gli interessa affatto).

C’è un lieto fine nel romanzo, a Milano di nuovo, quattro anni dopo. Se c’è una morale, è che ‘chi la dura, la vince’. Giusé è ottimista, Marco Balzano anche, ma senza un pizzico di ottimismo non si può vivere. Se non si crede in quello che si sta facendo, neppure. È un romanzo che fa bene al cuore, Pronti a tutte le partenze. Perché è un quadro realista della situazione lavorativa giovanile che il protagonista tuttavia affronta come se andasse in battaglia, e con un filo di ironia che salva dall’autocommiserazione. E poi è ben scritto, senza sciatteria - studiare Dante serve pur a qualcosa.

Marco Balzano - Pronti a tutte le partenze
pagg. 207, Euro 15,00 - Edizioni Sellerio 2013 (Il contesto)
ISBN 978-88-3892913-7


L'autore


08 maggio 2013 Di Marilia Piccone

Pronti a tutte le partenze
Pronti a tutte le partenze Di Marco Balzano;

Il trentenne, in Italia, è un prodotto tipico, un articolo originale. Forse non esiste altrove un carattere altrettanto paradossale, forgiato dalla storia e dallo spirito dei tempi, sospeso tra un'eterna e spossante giovinezza e un'infinita e immutabile anzianità, magari dello spirito più che del corpo. Giuseppe, il protagonista di questo romanzo, vive con consapevole, moderata impazienza tale esitazione indefinita. È insegnante precario alle scuole superiori di Salerno e provincia, ha studiato Lettere con passione a tratti démodé, ha vinto un dottorato ancora da terminare e Dante è l'amata materia della sua specializzazione. Non appena avrà un lavoro fisso vuole sposarsi con Irene, con cui è fidanzato da qualche anno. La casa è quasi pronta, la testa è a posto, e invece i guai arrivano tutti assieme. Irene lo tradisce e lo lascia su due piedi, il Ministero della Pubblica Istruzione gli taglia le supplenze di italiano e latino. Per fortuna Giuseppe ha una famiglia concreta, madre umile e tenace, padre col cuore da rivoluzionario e cervello pieno di buon senso. Ed è proprio papà Vittorio, mentre Giuseppe è sotto la finestra della ex fidanzata a lanciare sassi, che convince il figlio a cambiare aria e ad accettare un incarico di tre mesi nel Nord, a Milano. Lassù di mondo se ne apre un altro. La metropoli appare fosca, la scuola mediocre, gli studenti disattenti. Giuseppe si trova a vivere con tre ragazzi...

La posta della redazione

La posta della redazione

Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone?
Scrivi alla redazione!

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente