Gli appunti scuola di Wuz.it

"Trilussa ""il più alto poeta tra i viventi"". Il poeta romano visto dai contemporanei"


caricatura di Trilussa apparsa sull'edizione 1928 dell'Almanacco Letterario Mondadori

Come vedevano Trilussa i suoi contemporanei?
Ecco una salace descrizione apparsa sull'Almanacco Letterario del 1928 che mette in particolare rilievo l'altezza straordinaria del poeta.
E che chiude con un accenno a Giselda, protagonista della fiction di Rai Uno con Michele Placido e Monica Guerritore.

Gli stranieri che vanno a Roma, prima che il treno entri in stazione, affacciati al finestrino, aspettano con impazienza che appaia la cupola di S. Pietro e poi Trilussa.
Dopo S. Pietro, infatti, Trilussa finora è stimato la cima più alta.
Naturalmente, così, viene ad essere spiegato quel suo modo strafottente anzi che no che egli ha di guardare dall'alto in basso chiunque (La gente), confondere gli uomini con le bestie (Ommini e bestie), dimenticarsi appuntamenti, debiti e preghiere, scrivere sonetti (Sonetti) e inventare storielle (Favole).
Alla sua persona si possono benissimo applicare tutti i luoghi comuni esistenti: dal contatto ch'egli può avere col ciclo, toccandolo, al verso famoso di Dante:

Onorate l'altissimo poeta.


Senza commettere alcun atto di leggerezza o di amicizia si può affermare ch'egli è (m. 2.35 - un po' esagerato ndr.) il più alto poeta tra i viventi.

È un palmizio, un obelisco, un romano da capo a piedi, se ne strainfischia del mondo intero, e queste sue doti si scoprono subito pel modo di vestire, fumare la sigaretta, inchinarsi, prendere il caffè e ballare.
Porta sempre un fiore all'occhiello e un bastoncino' di canna, calza guanti bianchi, pedalini di filo di Scozia e cappello di feluche. Ma non può apparire fine e nemmeno elegante, egli essendo un tipo di forza brutale, maschio e imponente come un boxeur.
A osservarlo così quand'è fermo, appoggiato a parte dietro al suo bastoncino di bambù, all'angolo delle vie e avanti ai giardini pubblici, o di piantone al portone di qualche sua bella, richiama subito alla mente la figura dell'antico romano, dominatore del mondo, con toga e corazza, viso fiero e mano alla spada. Forse perciò fa malinconiche passeggiate intorno al Colosseo, luoghi cari, pieni di aria passata, o prende il sole sogguardando i gatti del Foro, aspettando che scenda, con grande dolcezza viola, la dolce sera: è proprio allora che da tutte le case, da tutti i portoni, le servette, le sartine, le ragazze di famiglia vengono fuori. Le maschiette, da tante fortune che i suoi avi vantarono, sono rimaste l'ultimo ed unico suo certo dominio. Una ne vanta per ogni quartiere, forse una per via. E il suo mestiere, all'infuori di quello di attenderle, infiorarle di stornelli e poi piantarle, finora non è rimasto ben chiaro e definito.

Abita in uno strano palazzo per scultori, i cui finestroni grandissimi fanno molto bene per lui.
Per le poche interviste che concede ha un suo metodo speciale: invece che alzarsi e pregar voi di sedere, invita voi ad alzarvi e lui si lascia tranquillamente assorbire da una morbida poltrona, riducendosi così del 50%.

— Qual è, Trilussa, la vostra caratteristica interiore e continua aspirazione?
La mia caratteristica interiore e continua aspirazione — risponde Trilussa — è appunto questa: ridurmi sempre alla metà. Avevo un'amichetta, Giselda, docile come un fiore, che io chiamavo « mia vita, mia vita » e le ho capovolto e spezzato il nome a metà. Si chiamava Giselda: ora, infatti, si chiama Leda Gys.



chi era Trilussa


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