Le recensioni di Wuz.it

Tokyo anno zero

David Peace

“Un cambiamento di secolo accade in una sola notte di fuoco: quartieri rasi al suolo dalle bombe, gli abitanti carbonizzati; dove c’erano fabbriche e case, dove c’erano operai e bambini, ora c’è solo polvere, ora c’è solo cenere, nessuno ricorderà questi edifici, nessuno ricorderà questa gente…”

Primo episodio di una trilogia che Peace dedica alla sua terra d’adozione. Il titolo si ispira al film di Roberto Rossellini, Germania anno zero, così come il secondo episodio della trilogia si chiamerà Tokyo città occupata sempre in omaggio a Rossellini.
Il romanzo si basa sulla storia vera di un ex-soldato giapponese, che anche in tempo di pace, continua a compiere gli stessi atti per cui era stato addestrato in guerra (qualcosa, anche se la situazione e i crimini sono totalmente diversi, ci fa ricordare Bube, propagonista del romanzo di Cassola). L’ex-soldato, dopo un’estenuante indagine, fu catturato e venne condannato a morte per aver ucciso e stuprato una decina di donne.
Passiamo dalla cronaca nera al romanzo. La storia si svolge nell’agosto 1946, un anno dopo la resa incondizionata del Giappone, ma l’antefatto, cioè il primo cadavere di donna con cui si apre il romanzo, è collocato nel giorno stesso della resa. Tokyo è una città in ginocchio, così come tutto il Paese, dominata dalla fame e dalla prostrazione. Concitazione e disperazione si alternano nella dura prosa di David Peace.

Si apre poi il primo capitolo e la data che lo introduce è il 15 agosto 1946. E qui c’è uguale smarrimento e prostrazione, ma alla fame, alla sporcizia, al senso di sconfitta si aggiunge la presenza dei vincitori, gli americani, sui loro autocarri e le loro jeep, le loro gomme da masticare, i loro complotti.

L’ispettore Minami (nel romanzo ha la funzione di narratore) a cui già avevano assegnato il caso dell’anno precedente (mai risolto), ora torna in scena con altri due omicidi su cui indagare, altre due donne assassinate e stuprate. Ma anche Minami si sente un perdente che ha la costante necessità di mendicare qualche aiuto, lui che ha dovuto cambiare identità, che ha l'incubo del suo passato. L’unico momento di vita dell'ispettore è rappresentato da Yuki, la donna a cui pensa sempre, quasi un’ossessione per lui. Altra cosa è invece la troppo mite moglie, i figli, la povertà della sua casa, la fame, il costante bisogno di soldi e… una moglie che non pretende nulla da lui e lo accoglie sempre con devozione.

Un’altra morta, un’altra ragazza giovanissima straziata.

Nella serie dei delitti c'è anche quello di un uomo, un giornalista, ucciso per ragioni oscure.
Le indagini proseguono e viene arrestato un uomo che ha più o meno la stessa età di Minami. Interrogato racconta alcuni momenti cruciali della sua vita: prima soldato, poi abbandonato dalla prima moglie e, per vendicarsi, il tentativo di fare una strage dell’intera famiglia della donna. Solo il suocero era rimasto ucciso e Kadaira (questo è il nome dell'ex soldato incriminato) scontati gli anni di carcere, si era risposato e al momento dell'inchiesta, lavorava per i vincitori occupanti. Ma è lui l’uomo che stanno cercando gli inquirenti? È lui l’assassino delle giovani donne? Durante l’interrogatorio quell'uomo, spesso sorridente e distaccato, si difende parlando dei tanti uomini che ha ucciso in guerra, i tanti cinesi che era stato addestrato ad abbattere.


Pagine con una grafica diversa accompagnano i singoli capitoli e raccontano lo strazio di una Tokyo e di un Giappone messi in ginocchio, le violenze compiute sulle donne, gli stupri, gli orrori della guerra e della resa, le ragazze che si prostituiscono e quelle che si suicidano…
La guerra è un vero serial killer insomma e soprattutto addestra alla morte.

La storia si sviluppa, intrecciandosi ad altre complesse vicende in una escalation di personaggi invischiati in storie oscure e anche lo stesso Minami è sempre più coinvolto e quasi soccombe a tanti intrighi perché nessuno è quel che sembra, nulla è quello che appare… 

Le prime pagine

                                                II quindicesimo giorno dell'ottavo mese
                                                                           del ventesimo anno di Showa
                                                                                    Tokyo, 32 °, sereno


«Ispettore Minami! Ispettore Minami! Ispettore Minami!»
Apro gli occhi. Da sogni non miei. Mi tiro su a sedere sulla sedia di fronte alla scrivania. Sogni che non desidero. Ho il colletto bagnato e tutto il vestito umido. Mi prudono i capelli. Mi prude la pelle...
«Ispettore Minami! Ispettore Minami!»
L'ispettore Nishi sta togliendo le tende per l'oscuramento, caldi raggi di luce dell'alba e pulviscolo invadono l'ufficio mentre il sole sorge oltre le finestre con la croce di nastro adesivo...
«Ispettore Minami!»
«Hai detto qualcosa?» domando a Nishi...
Nishi scuote la testa. Nishi dice: «No».
Guardo il soffitto. Non si muove niente, nella luce accecante. I ventilatori sono fermi. Non c'è corrente. I telefoni muti. Non c'è linea. I gabinetti intasati. Non c'è acqua. Niente...
«Stanotte hanno colpito Kumagaya» dice Nishi. «Si parla di spari dal Palazzo...»
«Allora non me lo sono sognato?»
Tiro fuori il mio fazzoletto. È vecchio ed è sporco. Mi asciugo di nuovo il collo. Poi mi asciugo il viso. Mi frugo nelle tasche...
Stanno distribuendo cianuro di potassio alle donne, ai bambini e agli anziani, dicono che quest'ultimo rimpasto dell'esecutivo preannuncia la fine della guerra, la fine del Giappone, la fine del mondo...
Nishi alza una scatoletta e domanda: «Cercavate queste?».
Gli strappo di mano la scatoletta di Muronal. Controllo il contenuto. Bastano. Mi infilo la scatoletta nella tasca della giacca...
Le sirene e gli allarmi per tutta la notte; Tokyo rovente e buia, nascosta e coperta; notte e giorno girano voci di nuove armi, timori di nuove bombe: prima Hiroshima, poi Nagasaki, la prossima è Tokyo… Bombe che significano la fine del Giappone, la fine del mondo...
Niente sonno. Solo sogni. Niente sonno. Solo sogni...
Notte e giorno, è per questo che prendo le pillole...

È questo che mi racconto, notte e giorno...
«Erano per terra» dice Nishi...
Annuisco. Domando:
«Una sigaretta?».
Nishi scuote la testa. Lo maledico. Mancano ancora cinque giorni alla prossima razione speciale. Ancora cinque giorni...
La porta dell'ufficio si apre...
L'ispettore Fujita entra di corsa nella stanza. L'ispettore Fujita ha in mano un Bollettino della polizia. Fujita dice: «Mi dispiace, altre brutte notizie...».
Getta il bollettino sulla mia scrivania. Nishi lo prende...
Nishi è giovane. Nishi è entusiasta. Troppo giovane...
«Viene dalla stazione di polizia di Shinagawa» dice, e legge: «Scoperto un cadavere in circostanze sospette nel dormitorio femminile del Dipartimento per le uniformi navali di Dai-Ichi...».
«Un momento» gli dico. «Di sicuro tutto ciò che riguarda il Dipartimento per le uniformi navali è sotto la giurisdizione della Kempeitai, no? È un caso della polizia militare, non civile...» «Lo so» dice Fujita. «Ma da Shinagawa hanno richiesto gli ispettori della squadra omicidi. Come ho detto, mi spiace veramente di averlo tirato fuori...»
Nessuno vuole un altro caso. Non oggi. Non ora... Mi alzo dalla scrivania. Prendo il cappello... «Andiamo» dico a Fujita e Nishi. «Troveremo qualcun altro. Lo scarichiamo, questo caso. State a guardare...»
Esco dalla nostra stanza e imbocco il corridoio principale della Prima divisione investigativa del Dipartimento di polizia metropolitana di Tokyo; giù per il corridoio della polizia, stanza dopo stanza, ufficio dopo ufficio, porta dopo porta...
Porta dopo porta. Nessuno. Ufficio dopo ufficio. Nessuno. Stanza dopo stanza. Nessuno. Tutti evacuati o assenti...
Nessuno vuole un altro caso. Non oggi...
Ora ci siamo solo io, Fujita e Nishi...
Bestemmio. Bestemmio. Bestemmio...

Mi fermo nel corridoio. Domando a Nishi: «Dov'è il caposezione Kita?».
«Tutti i capisezione sono stati convocati per una riunione alle sette...»
Tiro fuori l'orologio dal taschino. Sono già le otto passate...
«Alle sette?» ripeto. «Allora forse è oggi il giorno?»
«Non avete sentito il notiziario delle nove, ieri sera?» domanda lui. «Oggi a mezzogiorno ci sarà un comunicato dell'Imperatore...»
Io mangio ghiande. Io mangio foglie. Io mangio erbacce...
«Un comunicato su cosa?» domando...

«Non lo so, ma l'intera nazione ha l'ordine di trovare una radio in modo da poterlo ascoltare...»
«Allora oggi è davvero il giorno» dico. «Popolo, torna alle tue case! Uccidi i tuoi figli! Uccidi tua moglie! E poi ucciditi!»
«No, no, no» dice Nishi...
Troppo giovane. Troppo entusiasta...
«Se proprio dobbiamo andarci» interrompe Fujita «almeno passiamo da Shimbashi a prendere delle sigarette...»
«Ottima idea» dico. «In ogni caso, per noi niente macchine...»
«Prendiamo la linea Yamate fino a Shinagawa» dice. «Facciamo con calma, camminiamo piano e speriamo di arrivare troppo tardi...»
«Ammesso che la Yamate vada ancora» gli rammento...
«Come ho detto» ripete Fujita «facciamo con calma».
Io, l'ispettore Fujita e Nishi scendiamo le scale, usciamo dalla porta e lasciamo la centrale dal retro, dal lato opposto ai giardini del Palazzo imperiale...
Dal lato che guarda sulle rovine del Ministero della giustizia.

© 2007, Gruppo editoriale il Saggiatore

David Peace – Tokio anno zero
Traduzione di Marco Pensante
441 pag., 17 € - Edizioni Il Saggiatore 2008 (Narrativa)
ISBN 978-88-42-81479-5


L'autore



23 gennaio 2008 Di Grazia Casagrande

Tokyo anno zero
Tokyo anno zero Di David Peace;

Giappone, agosto 1946: la Tokyo dell'immediato dopoguerra è una città infestata dai parassiti, piagata dalle epidemie, dissanguata dalla violenza, dalla miseria materiale e immorale e dalla corruzione. Una città occupata da un esercito invasore che agli occhi degli abitanti è simbolo di una bruciante umiliazione e che è destinato a peggiorare ulteriormente le loro condizioni ai limiti della sopravvivenza. Una città modellata a immagine di un girone infernale nella quale si muove uno spietato serial killer. David Peace conduce il lettore sulle sue tracce, trascinandolo tra sanguinose vendette di mafia e guerre per il controllo dei lucrosi mercati ambulanti della capitale. La potenza della scrittura, il rigore della costruzione storica e la crudezza degli eventi fanno di questo romanzo una lettura forte, brutale e scioccante. La vicenda, ispirata a fatti realmente accaduti, è il primo episodio di una trilogia che Peace dedica alla sua patria d'adozione.

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