Maria si girava davanti a tre specchi che riflettevano la sua immagine. Non più imbarazzata: sapeva di essere bellissima.
Lente, arcaiche, scelte con estrema cura, sono le frasi usate da Simonetta Agnello Hornby in uno dei suoi romanzi più belli e ambiziosi. Per gustarne appieno la lettura bisogna fare qualche passo in dietro, non solo con la fantasia, immaginando le vite che si svolgevano in una Sicilia remota, ma soprattutto un lungo sospiro per rallentare il ritmo della lettura.
Avvolgente e sensuale, la storia si svolge in un immaginario paese tra Palermo e Agrigento, Camagni, e inizia a metà dell’Ottocento, quando l’aristocrazia terriera va in crisi e il nuovo Stato laico piemontese abolisce gli ordini monastici. Nel vuoto istituzionale di una terra che aveva basato le sue ricchezze sul latifondo e sul privilegio di casta, si apre uno spiraglio per la creazione di una nuova classe media imprenditoriale. Palermo diventa il centro culturale e commerciale della Regione e le famiglie benestanti si troveranno a scegliere se abbracciare le idee progressiste e laiche, o arroccarsi dietro le loro rendite millenarie.
In quest’epoca di fermento comincia la storia d’amore tra il baronello Pietro Sala, noto viveur e viaggiatore cosmopolita che ha già conosciuto una parte importante di mondo, e la giovanissima Maria, di appena sedici anni. Lui è l’erede di una nobile e ricchissima famiglia, padroni di zolfatare e di palazzi anche a Palermo, lei invece è figlia di un avvocato di idee socialiste e massoniche, caduto in disgrazia per aver difeso le ragioni dei Fasci siciliani. Benché sia decisamente troppo giovane e molto meno ricca del suo spasimante, Maria accetta la sua corte, intrigata dal savoir faire nel giovane Pietro e stuzzicata dall’idea di diventare improvvisamente cittadina di Palermo e viaggiatrice anche lei, ospite dei più importanti salotti del “continente”. Dal canto suo Pietro si innamora della giovinetta all’istante, travolto da un’irresistibile attrazione fisica verso le sue forme precoci e perfette, la sua pelle ambrata e due dolcissimi occhi a mandorla. I genitori di Maria, a malincuore, la lasciano andare in casa Sala “nuda e cruda”, cioè senza dote. Ma questo non è un problema per i due ragazzi, che hanno molti soldi su cui contare e che trasformano la loro prima notte di nozze in un vero e proprio baccanale.
Ma l’iniziazione di questa “Lolita” in salsa siciliana, agrodolce, forse non sarà una buona idea per il baronello Sala, perché lei, Maria, ha una solida base di ideali socialisti e insegue con ostinazione il suo obiettivo di coltivare le belle arti e le lettere, a prescindere dalla volontà del marito. Lungo gli anni in cui si dipana questa storia e che ci trasporta dal vecchio secolo fino alla Seconda guerra mondiale, assisteremo alla piena e profonda evoluzione di questa donna, che assaggerà grandi passioni e anche sofferenze, trangugiandole con alterigia come una tazza di caffè amaro.
In fondo alla tazzina, che in questo caso è fatta di porcellana finissima e bordata d’oro, rimane a volte un fondo granuloso, è questo il gusto che sentiamo alla fine di questo trascinante romanzo, scritto come un libro d’altri tempi e con un colpo di scena finale che forse non arriverà mai.
Recensione di Annalisa Veraldi
Agnello Hornby Simonetta - Caffè amaro
348 pag., 18,00 € - Feltrinelli (I narratori)
ISBN 9788807031830
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