Antonio Scurati
"Ho detto che non riesco a immaginarmela, l’Italia per la quale siamo scesi in guerra, ma in verità di lei non ho altro che immagini, una manciata di immagini infrante. Non saremo, tutti noi che già chiamano gli 'eroi delle Cinque Giornate', come quegli alienati mentali che credono ai propri fantasmi?"
Ci sono dei secoli a cui rimane attaccata un’etichetta a definirli, come se fosse possibile riassumere cento anni con una sola parola. E l’800 è stato tramandato come l’età del romanticismo, del predominio dei sentimenti - in politica e in arte, nelle pennellate dei pittori, nella musica, nelle parole di poeti e romanzieri. Ci fu chi, come Byron, incarnò l’eroe romantico prima ancora di rappresentarlo nei personaggi delle sue opere, con tutto quello di esagerato, di appariscente e di enfatico che ciò comportava. Tutto quello che serviva per colpire l’immaginazione e imprimersi nella memoria. Che poi in realtà fossero putride le acque del Canal Grande in cui nuotava l’eroe rubacuori e che finisse per morire di malaria senza avere il tempo di sguainare la spada per la libertà dei greci - questo restava nascosto e, oltretutto, non interessava a nessuno.
C’è questo doppio aspetto, di realtà e apparenza, nel romanzo Una storia romantica di Antonio Scurati, in cui la storia romantica è sia quella leggendaria delle cinque giornate di Milano, sia la vicenda d’amore che coinvolge Jacopo e Aspasia, breve quanto il tempo di una insurrezione fallita, lunga quanto un ideale che non muore mai. Ed entrambe le storie, quella di una città e quella di una coppia, sono storie di passione ma anche di tradimento, perché non è mai possibile una dedizione totale senza venir meno a qualcuno o a qualcosa, sia nei trattati tra sovrani e governanti sia nelle relazioni private. Il racconto inizia nel 1885, trentasette anni dopo i fatti che vengono narrati nel cuore del libro. Che cosa è rimasto di quell’infuocato 1848? Come sono stati trasformati dalla fredda realtà i combattenti di allora? Il conte Italo Morosini è irriconoscibile - non tanto perché è invecchiato, quanto perché, ormai senatore del Regno d’Italia, si è spostato su una linea conservatrice e ha ceduto alla corruzione.
Disprezzato per questo dalla moglie Aspasia - la ragazza con cui era fidanzato all’epoca delle cinque giornate. Quanto all’altro uomo del triangolo, il conte Jacopo Izzo Dominioni - lui è e resterà leggenda, perché è morto nel ‘48. Anzi, ritorna improvvisamente più vivo che mai in un incartamento che Italo Morosini riceve, con il titolo “Morte di un patriota”. E la lettura rivela a Italo quello che non sapeva: che Aspasia aveva amato Jacopo, che sarebbe dovuta fuggire con lui, che poi era stato lo stesso Jacopo che non aveva avuto la forza di portare avanti il tradimento dell’amico. C’è molto altro ancora nella storia romantica di questo romanzo dentro il romanzo, un espediente narrativo per mettere a confronto il passato più lontano e un tempo più recente, per fare una resa dei conti di tutto, degli ideali e dei sentimenti, per parlarci di Milano sotto gli austriaci e sotto i re sabaudi.
È tremendamente stimolante leggere il romanzo di Scurati. Ed è una lettura colta e affascinante. Una storia romantica si può leggere semplicemente come un romanzo storico (Manzoni stesso fa capolino nelle pagine), dettagliato e documentato. Si può leggere come un ottimo feuilleton dai toni calcati e dalle forti pennellate che richiamano la pittura dell’epoca. E si può leggere infine come un tesoro di riferimenti, di citazioni nascoste, inserite nel testo, manipolate e adattate, riviste. Come un compendio della letteratura e non solo di quella - perché affiorano pure allusioni a film famosi nonché a opere liriche. Victor Hugo accanto a Byron e a Rimbaud, Tolstoj vicino a Foscolo e Kierkegaard, Joyce e Proust, Roberto Rossellini e Auden, Wagner e Mao Tse Tung - solo per citarne alcuni. Perché, come dice l’autore, un libro nasce da altri libri, un racconto feconda altri racconti, una finzione letteraria parte da altre finzioni letterarie. E allora la lettura diventa un viaggio straordinario di scoperta o di riscoperta.
Le prime pagine
1° giugno 1885
C'è un uomo sulle barricate.
In cima a una catasta di carrozze, omnibus, carri, confessionali e banchi di chiesa, botti piene e vuote, balle di cotone o seta, sedie spagliate e poltrone damascate, stie di pulcini pigolanti e uova mute di onice o alabastro, roba vecchia e roba nuova, cose animate e inanimate, urne sacre e estensori profani, e poi materassi, letti, tavole e reliquiari, stoviglie, stuoie, tappeti e cenci, legni, stoffe, metalli, piume, pelli, minerali e carni, in vetta a tutto questo il giovane uomo si erge in faccia al nemico. Porta lunghi capelli confusi sul capo scoperto e basettoni che gli scendono incerti fino al mento. Ma non c'è il minimo dubbio nei suoi occhi verdi. Soltanto ardore.
In quegli occhi la felicità dei sensi, la generosità di liberare il proprio unico colpo, ha aperto un crepaccio nel conto del tempo. Il mondo intero vi è risucchiato in un fischio, E a fischiare è lui, il ragazzo. Indossa una giacca attillata con code di velluto spesso color vinaccia e una camicia di raso viola scintillante aperta sul petto. Il bavero della giacca e il collo della camicia merlettata sono entrambi alzati. Una lunga sciarpa a sbuffo di seta d'Oriente gli si gonfia sotto il mento. Una spilla di topazi la ferma.
In una mano brandisce una sciabola e con l'altra sventola una bandiera. Bianco, rosso, verde. È il tricolore d'Italia. Ma, in verità, il giovane insorto sta gioiosamente sventolando se stesso.
Chi è quest'uomo sulle barricate? Quale esuberanza misteriosa? quale urto nell'ordine naturale delle cose lo ha issato fin lassù, a sbandierare la sua magnetica insolenza a tre metri dal suolo, in piedi sulla portiera della carrozza dei viceré di Spagna, finemente miniata dal grande Rubens e ora rovesciata sul ventre in spregio alle sue magnifiche dorature?
La didascalia - incisa all'interno della custodia impreziosita da intarsi in ottone, pelle e velluto contenente il dagherrotipo - reca un luogo, una data e una spiegazione: Milano, 18 mano 1848, barricata di piazza Cordusio. Giovane insorto sventola la sua bandiera e mostra la sciabola del maresciallo Radetzky strappata al nemico.
Ma la didascalia, invece di chiarirlo, infittisce il mistero. L’inspiegabile è proprio ciò che con tutta evidenza sta dinnanzi agli occhi di Italo Morosini, senatore del Regno d’Italia. Com'è possibile? È davvero accaduto qualcosa del genere? Da ore il senatore Morosini stringe tra le dita della sua mano artritica quel dagherrotipo. Lo guarda e lo riguarda ammirato, smarrito, incredulo, quasi disgustato dallo sproposito che vi è ritratto.
È il principio di giugno del 1885. Sono passati trentasette anni dal momento in cui quell'immagine venne fissata su di una lastra di rame argentata. Adesso, però, al senatore Morosini sembra che siano trascorsi tre secoli.
© 2007, Bompiani
Antonio Scurati – Una storia romantica
569 pag., 19 € - Edizioni Bompiani 2007 (Narratori italiani)
ISBN 978-88-45-25962-3
L'autore
Antonio Scurati (Napoli, 1969) è ricercatore in Cinema, Fotografia, Televisione all’Università di Bergamo, dove coordina il Centro studi sui linguaggi della guerra e della violenza, ed è editorialista della “Stampa” e columnist di “Internazionale”. Ha già pubblicato i saggi Guerra. Narrazioni e culture nella tradizione occidentale (2003, finalista al Premio Viareggio) e Televisioni di guerra (2003).
Bompiani ha pubblicato, in versione completamente aggiornata, il suo romanzo d’esordio, Il rumore sordo della battaglia (2006), il saggio La letteratura dell’inesperienza (2006) e il romanzo Il sopravvissuto, con cui l’autore ha vinto la XLIII edizione del Premio Campiello. Scurati è curatore, per Bompiani, della collana “Agone”.
03 gennaio 2008 | Di Marilia Piccone |
1848. La rivoluzione infiamma l'Europa. Milano insorge contro la dominazione austriaca. In soli cinque giorni un popolo conquista la libertà, una nazione nasce, un uomo e una donna si amano perdutamente. Per farlo, tradiscono tutti, rimanendo fedeli soltanto a se stessi, alla terribile purezza di un sentimento assoluto. 1885. Il senatore del Regno d Italia Italo Morosini riceve un manoscritto anonimo. Quelle pagine, con la violenza del rinculo di una fucilata, lo sospingono indietro di quarant'anni, al momento fatidico in cui un manipolo di giovani male armati alzò le barricate per le strade di Milano e sconfisse l'esercito più potente del mondo, abbattendo a sassate l'aquila dell'impero asburgico. Ma in quelle pagine si racconta anche la bruciante passione d amore che travolse la bella Aspasia, allora musa della rivolta, ora fedele e remissiva moglie del senatore. In un mondo invecchiato, in un'Europa insanguinata dal terrorismo anarchico, quando tutte le illusioni sembrano perdute e tutte le passioni spente, il destino picchia alla porta per la resa dei conti. Intrecciato a un potente quadro del nostro Risorgimento - l'epoca più eroica e dimenticata della nostra storia - ambientato e scritto come un romanzo ottocentesco, "Una storia romantica" parla in realtà di noi, di come, straziati da una dolorosa precarietà sentimentale, siamo condannati a vivere tra le rovine di un mondo che sognò gli ideali e gli amori assoluti.
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