Gli appunti scuola di Wuz.it

In Yemen la scrittura è donna

Uno straordinario documento sulla situazione culturale yemenita, scritto per Wuz da Mario Boffo, Ambasciatore d'Italia a Sana'a


Mario Boffo è il nostro ambasciatore in Yemen ma è anche uno scrittore, che noi conosciamo da alcuni anni grazie ai libri che ha pubblicato in Italia: La Famiglia Cuocolo... e altri racconti e Femmina Strega
È una persona straordinariamente disponibile ed evidentemente attenta al mondo culturale del Paese in cui ora vive. 
Ecco alcune sue impressioni raccolte dopo un incontro organizzato per conoscere meglio la realtà letteraria yemenita. Un ponte culturale lanciato tra l'Italia e questo incredibile paese, ricco di memoria storica e socialmente talora imprevedibile.
Leggiamo il suo racconto.


Volevo organizzare in Residenza un ricevimento letterario. Cioè invitare, anziché i soliti contatti sociali, politici e diplomatici, un gruppo di poeti e scrittori. 
Trovo che un Ambasciatore non debba occuparsi solo dei temi della politica ma che debba anche indagare la società che lo ospita facendo ricorso a ogni tipo di occasione, anche a quelle meno, per così dire, strettamente professionali. 
Inoltre il tema mi interessava, giacché anche io scrivo. 
Non restava che aspettare la circostanza più favorevole. 
E la circostanza arrivò nella persona di Isabella Camera d’Afflitto, la nota arabista, che giunse un giorno nello Yemen nel quadro di un progetto denominato “Memorie, città e luoghi dello Yemen premoderno e contemporaneo”, grazie al quale si intende raccogliere per la traduzione e diffusione in Italia le opere dei migliori talenti letterari del Paese.


Ecco che quindi una sera la mia casa si riempì di scrittori, poeti, novellisti. 

Prima sorpresa: in maggioranza erano donne. 

Seconda sorpresa: si sono tutte svelate
, nonostante la presenza di uomini yemeniti (all’uomo occidentale non fanno caso, perché sanno che non le giudica). 

Terza sorpresa: era donna anche la Presidentessa dell’Associazione Nazionale degli scrittori, Huda Albalan, piccoletta vivacissima, ottima conoscitrice del francese e dell’inglese... 
Dagli altri era guardata con un po’ di malcelata prudenza, per non dire diffidenza, poiché, come direttrice dell’Ittihad al-Udaba’ (Unione dei Letterati Yemeniti), è considerata la rappresentante del Governo nel mondo degli scrittori, la voce ufficiale del regime, insomma, quella che deve anche tenere a bada le fughe letterarie troppo azzardate... 

Quarta sorpresa: alcune scrittrici e poetesse erano decisamente carine, mentre io fino ad allora mi ero fatta l’idea che le yemenite, nonostante la suggestione del velo che chissà che cosa nasconde, non fossero proprio il massimo. Faccio volentieri ammenda a quest’infondata opinione. 

Quinta sorpresa: alcune scrittrici e poetesse scrivono libri sui temi della politica, della società e dell’amore... Altro che limitarsi, come qualcuno mi aveva detto, a famiglia e religione, oppure al trito argomento della libertà della donna araba, sul quale però, molte effettivamente scrivono.


Ciononostante, il protagonista della serata è stato un uomo: Abdulaziz Al-Maqalih, anch’egli, se vogliamo, persona di regime, essendo stato per anni Rettore dell’Università di Sana’a, ma anche raffinato poeta e con buon motivo considerato il più grande poeta yemenita. 
Era infatti appena uscito un libro dal titolo Yemen che accompagnava alle splendide fotografie in bianco e nero di Fabio Rangoni, un industriale con la passione della fotocamera, gli altrettanto splendidi versi di Al-Maqalih, e Isabella ne aveva portato qualche copia. Ho conversato molto, quella sera con il poeta... ma facciamo un salto in avanti.
Un paio di mesi dopo, trovandomi per ragioni private a Bologna, fui coinvolto nella presentazione che si fece dell’elegante pubblicazione, e data la mia posizione nello Yemen, mi chiesero di dire qualcosa. Ecco quel che dissi, abbandonando del tutto ogni formalismo da circostanza e lasciandomi trasportare dai sentimenti...

Le fotografie di Rangoni sono in bianco e nero, e questo non è solo per una questione di gusto estetico ma, ne ero certo, per rappresentare con l’intensa drasticità di questa tecnica fotografica, il principale carattere del Paese, il quale non è mai sfumato, tondeggiante, lieve, digradante, ma sempre aspro, netto, drammatico, in modo da non lasciar intravedere nulla in trasparenza e da non consentire chiaroscuri, né pittorici né metaforici. 


foto Fabio Rangoni
Un Paese che è o non è. 
E così erano le poesie di Al-Maqalih, dissi, in bianco e nero, drastiche, nette, tali da non poter permettere interpretazioni tra le righe né da lasciare indifferente chi le legga o le ascolti. 
Le poesie di questo letterato impongono di schierarsi: non vi è in esse mitezza, condiscendenza, pacatezza, sogno, grazia o soavità. Non vi è nemmeno la dolce ambiguità che ha talvolta il verso, quando si presta a essere plasmato dal cuore di chi legga, tanto da diventare uno strumento che il suo fruitore forgia a seconda delle proprie esigenze emotive. No. Il verso di Al-Maqalih è conclusivo, determinato, deciso. In bianco e nero. Nei temi che affronta, per lo più quelli dell’essere arabo, dello Yemen, della città di Sana’a, vi sono significati che trascendono la lettera per giungere a dipingere stati che riguardano universalmente l’uomo e l’umanità. 
Niente di vernacolare o localistico, quindi, ma poesia pura. 
“Le mense sono colme di cibi prelibati”.... dice il poeta, ma “l’arabità è crocifissa, la dignità è rubata, ovunque la sovranità è venduta al nemico”. 
Parla del mondo arabo, certo. Ma siamo proprio sicuri che non ci riconosceremmo anche noi, noi tutti, noi umanità, in concetti del genere? 
Non siamo tutti “crocifissi” dallo sfuriare nel mondo di tendenze che minacciano libertà, identità, indipendenza, partecipazione?
E non siamo tutti noi a condividere l’ansia, che in un’altra poesia l’autore attribuisce allo Yemen, per il passato glorioso che rischia di essere cancellato e dimenticato a causa di una modernità che appare più oscurantista dei famosi secoli bui?
E la spiritualità di Sana’a, descritta appena in nove versi, non rappresenta forse un anelito universale delle genti, che nessuna globalizzazione riuscirà mai, si spera, a comprimere? 
È solo a Bagdad che “il suolo è bruciato all’improvviso”, o non divampa forse il fuoco in qualche modo, dappertutto? 
“Basta cadaveri e parole”, invoca Al-Maqalih: non potremmo tutti noi raccoglierci attorno a questo grido di disperazione? 
Non sono un critico letterario, e forse ho detto cose fuori posto. Ma è così che ho sentito quelle poesie. Voglio riportarne integralmente solo una: quella che mi è parsa la più bella....


Non c’è posto per chi uccide fanciulli e fiori
per chi uccide parole innocenti
sulle labbra
non c’è posto per loro nella coscienza della vita
non c’è posto per chi uccide con le idee
né per chi uccide per ambizione
per chi sparge il sangue della terra
con la guerra
per chi inquina la purezza dell’acqua
con la sabbia del fanatismo...


foto Fabio Rangoni
Ma torniamo alla nostra serata, per parlare di una delle sue più affascinanti protagoniste: Arwa al-‘Uthman, autrice di racconti brevi nonché fondatrice e direttrice della “Casa del folklore” (Bayt al-Mawruth al-sha’abi), ovvero la casa della tradizione popolare. 
Arwa è una bella donna, veste all’occidentale e regala un bellissimo e aperto sorriso. Nel 2000 la scrittrice ha vinto il premio Sharja, degli Emirati Arabi Uniti, per la letteratura femminile e con i proventi da esso derivati ha realizzato la “Casa del folklore”. Quest’istituzione costituisce un luogo di incontro di molti intellettuali yemeniti, nonché di persone comuni animate dal desiderio di preservare la parte migliore del patrimonio popolare del paese. La “Casa” organizza convegni, mostre e altre iniziative di sostegno alla cultura yemenita, al suo immenso patrimonio all’identità di questo popolo. Nella sede, dove è vietato introdurre il qat e la jambiya, c’è una piccola biblioteca e un centro di ricerca. In un Paese dove la sensibilità per il patrimonio culturale non è spiccatissima né sufficientemente diffusa, la “Casa” di Arwa rappresenta un tentativo di crescita culturale di estremo interesse
Arwa mi ha parlato con entusiasmo modesto e spontaneo delle sue iniziative, e io penso che è proprio questa la traccia che il Paese dovrebbe seguire: quella di dar spazio a molte iniziative del genere, iniziative che siano vicine alla gente e che le insegnino a nutrirsi del proprio passato, che non è un retaggio da archiviare o da sfruttare in termini semplicemente turistici, ma piuttosto una linfa identitaria da cui trarre consapevolezza ed energia per le sfide di oggi e di domani.


Assidua frequentatrice del centro, fra gli altri, è una scrittrice piuttosto nota nello Yemen: Hoda al-‘Attas, che finora ha al suo attivo tre raccolte di racconti. 
Al-‘Attas insegna alla Facoltà di Scienze dell’Informazione dell’Università di Aden ed è attualmente impegnata nella preparazione del dottorato per il quale compie una ricerca sulla figura femminile nel romanzo e nel racconto yemenita. Hoda è una donna estremamente dolce e anche molto carina. La conversazione con lei è stata stentata, perché non parla che l’arabo, e io non conosco questa lingua. Con l’aiuto di qualcuno che faceva da interprete, tuttavia, ho potuto approfondire un po’. 
Hoda ritiene, con fondamento, che la donna sia stata trattata nella letteratura in modo non necessariamente corrispondente alla posizione in cui si trova attualmente nel mondo arabo, e cioè con maggior rispetto sociale
Pensa che valga la pena di mettere a raffronto le due donne, quella letteraria e quella reale, non solo per un motivo di conoscenza, ma anche per i possibili apporti che la sua ricerca potrà dare all’evoluzione della donna nella società. Hoda è una delle scrittrici che più mi hanno interessato, non tanto per la qualità dei suoi temi ma per come li avvicina: con una sorta di abbandono, come chi dalla grande letteratura del passato voglia farsi guidare, piuttosto che asservirla a interpretazioni più o meno strumentali di critica letteraria.


La presenza preponderante di Al-Maqalih non ha impedito alle scrittrici di sesso femminile di fare a loro modo da mattatrici. Loro erano i temi più interessanti e l’approccio più intrigante. Come nel caso di Nadia al-Kawkabani, sicuramente una delle più affascinanti fra le mie invitate di quella sera. Attualmente impegnata in un dottorato sul tema di architettura e globalizzazione, è una delle giovani scrittrici più stimate del paese. Anche lei molto gradevole di aspetto e vezzosa nel vestire, ha ottenuto già diversi riconoscimenti nel mondo arabo e il suo ultimo romanzo intitolato Hubb laysa faqat (Nient’altro che amore), è stato favorevolmente recensito dalla stampa letteraria yemenita. “Nient’altro che amore”! Non avrei mai immaginato che una donna yemenita avrebbe potuto spigliatamente scrivere su tale soggetto...  E mica è finita qui: Nabila al-Zubayr, vincitrice del prestigioso premio Nagib Mahfuz, assegnatole al Cairo nel 2002, nonché autrice di raccolte di racconti, ha scritto un romanzo dal titolo Innahu Giasadi (È il mio corpo)! Il romanzo ha ottenuto consensi unanimi da parte della stampa letteraria nel mondo arabo.

L’ interesse per la questione femminile è molto alto nella letteratura dello Yemen e si esprime non solo negli scritti, ma anche nel rapporto fra letteratura e società. Ne è un esempio l’Ittihad al-Nisa’ al-Yemen (Unione delle donne dello Yemen), diretta da Ramziyya al-‘Iryani, che è considerata una pioniera della letteratura femminile del paese. 
La scrittrice che ha conseguito il dottorato in Egitto, è stata anche la prima donna ad assumere la direzione di un giornale in Yemen (il giornale era “al-Wahda”). Tale interesse, soprattutto per quanto si riferisce ai suoi risvolti politici, risalta anche nell’attività poetica di Huda Albalan, la direttrice dell’Ittihad al-Udaba’, l’Unione dei Letterati Yemeniti cui abbiamo accennato più sopra. È la prima volta che una donna assume questa carica e dirige una sede in cui si incontrano intellettuali di spicco, come il poeta  Mahmùd al-‘Uqud, direttore della rivista culturale ""Magiallat al-Thaqafa"", edita dall’Unione dei Letterati, oppure come la poetessa Nadia al-Mar‘i. 

La donna più impegnata negli studi sulla pari opportunità e sulla posizione della donna nella società, è la nota studiosa e femminista Rawfa Hasan che dirige “The Cultural Development Programs Foundation”. Rawfa Hasan è anche molto stimata in Paesi europei, come Olanda e Francia, dove ha soggiornato a lungo, e  parla perfettamente inglese e francese. Vive tra Sana’a e il Cairo, ed è molto amica di Rahma Hugiaira, fondatrice di “Archivio femminile”, un’organizzazione che si preoccupa di raccogliere tutto ciò che le donne yemenite scrivono e hanno scritto in passato.


foto Fabio Rangoni
Le donne scrittrici sono comunque attive anche presso fori e istituzioni non specificamente legati ai temi femminili, come per esempio il Centro di Studi e Ricerche yemenite, presso cui lavora la scrittrice Arwa al-‘Uthman, cui pure abbiamo già accennato come direttrice della “Casa del Folklore”. 
Il Centro è diretto proprio ‘Abd al-‘Aziz Al-Maqalih. Al Centro è facile incontrare altri poeti e scrittori, come Muhammad ‘Abd Al-Salàm Mansùr e Hamdan Zayd Muti’ Dammag, vice direttore del Centro Studi e Ricerche e figlio del maggiore scrittore yemenita, Zayd Muti‘ Dammag (scomparso da qualche anno), autore del famoso romanzo al-Rahina, (L’Ostaggio). 

Non sarebbe giusto parlare del mondo letterario yemenita senza citare Abd Allah Husayn al-Bar, docente di Letteratura araba classica all’Università di Sana'a e stimato critico letterario, che collabora a diverse riviste culturali yemenite. 
Nel corso delle conversazioni di quella sera il docente universitario ha segnalato l’esistenza di una ricca produzione letteraria nell’Hadramawt, la suggestiva regione orientale dello Yemen, menzionando le opere di alcuni degli autori più significativi provenienti da quella regione e per lo più sconosciuti in Occidente. Analogamente bisogna citare anche Nabil Obaydi direttore di Obaydi, la più antica casa editrice yemenita, la più prestigiosa fra quelle attualmente presenti in Yemen.


La serata degli scrittori è stata veramente molto interessante, e non priva di qualche evento meno atteso. 
Ho scoperto, per esempio, che scrittori e scrittrici, poeti e poetesse, che qualche volta, come abbiamo detto, ripudiano il qat, si dilettano più che entusiasticamente nel consumo di alcolici, dal vino in su. Chissà, forse solo quando ne hanno l’occasione... Oppure forse con lo stesso spirito con cui i letterati europei del diciannovesimo secolo si abbandonavano all’assenzio... 
Fatto si è che a ogni nuova conversazione che allacciavo con la gente, gli occhi di poeti e poetesse erano più brillanti. Fervore letterario o fumi del vino? Forse entrambe le cose. 
Il mio domestico, comunque, ha dovuto chiudere il whisky sotto chiave e nascondere la chiave, ed è stato perseguitato per tutta la serata da un gruppetto di irriducibili (tutti maschi, però) che – pur avendo già molto tracannato - hanno disperatamente tentato per ore di farsi aprire il mobile bar... Ma lasciamo da parte quest’aspetto un po’ folcloristico, e ritorniamo all'intrigante letteratura yemenita. 
La speranza è che progetti come quello della professoressa Camera d’Afflitto possa portare a una progressiva traduzione delle opere migliori in modo da renderle fruibili anche al pubblico italiano. Io mi limito qui a tradurre, con l’aiuto di qualche amico, e certo maldestramente, alcuni versi in cui mi sono imbattuto.  


foto Fabio Rangoni
Troppo
di Sawssan Al-Ariqi

Quando mi permetto di essere,
sono sorpresa che 
le rose sul balcone sorridano troppo;
e che la notte sulla città
tardi troppo;
che la luna sulla mia mensa
si avvicini troppo 

Ho deciso dunque
di permettermi
di essere solo per metà
per non sentire troppo le cose... 

Ombra 
di Sawssan Al-Ariqi

Siamo insieme,
è la realtà.
Ma l’ombra del muro
è sempre più vicina a me
che non tu... ?
 

Tu formi in me una domanda
alla quale hai già risposto.
E mi ci chiudi dentro,
senza interrogarmi...


Cancellazione
di Nabila Al-Zubeer
 
 
Ella vide sulle palpebre,
quel mattino,
due ciglia bianche...
e decise di tingere la mattinata
di un desiderio ancor più bianco.
 

Oblio 
di Nabila Al-Zubeer 

Questa donna piange...
questa donna raccoglie legna...
questa donna cammina...
Nessuno sa
che facesse questa donna
prima di divenire un albero...


E concludo con i versi del mio amico Marwan Al-Hakimi, poeta dilettante e certamente ingenuo. Il tema è abbastanza convenzionale. Ma il tocco mi è parso incantato. Come il resto della poesia dello Yemen. Come questo popolo. Come forse tutto in questo Paese... 

Il linguaggio degli occhi 

I tuoi occhi sono come il mare calmo
e il mio cuore è come il battello
che non conosce frontiere! 

I tuoi occhi sono come il cielo blù
e il mio cuore è come l’uccello
che vola lontano! 

Quando ti contemplo le parole mi tradiscono
ma i miei occhi parlano coi tuoi
il linguaggio degli occhi. 

Vorrei dire: ti amo
ma non posso
perché i tuoi occhi sono come il mare
che non ascolta il suono delle parole...



Biografia  



Per saperne di più


Una breve bibliografia di titoli sullo Yemen, da Wuz

Siti internet sullo Yemen in tutti i suoi aspetti
selezionati dalla Library of Congress americana
Ministero degli affari esteri - Viaggiare sicuri in Yemen
Yemenia - il sito della compagnia aerea yemenita
Turisti per caso in Yemen
Sito italiano sullo Yemen



A cura di Giulia Mozzato


31 agosto 2007  

La posta della redazione

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