“Il responsabile delle risorse umane – che dopo essere stato separato dal resto dei passeggeri è pregato con molta gentilezza di recarsi nell’hangar delle merci – rassicura se stesso: ‘E allora? Tra poco arriverà la console a sollevarmi dalla poca responsabilità che mi sono assunto senza che ce ne fosse bisogno e se lei tarderà, ho un telefonino satellitare che mi metterà facilmente in comunicazione con chiunque al mondo. E non sono neppure solo, perché il giornalista e il fotografo al mio seguito possono certificare il mio ruolo in questa storia’.""
Ha un inizio diretto, intenso questo romanzo di Yehoshua. Ci fa entrare di prepotenza nella realtà drammatica e quotidiana di Israele, ci scaraventa subito di fronte a quelle tragedie che guardiamo distrattamente ogni sera quando la televisione accesa su qualche notiziario ci mostra immagini terribili e così consuete da aver perso ogni forza d’impatto e al tempo stesso da oscurare ogni personalizzazione degli eventi.
Eppure Yehoshua non racconta affatto la lunga cronaca di un attentato, ma sfiora soltanto il tema con una scrittura composta, calibrata, ritmica. La tragedia - legata a un atto terroristico - si inserisce nella trama per l’ovviamente involontaria ma di certo ingombrante presenza di una vittima, una donna straniera, Julia Regajev, il cui cadavere abbandonato in un obitorio non viene richiesto da nessuno.
Capro espiatorio della situazione diventa la ditta presso la quale la donna svolgeva il suo lavoro, un grande panificio di Gerusalemme, i cui dirigenti si sono completamente disinteressati al caso.
L’anziano proprietario decide di porre rimedio alla situazione inviando il responsabile delle risorse umane a seguire e a curare in ogni dettaglio la sepoltura della donna.
È in questo incarico il cuore del romanzo, il senso di un’analisi profonda che, come in una zoomata cinematografica, parte dal fatto contingente per allargare la visione sul senso dell’esistenza e per tornare poi di nuovo - stringendo l'inquadratura - sul particolare specifico della vicenda.
Possono essere diverse le chiavi di lettura del testo, ma tutte conducono verso il tema della responsabilità, sia collettiva che individuale: per il giovane dirigente è una ricerca interiore dei valori sopiti dell’animo, per la collettività la necessità di guardare in faccia la realtà e trovare una via d’uscita.
Da questo libro il film di Eran Riklis - con la sceneggiatura di Noah Stollman e Mark Ivanir nelle vesti del protagonista -, che è stato scelto per rappresentare Israele agli Oscar 2011 e ha vinto il Premio del pubblico a Locarno 2010, assegnato dal voto popolare degli spettatori del festival.
Abraham Yehoshua - Il responsabile delle risorse umane. Passione in tre atti
Titolo originale: Shlichutò shel hamemuné al mashbei enosh
Traduzione di Alessandra Shomroni
258 pag., Euro 17,00 – Edizioni Einaudi 2005 (Super ET)
ISBN: 978-88-06-17908-3le prime pagine
Nonostante il responsabile delle risorse umane non si fosse cercato questa missione, adesso, nella luce soffusa e radiosa del mattino, ne capiva il significato sorprendente ...>>>l'autore
27 settembre 2010 | Di Giulia Mozzato |
Un terrorista suicida si fa esplodere in un mercato di Gerusalemme. Una donna muore. Era straniera, viveva da sola in una squallida baracca di un quartiere di religiosi. Nessuno va a reclamare il suo cadavere all'obitorio. Eppure la donna aveva ancora formalmente un lavoro, come addetta alle pulizie in un gran panificio della città. Un giornalista senza scrupoli sfrutta il caso per imbastire uno scandalo e denuncia la "mancanza di umanità" dell'azienda che non si è nemmeno accorta dell'assenza della dipendente. Tocca al responsabile delle risorse umane, spedito in missione dall'anziano proprietario del panificio, cercare di rimediare al danno di immagine.
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