“Non ti sei mai chiesta come vede il mondo la gente che non ha soldi, vero? come apre ogni mattina gli occhi e affronta la vita.”
Lei lo guarda, sorpresa. Non c’è asprezza nel tono di Max, ma una certezza fredda. Oggettiva.
“Tu non hai mai provato la tentazione” sta dicendo lui “di fare una guerra privata contro coloro che dormono tranquilli senza angosciarsi per quello che mangeranno domani…Contro coloro che si avvicinano quando hanno bisogno di te, ti innalzano quando gli conviene e poi non ti lasciano tenere la testa dritta.”
1928, un transatlantico diretto a Buenos Aires. 1937, Nizza. 1966, Sorrento. Max Costa e Mercedes Inzunza. Il tango e gli scacchi. Tre luoghi e tre tempi, due personaggi che si incontrano, si perdono di vista e si incontrano di nuovo, per caso, quando si aggirano sulla sessantina, due ‘attività’ - il tango e gli scacchi - intorno a cui ruota tutto, avventure, sentimenti di amore e tradimento, nonché altre trame più complesse. Il tango e gli scacchi che avvicinano i due protagonisti in tempi diversi, la sensualità avvolgente del tango quando sono giovani, il richiamo stuzzicante dell’intelligenza quando anni sono passati e giocano a scacchi per interposta persona - il figlio di Mercedes che tutti chiamano Mecha.
L’attenzione del lettore deve stare all’erta, mentre gira le pagine del nuovo romanzo di Arturo Pérez-Reverte, “Il tango della Vecchia Guardia”. Perché la scena si sposta da un tempo all’altro in una sequenza che non è divisa da capitoli, solo l’uso dei verbi al presente e al passato indica il cambiamento. Il presente è il 1966, quando Max Costa fa l’autista di un anziano svizzero a Sorrento. Il passato è il 1928, sulla nave dove Max Costa fa il ballerino di professione: giovane, straordinariamente attraente, elegante, Max Costa si esibisce ogni sera sulla pista ballando il tango, invitando a ballare giovani donne e donne non più giovani ma vogliose. Il tango è fatto apposta per comunicare un messaggio e un invito, la risposta è nelle mosse della ballerina. Di quello vive Max Costa, di quello che guadagna con il suo lavoro, dei regali delle donne, di qualche abile furto occasionale. Poi, ad un certo punto, il passato salta nove anni e Max Costa è a Nizza: ha fatto fortuna in qualche maniera poco chiara e che lui non intende affatto chiarire, frequenta ambienti eleganti, corteggia - come al solito - donne belle e ricche.
Quando Max invita Mecha Inzunza a ballare sul transatlantico, lei non è sola. Suo marito è un famoso musicista e stanno andando in Argentina in cerca di ispirazione: Armando de Troeye ha scommesso con Ravel che scriverà un tango che rivaleggerà con il suo Bolero. Quella di Max e di Mecha è una storia d’amore sulle note del tango, macchiata da altre esperienze nei locali poco raccomandabili di Buenos Aires in cui però si suona il vero tango, non quello edulcorato dalle buone maniere della società ‘bene’. Un amore fatto di corpi giovani, di sesso, di musica, di un marito che non soddisfa la moglie anche se ha tanti soldi. È una sorpresa per entrambi, ritrovarsi a Nizza nel 1937 - Max ha giocato un brutto scherzo a Mecha, a Buenos Aires, e lei è diffidente, il suo intuito la porta a capire che Max sta mirando a qualcosa, quando lo incontra nella casa di un’amica. I tempi sono cambiati, il marito di Mecha è in prigione in Spagna, c’è vento di guerra nell’aria, questa volta ‘il colpo’ di Max non è uno sfavillante gioiello, la trama sconfina nella spy story. E prosegue, in un certo qual senso, su questa traccia, dietro il gioco degli scacchi a Sorrento. L’appannata storia d’amore di Max e Mecha è sostituita da quella del figlio di lei, campione di scacchi, con la giovane moglie. Eppure Max cede alla richiesta di Mecha, rispolvera la sua abilità di ladro elegante. Con quali conseguenze? Chi ha avuto un ruolo attivo in un tradimento cerca forse di ripagarlo aiutando una vittima di un altro tradimento?
“Il tango della Vecchia Guardia” si discosta dai romanzi precedenti di Arturo Pérez-Reverte e non sono certa che allo scrittore si addicano le storie d’amore. Il suo stile è sempre raffinato, è un piacere leggerlo. Tuttavia, dopo l’entusiasmo iniziale per la splendida ricostruzione ambientale di un periodo che ci ricorda Francis Scott Fitzgerald, con personaggi che, come quelli dello scrittore americano, sono troppo belli per essere umani, avvertiamo un certo qual vuoto sotto le ripetute descrizioni di abiti, pelli lisce, occhi di miele, corpi perfetti. Finiamo per stancarci di sentimenti sulla cui profondità dubitiamo, preferiamo le pagine di azione come quelle delle due imprese memorabili, una lo specchio dell’altra, di Max giovane a Nizza e di Max ultrasessantenne a Sorrento.
Di Marilia Piccone
Arturo Pérez-Reverte - Il tango della Vecchia Guardia
Titolo originale: El Tango de la Guardia Vieja
Traduzione di Bruno Arpaia
pagg. 490, Euro 18,00 – Edizioni Rizzoli 2013 (Scala stranieri)
ISBN 9788817066136
La biografia di Arturo Pérez-Reverte
1928. Max Costa, ballerino professionista su un transatlantico, invita a danzare Mecha Inzunza, bellissima dama spagnola in viaggio alla volta del Sudamerica col marito Armando de Troeye, musicista deciso a scrivere per scommessa un tango che sfidi il Bolero del collega Ravel. Max e Mecha sono presi da una danza dei sensi che va molto oltre l'erotismo stilizzato del ballo: è l'inizio di un legame torbido, equivoco, che si protrae una volta finito il viaggio, esplorando i bassifondi di Buenos Aires alla ricerca del tango com'era prima di diventare di moda. Nove anni dopo, a Nizza, Mecha e Max s'incontrano di nuovo. Lei indossa sempre la sua bellezza elegante e altera, lui gli abiti e i modi impeccabili che fanno di una vita di espedienti una forma d'arte: arte che dovrà mettere a servizio di un atto di alto spionaggio. E ancora una volta i due si separano, per rivedersi nel 1966 a Sorrento: ammaccato da un'esistenza difficile, Max è l'autista di un ricco svizzero. Mecha è al seguito del figlio, giovane genio degli scacchi che sta per sfidare il campione del mondo in carica, il russo Sokolov. Di nuovo musica, servizi segreti, furti e mezze verità per incorniciare il terzo atto di un amore che ignora lo spazio e il tempo e brilla inestinguibile riallacciando in un ultimo ballo due vite fatte per attrarsi e respingersi.
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