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Le verità di Sabrina Minardi sulla Banda della Magliana, il caso Orlandi, i rapporti tra De Pedis e il Vaticano

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Raffaella Notariale scrive un libro ""scomodo"" raccogliendo le dichiarazioni di Sabrina Minardi, una donna malata e ormai fragile ma che per anni ha condiviso con Enrico De Pedis, il capo dei Testaccini e il cervello della Banda della Magliana, segreti e rapporti. Ne emerge un quadro a dir poco inquietante che unisce la criminalità comune con il Vaticano, la massoneria, i servizi segreti, lo Ior e dove compaiono personaggi come Calvi e Marcinkus e due ragazze scomparse: Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Quanto e come questi legami furono forti e duraturi è compito della magistratura scoprirlo. Ma la giornalista RAI ci offre alcune chiavi di lettura importanti.


SABRINA MINARDI - RAFFAELLA NOTARIALE - BANDA DELLA MAGLIANA - TESTACCINI - RAPIMENTO EMANULA ORLANDI - CHI L'HA VISTO - VATICANO - IOR

Esiste in televisione una trasmissione di servizio - Chi l'ha visto - che da più di vent'anni mette il suo staff al servizio delle famiglie che cercano un congiunto scomparso. Qualche volta le persone vengono ritrovate, altre volte spariscono nel nulla senza una ragione apparente, ma in numerosi casi si scopre che dietro alla scomparsa si nasconde un delitto. E allora questa trasmissione prosegue il suo lavoro cercando di supportare ancora una volta le famiglie nella ricerca della verità, non sempre facile. Qualche volta sono  scivolati nel voyeurismo, nella tv del dolore, ma è capitato raramente. L'ultima volta in occasione della diretta sul caso della giovane Sarah Scazzi, quando la conduttrice Federica Sciarelli ha praticamente annunciato in diretta televisiva alla madre il ritrovamento del cadavere della figlia. L'occassione perfetta per denigrare una trasmissione che evidentemente, con le sue indagini accurate svolte da giornalisti preparati, coraggiosi e attenti, dà fastidio a molti.


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Tra quelli che non la amano e che vorrebbero eliminarla dal palinstesto televisivo troviamo di certo le persone coinvolte nella vicenda della sparizione di Emanuela Orlandi, un caso mai abbandonato dalla redazione e che negli anni ha portato alla scoperta di fatti sconvolgenti per la cronaca nazionale: dalla sepoltura di un componente della Banda della Magliana, Enrico De Padis, esponente di spicco del gruppo dei Testaccini, nella Basilica di Sant'Apollinare a Roma, al coinvolgimento di alti prelati del Vaticano, ai legami con massoneria, finanza e politica.
A indagare su questi sviluppi è stata Raffaella Notariale, che in particolare ha contattato e con costanza seguito i rapporti con l'amante di Enrico De Pedis Sabrina Minardi, giovane e bella donna dalla vita difficile che per molti anni ha frequentato l'ambiente dei Testaccini e che dopo l'uccisione di De Pedis ha cercato di non farsi coinvolgere direttamente.
Tra Raffaella Notariale e Sabrina Minardi è nato un rapporto di fiducia che ha portato la donna a confidarsi con lei, ad affidare a lei la sua testimonianza, naturalmente rilasciata poi anche agli investigatori. E da quel rapporto nasce questo libro, una dettagliata ricostruizione degli eventi e dei colloqui tra le due donne.

Un lavoro serio e coraggioso di cui ci parla la stessa Raffaella Notariale.


Inevitabilmente come prima cosa le chiedo com’è nato questo libro. Se non erro il primo passaggio è stata la scoperta della tomba di De Pedis e da lì sono nate tutte le successive immagini…

Devo subito specificare: non ho scoperto che De Pedis era stato sepolto lì, non vorrei attribuirmi meriti che non ho. Io ho trovato i documenti inediti e le fotografie inedite della tomba...

Comunque da questo primo elemento lei risale alla Minardi, la cerca e riesce a farla parlare davanti a una telecamera. Può raccontarci come è riuscita a scalfire la crosta di diffidenza, di paura che lei aveva, diciamo giustamente visti i precedenti di omicidi e vendette che hanno attraversato il mondo della Banda della Magliana, per arrivare a registrare quella che è stata un’intervista fondamentale non solo per la trasmissione Chi l’ha visto per la quale lei all’epoca stava lavorando, ma anche per le successive indagini ufficiali?

una giovanissima Sabrina Minardi

 
È vero. Io volevo sentire la signora Minardi proprio per capire quale fosse il favore che De Pedis aveva fatto al Vicariato di Roma, perché soltanto un favore poteva aver permesso a Renatino di essere seppellito in una Basilica Vaticana, che non è una cosa che capita quotidianamente.
Ho cercato di avvicinare le persone che lo conoscevano, ho trovato un’Ansa dell’84 in cui si riportavano cognomi sbagliati e si parlava dell’arresto di Enrico De Pedis avvenuto seguendo la Minardi. Da lì ho pensato di intervistare lei: c’erano dei legami, c’era qualcosa, dei riscontri fra le malefatte della Magliana e il rapimento di Emanuela Orlandi, dei riscontri che a me sembravano tali, ma avevo bisogno di approfondirli in qualche modo.
La Minardi telefonò in trasmissione perché cominciammo a citarla in diversi servizi e lei ci fece chiamare dal suo avvocato per indurci a non coinvolgerla più. Riuscii con difficoltà a trovare il suo indirizzo, aspettai un po’ di tempo, presi delle informazioni su di lei, poi mi presentai a casa sua. Il portinaio dello stabile mi disse che lì non esisteva nessuna Minardi, però io ero sicura della mia fonte e cominciai a bussare a tutte le porte (l’ho raccontato bene nel libro). Alla fine mi ritrovai davanti alla sua porta. Mi aprì la figlia, (ma io non lo sapevo) che mi disse che la madre non c’era, ma a quel punto capii che quella era l’abitazione che cercavo. La signora si negò, io aspettai sul pianerottolo... diciamo che il primo incontro è stato merito della testardaggine perché non mi sono fatta avvilire dai no.
Alla fine la Minardi mi aprì, ma prima di farmi entrare mise una mano sulla mia pancia e sulla mia schiena, per verificare se avessi dei fili, se stessi registrando qualcosa. Io ero sola e non avevo nessun macchinario con me, nessun registratore. Così mi fece entrare.
Il primo colloquio si svolse con una serie di domande che lei pose a me: voleva sapere chi fossi, perché fossi andata a cercarla e poi mi diede alcuni appuntamenti successivi senza mai presentarsi. Rimandava all’ultimo momento, oppure non richiamava, oppure non rispondeva alla posta, insomma ho cercato di non avvilirmi e ho continuato ad andare alla sua porta. Alla fine abbiamo chiacchierato un po’ di volte e ho cominciato a portare con me una telecamera con un cameraman fidato.
Successivamente mi spiegò che concesse quell’intervista perché non voleva che la stampa sia accanisse nei suoi confronti. Mi ha detto “ho parlato con te in modo che tutti i dubbi venissero dissolti. Se avessi continuato a negare l’intervista probabilmente vi avrei insospettiti, per ho rilasciato delle dichiarazioni senza dire il segreto che mi sto portando dietro su Emanuela Orlandi”, questa è stata la spiegazione della donna a questo proposito.


In seguito, però, pian piano, anche il segreto su Emanuela Orlandi è venuto fuori.

La foto più conosciuta di Enrico De Pedis


In seguito, lei non ha mai cercato né i giornalisti né i magistrati. Dopo quell’intervista è stata minacciata, ha venduto casa, è andata via, si è rinchiusa in una clinica per disintossicarsi ed è stata poi avvicinata nel 2008 dai poliziotti della squadra mobile della questura di Roma. E lì si è sentita “stanata” perché ha detto “Ok la giornalista aveva dei sospetti, se vengono i poliziotti a chiedermi di Emanuela Orlandi, vuol dire che sanno qualcosa” .
A quel punto ha pensato che se non avesse parlato avrebbero potuto accusarla di favoreggiamento, e quindi ha cominciato a dire quello che ricordava prima ai poliziotti e poi ai magistrati della procura di Roma .


Immagino che registrando quella prima e le successive interviste, lei abbia compreso subito l'importanza delle cose che stava ascoltando. In quel momento e anche in seguito ha avuto paura delle cose che ha scoperto?

Sì, inizialmente ero un po’ spaventata non lo posso negare, sono venuta a conoscenza di fatti…
La prima volta non sapevo che persona avrei trovato, che reazione avrebbe potuto avere la signora: mi stavo presentando a casa di una sconosciuta; da quanto ne sapevo io era stata per tanti ani l’amante di Enrico De Pedis, un criminale. Avevo qualche timore per questo, ma era anche la cosa che mi interessava perché pensavo “una che è stata dieci anni con Enrico De Pedis, non può che sapere tantissime cose”.
Si è poi rivelata una persona rimasta avvolta nel mistero per tutta la vita, che non ha mai cercato la stampa, non ha mai cercato clamore e, man mano che parlavo, mi sono resa conto che era anche una fonte quasi inesauribile di notizie, di informazioni, di vissuto sulla complessa storia della Banda della Magliana e dei Testaccini in particolare, la parte più oscura e segreta.
Mentre la Banda della Magliana fungeva un po’ da manovalanza, i Testaccini rappresentavano la mente, curavano i con i politici, con le istituzioni, e molto di ciò che hanno fatto ancora oggi non lo sappiamo. Lei doveva essere al corrente di molte cose e il suo punto di vista era, non vorrei dire affascinante, perché non è l’aggettivo giusto, però sicuramente come una calamita.
Sabrina Minardi non sa raccontare, fa anche confusione con nomi e date, non sta bene, ma quando comincia a ricordare gli episodi ha una luce negli occhi, e racconta con nostalgia quello che per lei è stato il periodo d’oro accanto al boss, all’inizio bellissimo e poi buio perché da innamorata che era si è ritrovata defraudata da quest’uomo.


Certo, poi come si legge dalle pagine del suo libro anche di generosi regali, di moltissimi soldi…

Sì beh, è stato un periodo d’oro per lei. Era una ragazza di 21-22 anni quando cominciò a frequentarlo, era una giovane che si vedeva circondata da cose belle, andava in locali belli, frequentati benissimo dalla Roma bene, gioielli, soldi, insomma era affascinata.




Nel suo libro sulla Minardi lei ricostruisce molto bene la storia della Banda della Magliana e dei Testaccini in particolare.
Al di là del rapimento della Orlandi, che è poi l’elemento centrale attorno il quale ruota la sua indagine, lei ha ricostruito la storia di questo gruppo criminale nei rapporti con la politica, con i servizi segreti e con il Vaticano in particolare, che idea si è fatta a questo punto del peso che questi Testaccini hanno avuto nella storia d’Italia?


Purtroppo un peso enorme.
Io non capisco perché siano ancora così sottovalutati da alcuni. Qualcuno dice ancora che De Pedis è incensurato, piuttosto che la banda della Magliana non è mai esistita. Il solo fatto che Enrico De Pedis sia sepolto nella cripta di una basilica settecentesca mi fa veramente accapponare la pelle. Il Vaticano recentemente ha dichiarato “i famigliari di De Pedis, hanno chiesto di trasportare la salma altrove, noi siamo d’accordo” e il Vicario ha detto “se la magistratura vuole fare un sopralluogo, noi non ci opponiamo”. Dal momento che la salma di De Pedis è rimasta lì per vent’anni, anche se la spostassero ora non cambierebbe nulla per quanto mi riguarda e, anzi, mi piacerebbe una presa di posizione dopo tutte queste polemiche, dopo tutte le notizie, sarebbe bello che la decisione partisse proprio dal Vicariato. Non sarebbe affatto male: della serie “abbiamo sbagliato, cerchiamo di porre rimedio”.


Sì, anche perché le persone coinvolte ormai non ci sono più, e c’è anche modo di farlo in modo elegante…

In realtà penso che molte delle persone che erano coinvolte ci siano ancora. Il cardinal Poletti è morto ma monsignor Vergari [all'epoca rettore di Sant'Apollinare, ndr.] sta bene...

E quindi, il nucleo dei Testaccini, che è al centro di tutte queste storie così intricate, segrete, ma che pian piano si stanno svelando, è riuscito a raggiungere un potere così forte, per una questione economica, di legami, di favori. Lei spiega anche come la Minardi sia stata usata da De Pedis per entrare in certi ambienti, di come abbia utilizzato certi modi per conoscere persone influenti. Però qui siamo andati al di là, c’è stato anche un forte potere di manovra…

Sì, guardi, io ho fatto una domanda simile alla signora Minardi e le risponderò con le sue parole. Le ho chiesto “Signora Minardi, ma secondo lei perché Enrico De Pedis che è morto giovane, a trentadue anni, è diventato così potente? un uomo che proveniva da un quartiere modesto, accusato all’inizio di scippi di scippi...” e lei mi ha risposto “Le istituzioni, la massoneria e il Vaticano…” e io ho chiesto “ma fra questi?” e lei mi ha risposto “di più il Vaticano”.

Continuerà la sua indagine su questi temi?

Assolutamente sì, seguo con interesse gli sviluppi della magistratura, perché dopo 27 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi finalmente ci sono tre persone iscritte nel registro degli indagati e io penso che sia importantissimo. Ovviamente, la testimonianza di Sabrina Minardi è complicata perché è troppo complicata la sua vita. È troppo facile attaccarla perché ha fatto la prostituta, è toppo facile attaccarla perché si è drogata, però una persona che si è prostituita e si è drogata ci vede e ci sente benissimo e all’occorrenza sa anche parlare. Del resto lei non si è limitata ad accusare terze persone, si è chiamata in causa personalmente, quindi perché non crederle? Io non capisco chi si ostina a dire che non è attendibile, punto, senza quanto meno sentire quello che ha da dire.
La procura le crede, altrimenti non avrebbe aperto un’inchiesta sulla base della sue parole. Ci sono pentiti importanti, come Antonio Mancini, come Maurizio Abbatino che hanno confermato parte delle sue dichiarazioni, non riesco a capire perché ci si ostina a voler credere che Emanuela Orlandi abbia fatto tutt’altra fine.
In questi anni sono state seguite le piste più disparate, abbiamo visto che i comunicati che mandavano le fantomatiche sigle terroristiche erano falsi, erano stati mandati dalla STASI; abbiamo visto che le strade che sono state seguite non portavano a nulla. Il fatto che tre persone siano state inserite nel registro degli indagati, mi sembra un ottimo risultato. Speriamo si vada avanti, speriamo di poter dare un po’ di giustizia, perché in mezzo a tutte le interviste, i dati, le prese di posizione, si perde l’obbiettivo, ossia dare giustizia a una ragazzina sparita, a una famiglia straziata. C’è Emanuela Orlandi, prima di tutto.



Certo, anzi, forse due ragazzine scomparse…


Forse due. Si è sempre legata la sparizione di Mirella Gregori a quella di Emanuela Orlandi, però non c’è mai stata una convinzione totale. Adesso, la dottoressa Maisto e il procuratore aggiunto Capaldo hanno detto alla stampa di credere che le due sparizioni siano effettivamente collegate, speriamo che tutto questo porti alla scoperta della verità. Speriamo di poter dare degna sepoltura a queste due ragazze che non credo purtroppo siano vive.

A giudicare dalle dichiarazioni della Minardi, sembra che non si potrà nemmeno dare loro una sepoltura purtroppo…

Purtroppo no… insomma io spero sempre che qualcosa si possa trovare, spero sempre che qualcun altro aggiunga tasselli alle dichiarazioni della Minardi perché la Minardi non sa dire con certezza che il corpo di Emanuela Orlandi sia stato gettato in una betoniera, lei dice “A me Enrico De Pedis ha detto che in quel sacco gettato nella betoniera c’era Emanuela Orlandi”, ma non l’ha visto con i suoi occhi. Ovviamente la Minardi non è l’unica a sapere. Speriamo che a qualcun altro rimorda la coscienza.

Secondo lei, la Minardi per il fatto di aver visto Emanuela Orlandi durante il periodo del rapimento e di averla avuta vicina a sé, sta soffrendo, o questa cosa l’ha vissuta, per la droga che prendeva e la vita che faceva, con tale superficialità da non rendersene conto?

Guardi, all’epoca dei fatti l’ha vissuta con preoccupazione, ma in modo distaccato, non era lucida. È adesso che sta male, è lucida da cinque anni, è ricoverata in strutture dove è aiutata, dove ha un supporto psicologico, con un personale sanitario adeguato, non facendo più uso e abuso di droghe, alcool e psicofarmaci, ha una lucidità diversa e sta facendo i conti con vari episodi che non la lasciano tranquilla. Non riesce fare pace con certe cose che ha visto, fatto e non può tornare indietro.

Mi sembra di leggere un po’ di compassione umana nelle sue parole…

Se dovessi giudicare solo la donna che è stata, non ne avrei. Vedendola adesso, ridotta com’è, vedo una donna che ha sbagliato, sa di averlo fatto, non chiede pietà, ma adesso sta male. È una donna che in un incidente nel 2002 ha perso l’uso del braccio destro e si è lasciata andare e ha problemi di equilibrio. Davanti a una donna che ha cinquant’anni, è ancora relativamente giovane, ed è in queste condizioni, si è portati a pensare due volte prima di dare giudizi… c’è un passato e un presente e poi ci sono i magistrati che giudicheranno il suo passato, non è il mio compito.


20 ottobre 2010 Di Giulia Mozzato

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