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J.R.R.Tolkien. Tradizione e modernità nel Signore degli Anelli di Stefano Giuliano 


Il viaggio di Bilbo aveva avuto come obiettivo il recupero dell’oro dei Nani depredato dal drago Smog e si era concluso positivamente, cioè con l’acquisizione di beni materiali (l’Anello e una parte del tesoro) e riconoscimenti sociali. Il viaggio di Frodo, al contrario, ha per scopo l’annientamento dell’Anello, evidenziando come uno dei nodi concettuali del libro sia la rinuncia ad un potere corruttore, identificato con il Male.


Accade spesso di appassionarsi alla lettura di un romanzo. E’ molto più raro entusiasmarsi leggendo un saggio. ""J.R.R. Tolkien"" di Stefano Giuliano è un libro entusiasmante, capace di trascinare il lettore pagina dopo pagina sulle orme della Compagnia dell’Anello, di fargli rivivere l’esperienza che ha già vissuto quando ha scoperto ""Il Signore degli Anelli"", una delle opere fondamentali del secolo XX, uno di quei libri grandiosi perché affrontano i temi più importanti- il Bene, il Male, il libero arbitrio, l’onestà e la lealtà, l’amicizia e la fedeltà- in una maniera accessibile ad età diverse e a diversi gradi di preparazione. Si può continuare a rileggere all’infinito “Il Signore degli Anelli” perché la vita avrà insegnato al lettore a leggerlo in modo diverso, a fargli scoprire o interpretare più in profondità quello che prima non aveva colto. E il libro di Giuliano è prezioso per offrirci altri spunti di riflessione.



Partiamo allora per questo viaggio, il nostro, al seguito di Frodo impegnato in un viaggio che è diretto all’Aldilà, che tuttavia non è- come ben spiega Stefano Giuliano- quello della tradizione giudaico-cristiana, il luogo dove si espiano le colpe dopo la morte o dove viene premiata una giusta esistenza. E’ piuttosto una sorta di mondo parallelo, perfetto, luminoso, al di fuori dello spazio e del tempo. Questo è l’Aldilà della tradizione celtica situato in vaghe isole a settentrione oppure in vicinanza di tumuli che si aprono per lasciar passare il viaggiatore. Prima di arrivarci, però, si devono superare delle prove, si deve acquistare saggezza, si deve raggiungere la condizione spirituale adatta per lasciare un mondo ed entrare nell’altro.



Incominciamo dall’inizio, dunque, “quando Mr Bilbo Baggins di Bag End annunciò che avrebbe a breve festeggiato il centundicesimo compleanno con una festa di speciale grandiosità” e Frodo, del tutto impreparato, riceve l’eredità di un regalo e, insieme, il grave compito di distruggerlo. Perché l’Anello è lo strumento del Potere sugli altri, un Potere che non può che essere malvagio. L’hobbit Frodo, il mago Gandalf, il ranger Aragorn, Galadriel degli Elfi e tutti gli altri protagonisti: ognuno ha la sua valenza, il suo ruolo e il suo significato. Merito di Giuliano è di evocare i loro archetipi nelle letterature e nei miti celtici o norreni pur sottolineando la loro assoluta originalità. Tolkien non lascia spazio al caso o alla superficialità nella costruzione del suo mondo alternativo, non c’è nulla che non abbia un significato ne “Il Signore degli Anelli”. La scelta dei nomi, l’accento posto sui numeri (tre e nove sono ricorrenti), la scansione delle avventure (ad ogni dura prova segue un momento di pausa, così come ai paesaggi bui che sono il buio dell’anima fanno seguito aree di brillantezza, leggerezza e luce), l’introduzione di esseri fantastici come il Vecchio Uomo Salice o l’allegro Tom Bombadil, come l’aracnide Shelob o Gollum che è il doppio di Frodo, quello che Frodo diventerebbe se soggiacesse al potere dell’Anello, le diverse rappresentazione del Male, negli Orchi, nel tentennante Boromir, in Saruman e il suo uso della conoscenza, in Sauron, rappresentato come l’Occhio che tutto vede (anticipazione stile orwelliano del mondo moderno con i suoi sistemi di intercettazione e controllo)- tutto ha una spiegazione che ne esalta il messaggio. Stefano Giuliano non lascia il minimo dubbio (se mai qualcuno lo avesse avuto) sul valore de “Il Signore degli Anelli”, un libro malamente imitato da una scia di romanzi del genere fantasy. Il viaggio di Frodo può benissimo giganteggiare sullo schermo, può piacere, in versione semplificata, ai bambini, ma è essenzialmente la storia del dramma dell’uomo in lotta quotidiana contro la tentazione del Male. Non sono creature straordinarie i veri eroi de “Il Signore degli Anelli”, non sono i Gandalf, gli Aragorn, o gli Elfi. Sono due hobbit, due piccoli uomini su cui non avremmo scommesso proprio nulla alla partenza. Frodo e Sam sono entrambi due eroi moderni e per motivi differenti- Frodo perché è l’antieroe, l’uomo fragile che fallisce nel suo compito, e Sam perché è il Sancho Panza che fino all’ultimo fa quello che è giusto fare per devozione al suo padrone. E se, trascinati dalle avventure della compagnia, ci era sfuggita l’importanza del sempliciotto Sam nella battaglia contro il Male, il saggio di Giuliano, che si chiude proprio su questa figura, ce lo fa notare. Questo è un libro essenziale, l’amico di ogni lettore di Tolkien. Chiaro e profondo. Prezioso.


Marilia Piccone


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J. R. R. Tolkien. Tradizione e modernità nel Signore degli Anelli

Nell'attuale società occidentale, "liquida" e disincantata, hanno ancora senso i miti e le storie di eroi? Il grande successo di Tolkien sembra dimostrarlo. Le avventure di Elfi e Hobbit richiamano antichi modelli di comportamento, ripensati però per il presente, come risposte ai problemi dell'età contemporanea. I rapporti fra individuo e potere, i limiti del sapere scientifico e tecnologico, gli effetti dell'industrializzazione sulla natura: questi alcuni degli argomenti dello studio di Stefano Giuliano. Il percorso di Frodo, fragile Hobbit, diventa metafora della condizione dell'uomo di oggi, preda di spinte contrastanti che ne minano le certezze e le convinzioni. Un uomo, forse, inevitabilmente destinato alla sconfitta.

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