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La casa di Mango Street

Sandra Cisneros

""La mia bisnonna. Mi sarebbe piaciuto conoscerla, una cavalla selvatica, tanto selvatica che non si voleva sposare. Finché il mio bisnonno non le ha gettato un sacco sopra la testa e se l'è portata via. Così, manco fosse un bel lampadario. Ecco come ha fatto.
E la storia dice che lei non gliel'ha mai perdonato. Ha passato la vita a guardare fuori dalla finestra, proprio come tante donne che appoggiano la propria tristezza su un gomito. Mi chiedo se si è accontentata di quello che le era toccato in sorte o se c'è rimasta male perché non ha potuto fare tutte le cose che voleva fare. Esperanza. Ne ho ereditato il nome, ma non voglio ereditare il suo posto alla finestra.""


Com'è bella, piacevole, scorrevole, intensa la scrittura di Sandra Cisneros! Cosa devo scrivere per convincervi a leggere questo piccolo romanzo? Non sono sicuramente all'altezza della qualità elevata della sua letteratura, ma posso raccontare un po' la sua storia di narratrice e parlarvi del tipo di libri che lei scrive.
Partiamo dalla sua personalità. 
L'ho conosciuta a Mantova, quando partecipò (nel 2005) al Festivaletteratura e ho avuto immediatamente l'impressione di trovarmi di fronte a una donna forte e decisa ma anche disponibile e gentile. 
Quest'anno è intervenuta alla Fiera del Libro di Torino e l'opinione che ho di lei non è cambiata: una persona che ha fatto della sua scrittura anche uno strumento di comunicazione dei problemi e delle esperienze della sua gente, i chicanos, cioè gli statunitensi di origine messicana. Un'americana che scrive in inglese, perfettamente integrata sia nella generale società texana in cui vive che nella comunità chicana della quale in qualche modo è ambasciatrice all'estero.


Nell'interessante intervista realizzata proprio a Torino da Maria Antonietta Giudicissi per RadioAlt (che vi consiglio di ascoltare per intero) Sandra Cisneros sottolinea, tra l'altro, quanto poco ""reliasmo magico"" ci sia nella sua scrittura - è davvero un luogo comune che tutta la letteratura latino-americana ne debba essere impregnata - quanto piuttosto si tratti di quello che definisce ""realismo tragico"" cioè l'analisi delle problematiche sociali: ""osservo le donne, ascolto le loro storie e loro si confidano, in questo modo riesco a conoscere in maniera molto intima e profonda la comunità femminile, non posso dire di essere un'esperta di femminismo chicano, ma queste sono le storie che racconto, perché sono quelle che le donne a loro volta raccontano a me"".
E ancora: ""sono un'ottimista: nel mondo c'è il bene e c'è il male, io forse tendo a pensare che ci sia un pochino più di bene rispetto al male e tutti noi dovremmo fare qualcosa perché il bene in qualche modo prevalga"". 

Tutto ciò pervade La casa di Mango Street, racconto di un'infanzia chicana a Chicago, tra difficoltà economiche e sociali di tutte le periferie del mondo e problemi che tutte le ragazzine vivono in quella fascia d'età. Un ritratto tenero, divertente e commovente, la storia di una famiglia ingombrante, di un nome che non rispecchia la propria personalità e di una casa non amata, dalla quale scappare e non tornare mai più perché significa miseria ed emarginazione, lavoro continuo e gente sempre intorno.
Il sogno della ragazzina è avere una casa tutta sua: ""Mica un appartamento. Di sicuro non un appartamento sul retro. Non la casa di un uomo. Non voglio fare la mantenuta. Ma una casa tutta mia. Con il portico, un cuscino su cui riposare e le mie preziose petunie color porpora. I miei libri e i miei racconti. Il mio paio di scarpe pronte accanto al letto. Nessuno contro cui agitare il bastone. Nessuno a cui stare dietro e rimettere a posto le sue cose. Solo una casa silenziosa come la neve, uno spazio in cui rifugiarmi, pulito come la carta prima di scriverci una poesia"".
Tutto torna: se la letteratura ha un senso, il circolo aperto da Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf si può chiudere qui.

Qualcuno avrà già avuto l'occasione di leggere questo breve romanzo, nell'edizione Guanda del 1992, ormai da tempo introvabile. La traduzione era di Paolo Zaninoni.
Per questa edizione il testo è stato ritradotto da Riccardo Duranti.
Titolo originale: The House in Mango Street


Le prime pagine

    Non abbiamo mica abitato sempre a Mango Street. Prima abitavamo a Loomis, al terzo piano, e prima ancora a Keeler. Prima di Keeler stavamo a Paulina e prima ancora non me lo ricordo. Quel che mi ricordo bene è che traslocavamo un sacco. E ogni volta pareva che eravamo uno di più. Quando ci siamo trasferiti a Mango Street ormai eravamo in sei - Mamma, Papà, Carlos, Kiki, mia sorella Nenny e io.
    La casa di Mango Street è nostra e non dobbiamo pagare l'affitto a nessuno o dividere il giardino con quelli di sotto o stare attenti a non fare troppo rumore. E non c'è neanche il padrone di casa che bussa sul soffitto con la scopa. Però, anche così, non è proprio la casa che volevamo.
    L'appartamento a Loomis l'abbiamo dovuto lasciare in fretta. Sono scoppiate le tubature dell'acqua e il padrone di casa non voleva cambiarle perché il palazzo era troppo vecchio. E così ce ne siamo dovuti andare alla svelta. Usavamo il bagno dell'appartamento accanto e portavamo l'acqua in casa dentro le bottiglie del latte. Ecco perché Mamma e Papà si son messi subito a cercare casa e ci siamo trasferiti a Mango Street, che stava lontano, dall'altra parte della città.
    Ce lo dicevano sempre che un giorno ci saremmo trasferiti in una casa, una casa vera che sarebbe stata nostra per sempre in modo da non dover traslocare ogni anno. E che la nostra casa avrebbe avuto l'acqua corrente e tubature che funzionavano. E che dentro ci sarebbero state scale vere e non quelle dell'androne, ma scale solo nostre come si vedono nelle case in TV. Avremmo avuto anche un seminterrato e almeno tre bagni, in modo che quando ci facevamo il bagno non dovevamo avvertire tutti. La nostra casa sarebbe stata bianca e avrebbe avuto alberi tutt'intorno, un giardino grande con l'erba e senza staccionata. Questa era la casa che ci raccontava Papà appena comprava un biglietto della lotteria ed era anche la casa che sognava Mamma nelle storie che ci raccontava prima di andare a letto.
    Ma la casa di Mango Street non è affatto come ce l'avevano descritta loro. È piccola, rossa, con una scala stretta davanti e le finestre così piccole che sembrano trattenere il fiato. Qua e là i mattoni si sbriciolano e la porta d'ingresso è così deformata che per entrare bisogna spingere forte. Davanti non c'è giardino, solo quattro piccoli olmi piantati lungo il marciapiedi dal comune. Sul retro c'è una piccola rimessa per la macchina che ancora non abbiamo e un giardinetto che sembra ancor più piccolo, stretto com'è dalle due case accanto. Ci sono le scale anche dentro casa, ma sono normali scale da androne e di bagno ce n'è uno solo. Tutti dobbiamo dividere la stanza da letto con qualcuno - Mamma con Papà, Carlos con Kiki e io con Nenny.
    Una volta, quando abitavamo a Loomis, una suora della mia scuola è passata da quelle parti e mi ha visto giocare davanti casa. L'ingresso della lavanderia a gettoni sotto di noi era stato chiuso con delle assi perché era stata rapinata due giorni prima e il padrone aveva scritto sulle assi SÍ, SIAMO APERTI per non perdere clienti.
    Dove abiti? mi ha chiesto.
    Lassù, ho risposto io, indicando il terzo piano.
    Abiti lassù?
    Lassù. Dovetti guardare bene dove indicava lei - il terzo piano, la tinta scrostata, le tavole che Papa aveva dovuto inchiodare alle finestre per non farci cascare di sotto. Abiti lassù? Il modo in cui l'aveva detto m'aveva fatto sentire una nullità. Lassù. Sì, abitavo lassù. Ho annuito.
    Fu allora che mi resi conto che dovevo avere una casa. Una casa vera. Una che avrei potuto indicare. Ma questa non è proprio quella. No, la casa di Mango Street non è proprio quella. Per il momento, dice la Mamma. È temporanea, dice il Papà. Ma io lo so come vanno queste cose.
 
© 2007, La Nuova Frontiera
 
Sandra Cisneros  - La casa di Mango Street
128 pag., 14 € - Edizioni laNuovaFrontiera 2007 (Liberamente)
ISBN 978-88-8373-080-1


L'autrice



Ascolta l'intervista a Sandra Cisneros su RadioAlt



15 giugno 2007 Di Giulia Mozzato

La casa di Mango Street
La casa di Mango Street Di Sandra Cisneros;

La casa di Mango Street è la storia di Esperanza raccontata attraverso la sua voce e il suo sguardo, ora ingenuo e giocoso, ora maturo e sensibile. Esperanza vive a Mango Street, in un barrio di chicanos, a Chicago. Ma non è questa la casa che ha sempre sognato, né la vita che desidera per sé. Emozioni, pensieri e desideri di un'adolescente si susseguono in una serie di toccanti e straordinarie immagini che s'intrecciano con la vita del barrio e i suoi indimenticabili personaggi, con episodi esilaranti e riflessioni amare. Sandra Cisneros in questo libro ci regala pagine che coniugano l'intensità della poesia con la forza espressiva della sua prosa.

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