Gli articoli di Wuz.it

I grandi triestini di ieri e di oggi



Trieste: intrecci di culture e di confini
Kezich, Rumiz e Luttazzi: la Trieste del giornalismo e dello spettacolo


Le tante presenze straniere, la cultura che si arricchisce di diversi contributi internazionali, non deve far dimenticare quegli scrittori e quelle personalità che in questa città hanno le loro radici e che, in passato come oggi, rappresentano dei veri e propri capisaldi della cultura nazionale.


Nelle foto in alto: una statua raffigurante Italo Svevo, e - nel ritratto accanto a quella  -James Joyce, che a Trieste visse lungamente.


Solo un accenno ai due grandi che tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento hanno rappresentato un rinnovamento epocale per la letteratura italiana: Italo Svevo e Umberto Saba.

da La coscienza di Zeno: ""È un modo comodo di vivere quello di credersi grande di una grandezza latente.""

Oscuro scrittore che pubblica a sue spese veri capolavori, impiegato in banca e poi nell'azienda del suocero, è ""scoperto solo due anni dopo (siamo nel 1925) la pubblicazione de La coscienza di Zeno (terzo romanzo passato del tutto inosservato, dopo Una vita e Senilità) da Eugenio Montale e da alcuni critici francesi su segnalazione di Joyce. In pochi anni la sua grandezza si afferma a livello internazionale, ma non riuscì a godere del successo perché nel 1928 muore in seguito a un incidente stradale.

Umberto Saba e la sua statua, a passeggio per Triesteda Il Canzoniere: Era questo la vita: un sorso amaro Umberto Saba nasce a Trieste, da madre ebrea e da Ugo Edoardo Poli. Edoardo, convertito alla religione ebraica in occasione del matrimonio, cittadino italiano ed irredentista è costretto dalle autorità asburgiche a lasciare la città, abbandonando la moglie incinta. Saba cresce così senza la presenza del padre, allevato da una balia (amatissima), dalla madre e da due zie. Una breve parentesi pisana, per gli studi universitari che non conclude, quindi il ritorno a Trieste. Come Svevo anche Saba si paga la pubblicazione della sua prima raccolta di versi. Durante la grande guerra è richiamato alle armi, periodo che gli procura un riacutizzarsi delle crisi psicologiche che già lo avevano tormentato.
Terminata la guerra torna a Trieste, dirige prima un cinematografo e poi diventa libraio antiquario. Nel 1922 esce la prima edizione del Canzoniere (1900-1921), che raccoglie tutta la sua produzione poetica. Fra il 1929 e il 1931, a causa di una crisi nervosa più intensa delle altre, entra in analisi a Trieste con il dottor Edoardo Weiss (lo stesso di Italo Svevo), allievo di Freud. Nel 1938 a causa delle leggi razziali, deve cedere la libreria ed emigrare a Parigi. Ritornato in Italia alla fine del 1939, si rifugia prima a Roma, dove Ungaretti cerca di aiutarlo, e poi nuovamente a Trieste, ma dopo l'8 settembre 1943 è costretto a fuggire e a nascondersi a Firenze, dove sarà aiutato da Eugenio Montale e da Carlo Levi. Finita la guerra, dopo un breve soggiorno romano, si trasferisce a Milano, tornando però spesso a Trieste. Nel 1955, sconvolto per la malattia della moglie, è ricoverato in una clinica di Gorizia, dalla quale esce solo per il funerale della moglie, il 25 novembre 1956. Saba muore nove mesi dopo, il 25 agosto 1957.



Due grandi nomi patrimonio della città e dell'intero Paese: e oggi? Ricordiamo solo due scrittori illustri tra i tanti che vivono oggi a Trieste, nomi particolarmente cari a chi scrive e di cui resterà sicuramente traccia nella storia letteraria italiana.

Il primo di cui voglio parlare, primo per età ed esperienza storica, è uno scrittore triestino di lingua slovena, Boris Pahor. Invitando, chi non lo avesse ancora fatto a leggere il suo libro più noto, Necropoli, di cui così scrive un altro grande triestino, Claudio Magris:  

“Necropoli, annoverato da decenni fra i capolavori della letteratura dello sterminio, è un libro eccezionale, che riesce a fondere l’assoluto dell’orrore – sempre qui e ora, presente e bruciante, eterno davanti a Dio – con la complessità della storia, la relatività delle situazioni e i limiti dell’intelligenza e della comprensione umana.”

Pahor, nato nel 1913, decide dopo l'8 settembre 1943 di unirsi alle truppe partigiane jugoslave. Per la sua opposizione al fascismo e al nazismo sarà deportato nel Lager nazista di Natzweiler-Struthof, esperienza testimoniata con sconvolgente lucidità in Necropoli
Forte difensore dei diritti delle minoranze linguistiche e culturali, vanta una ricca produzione letteraria.
Vincitore negli ultimi anni di prestigiosi premi, in Italia e all'estero, è stato tradotto in svariate lingue. La sua è considerata una delle testimonianze più autorevoli e importanti del periodo delle persecuzioni naziste, importante non solo da un punto di vista storico, ma anche letterario.

Leggi la recensione di Necropoli
Le pagine di Wuz dedicate a Boris Pahor

Parlare di Claudio Magris è quasi impossibile senza essere costretti ad usare innumerevoli aggettivi al grado superlativo: davvero uno dei pochi intellettuali di grande livello che l'Italia oggi possa vantare. Proprio perché triestino è dotato di uno spirito cosmopolita, dialogante con culture e stimoli provenienti da ogni parte del mondo. L'essere stato recentemente insignito dell’Ordine delle Arti e delle Lettere di Spagna ne è una testimonianza, così come l'aver raccolto prestigiosi premi. 

Eccone un breve elenco: vince il Premio Bagutta nel 1986 con Danubio, nel 1987 il Premio Feltrinelli, il Premio Strega nel 1997 con il romanzo Microcosmi, nel 1999 gli vengono assegnati il Premio Chiara alla carriera e il Premio letterario Giuseppe Acerbi, Premio speciale per la saggistica, il Premio Principe delle Asturie nel 2004 nella sezione Letteratura. È stato nominato Cavaliere di Gran Croce Ordine al merito della Repubblica Italiana a Roma il primo giugno 2001. Nello stesso anno ha ottenuto l'Erasmusprijs (Premio Erasmo),premio annuale assegnato dalla fondazione non profit olandese Praemium Erasmianum Foundation. Nel 2005 ha conseguito l'Österreichischer Staatpreis für Europäische Literatur. Magris veniva dato come favorito dall'agenzia di scommesse inglese Ladbroke per la vincita del Premio Nobel alla letteratura 2007, vinto poi da Doris Lessing. È stato senatore dal 1994 al 1996 eletto nella ""lista Magris"".
Questa importante serie di riconoscimenti è destinata di certo ad ampliarsi ulteriormente.  

I suoi interventi sul Corriere della Sera indicano un impegno civile importante e una visione etica del suo ruolo di intellettuale. Leggete ad esempio un articolo apparsi il 20 gennaio 2008 e intitolato Il senso del laico.
Avendo affiancato all'impegno letterario anche quello di traduttore, ne avevamo raccolto alcuni giudizi estremamente interessanti sul tema della traduzione: Un po’ complice, un po’ rivale: il traduttore è un vero coautore. Incontro con Claudio Magris.

Le pagine di Wuz dedicate a Claudio Magris

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