a cura di Roald Dahl
Cominciò a sentirsi oppresso dal silenzio della casa. Ne fu sempre più acutamente consapevole, finché la sensazione si fece quasi tangibile, una prigione di solide mura che gli s'innalzavano intorno.
Era il 1958 quando a Roald Dahl, non ancora celebre come autore di libri per ragazzi, venne un'idea: propose all'amico e produttore cinematografico Edwin Knopf di creare una serie di telefilm basati su storie di fantasmi. Knopf e i suoi collaboratori accettarono con entusiasmo la proposta dello scrittore, delegandogli la scelta dei racconti, che in seguito sarebbero dovuti essere sceneggiati e filmati. Da qui iniziò, per Dahl, il lungo e faticoso lavoro di lettura e selezione dei testi, alla ricerca dei 24 racconti spettrali perfetti: prima di scoprire queste perle, l'autore è dovuto ""passare sul cadavere"" di centinaia e centinaia di storie sciatte e superflue.
La serie TV, partita tra molte ambizioni, si sarebbe dovuta chiamare Ghost Time, ma non prese mai il via perché i produttori americani rifiutarono di finanziarla dopo averne visionato l'episodio pilota. Fallite le ambizioni televisive, Dahl decise di ricavare un libro dalla raccolta di storie, scremando ulteriormente il loro numero, fino ad ottenere le 14 che oggi abbiamo in mano.
Prima di tutto, alcune premesse: quasi tutti gli autori presenti ne Il libro delle storie di fantasmi sono britannici, vissuti a cavallo tra il 1800 e il 1900 e oggi caduti nell'oblio, ad esclusione dei ""classici"" Sheridan Le Fanu ed Edith Warton.
Altro appunto: questi non sono racconti per bambini e non appartengono al repertorio trito delle storie romantiche dedicate ai fantasmi. Niente castelli gotici, niente lenzuola nè catene sferraglianti da teatrino d'infanzia.
Niente sedute spiritiche. Questi testi fanno venire i brividi perché sono capaci di precipitare il lettore verso l'essenza del mito dello spettro: la sua totale, assoluta, indefinitezza.
Partendo da questa caratteristica, la figura del fantasma viene affrontata in questo libro nei modi più aperti e contraddittori: il fantasma non è sempre autonomo, ma può essere creazione immaginaria della sua stessa vittima, come si legge nel primo racconto della raccolta, W.S.
Il fantasma non si colloca su fisse e stabili coordinate spazio-temporali, come leggiamo nel bellissimo e straniante racconto Nel metrò di E.F. Benson.
Il fantasma non torna in vita sempre per vendicarsi ma, a volte, per riprendere semplicemente ciò che ha perduto e che ritiene sia finito arbitrariamente in mano a chi non aveva il diritto di prenderne possesso.
Il fantasma può avere coscienza e non averla, attrarre e nello stesso tempo respingere, può infestare un luogo perchè desidera abitarlo o perchè non è in grado di abbandonarlo.
Se i testi di Le Fanu e dello scrittore norvegese Jonas Lie sono forse i i più piani (e meno convincenti) della raccolta, e se risultano abbastanza anodini Il telefono di Mary Treadgold e Un incontro natalizio di Rosemary Timperley, il resto delle storie è invece imperdibile. In Harry e Compagne di giochi si raccontano storie simili: leggiamo in entrambe di una piccola orfanella particolarmente sensibile all'influenza di spiriti che familiarizzano con lei: i genitori putativi non hanno il controllo su di loro, le vedono perdute, influenzate da presenze invisibili.
Come si può diventare fantasmi? Diviene fantasma colui che è vittima di emarginazione sociale: il vagabondo diviene fantasma - in Lo spazzino e Sulla strada di Brighton - perché è stato allontanato da una comunità che non ha saputo averne pietà, respingendolo in una zona di dannazione ultraterrena. Ma anche chi sceglie di allontanarsi spontaneamente dalla sua comunità, per passare una vacanza in una ""pacifica"" località di mare, sembra andare incontro alla sua personale dannazione: così accade alla coppia di turisti protagonisti dell'inquietante L'ultimo rintocco di Robert Aickman.
Capolavoro della raccolta è probabilmente Più tardi di Edith Warton: un racconto costruito magistralmente attorno alle ossessioni di una donna che indaga sui rapporti esistenti tra alcune strane apparizioni e i segreti che il marito le nasconde.
C'è qualcosa, in questo libro, che non si riesce a spiegare facilmente, un'atmosfera del tutto particolare, come se la materia insolita e perturbante che sta al centro dei racconti fosse mitigata dalla presenza rassicurante e ironica di Roald Dahl, uno dei più grandi ""raccontafiabe"" contemporanei.
Il libro delle storie di fantasmi
a cura di: Roald Dahl
Titolo originale: The book of ghost stories
Traduzione di Edo Belfanti e Angela Ragusa
271 pagg., 9,00 € - Edizioni Salani 2013 (Biblioteca economica Salani)
ISBN 978-88-6715139-4
19 febbraio 2013 | Di Boris Stoinich |
"E' un fatto singolare" osserva roald Dahl, "ma nelle grandi storie di fantasmi il fantasma non c'è. O, se non altro, non si vede. Si vede però il risultato delle sue azioni. Ogni tanto potete avvertire un fruscio alle vostre spalle, o intravedere tracce fugaci della sua presenza..." E infatti elusivi e imprevedibili sono i fantasmi tratteggiati dagli autori dei quattordici racconti scelti e qui riuniti da Dahl con mano maestra. "Le storie di spettri devono essere spettrali. Devono far rabbrividire il lettore e turbare i bambini." (Roald Dahl). Età di lettura: da 10 anni.
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