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Yvan Sagnet - Ama il tuo sogno. Vita e rivolta nella terra dell'oro rosso - Fandango


Se a Boncuri avevo ritrovato, da una parte, il calore che mi avevano trasmesso quei primi braccianti incontrati sul treno, dall'altra sapevo che una volta nei campi ciascuno di noi avrebbe pensato soltanto per sé.

Siamo uomini o caporali?
Facile rispondere, per molti di noi, al riparo della nostra buona coscienza e animati dalle migliori intenzioni, mentre con la forchetta arrotoliamo i prossimi  spaghetti al sugo.
I pomodori che condiscono la pasta, però, sono arrivati sulla nostra tavola attraverso un lavoro durissimo, sottopagato, schiavista.

I braccianti che raccolgono i pomodori a Nardò, a Rosarno, in tanti paesi del Sud – ragazzi etiopi, eritrei, nigeriani, camerunensi - sanno bene da che parte stanno gli uomini, e da quale parte stanno invece i caporali.

Ecco la storia di Yvan Sagnet, giovane studente camerunense arrivato nel 2007 al Politecnico di Torino, che per pagarsi gli studi ha deciso di andare a lavorare un’estate nei campi di pomodoro in Puglia, e lì ha misurato con mano la distanza che separava i suoi sogni dalla realtà.

Sogni ricchi, belli, umani, quelli di Yvan: i sogni di un ragazzo di venticinque anni che è cresciuto guardando i mondiali di calcio in TV, e idealizzando l’Italia come un bengodi, un paese in cui a tutti fossero garantite opportunità di lavoro e realizzazione.

E poi ecco il freddo, climatico ed esistenziale, una cappa diaccia che si posa sulle speranze di Yvan e lo costringe a passare giorni interi in un ""sonno limaccioso"", sotto le coperte del letto prestatogli da un connazionale, e un rapido e terribile venire a patti con la realtà.




Lavoretti come cassiere al supermercato, e poi la necessità, nell'estate del 2011, di trasferirsi per qualche settimana presso la Masseria Boncuri, vicino a Nardò, in Puglia, per ingrossare le fila dei tantissimi che ogni anno si votano ad una vita d'inferno pur di riuscire a mettersi in tasca venti, venticinque euro in cambio di dodici ore di lavoro, la schiena spezzata, sotto la canicola asfissiante del mezzogiorno.
Ma la sofferenza, lo scontento, la rabbia e l'amarezza alle volte si concretizzano in un gesto: e scoppia la rivolta.

Così, Yvan si trova a rappresentare i tanti che in quell'estate 2011 non ce la fanno più, e finisce suo malgrado col diventare un simbolo.
Grazie al suo talento naturale di mediatore, il giovane senegalese prova a fare da intermediario fra le istanze e le rivendicazioni dei suoi compagni braccianti e la ostinazione (violenta) dei capi: proprietari terrieri e caporali.

Ma così facendo, Yvan si mette in una situazione veramente complicata e difficile, perché da entrambi i lati può essere considerato spia o traditore.
Insomma, nell'arco di un'estate Yvan Sagnet prova sulla sua pelle come ogni miglioramento, per piccolo che possa sembrare, ha bisogno di tempo per concretizzarsi, e soprattutto ha bisogno di lotta.
Dopo aver portato la situazione all'attenzione dei media, grazie anche all'interessamento attivo di alcune ONG ed associazioni (fra tutte Finis Terrae e BSA), cresce la sensibilità generale per la questione dei braccianti e del caporalato.

Sagnet, nell'agosto di quello stesso 2011, ha addirittura l'occasione di portare davanti a centocinquantamila persone testimonianza diretta di quel che accade nei campi di Nardò: è durante la ""Notte della taranta"", manifestazione folcloristico-musicale che ogni anno richiama in Salento un gran numero di appassionati.
Oggi, a poco più di un anno dai fatti di cui il libro è fedele testimonianza, la situazione è fluida: è stato istituito e formalmente riconosciuto il reato di caporalato, e sono stati spiccati diversi mandati nei confronti dei caporali e dei proprietari, ma le cose continuano ad andare male nella masseria Boncuri (che quest'anno neppure ha aperto al lavoro dei braccianti) e in molti altri posti, dove al caporalato propriamente detto vanno aggiunte anche le collusioni di proprietari terreni e caporali con la malavita organizzata... proprio come a Rosarno, in Calabria. Ricordate cosa successe a Rosarno pochi anni or sono?

Ma la differenza, in futuro, la potrà fare solo una diffusa cultura di solidarietà, innanzitutto la solidarietà fra gli stessi braccianti, da qualunque parte del mondo essi provengano.
Solo allora essi riusciranno a mettersi di traverso, a farsi sabbia fra gli ingranaggi di un meccanismo ingiusto e disumano.
Proprio com'è successo in quei pochi giorni dell'agosto 2011, grazie al coraggio mostrato da un ragazzo africano.

Yvan SagnetAma il tuo sogno. Vita e rivolta nella terra dell’oro rosso
160 pag., 10 euro – Fandango
ISBN 978886044289



L'autore


15 ottobre 2012  

Ama il tuo sogno. Vita e rivolta nella terra dell'oro rosso

Yvan Sagnet arriva dal Camerun in Italia nel 2007. È innamorato dell'eccellenza italiana, l'arte, la moda, il design. La scintilla scocca a cinque anni, ci sono i mondiali italiani del 1990 e il Camerun è la sorpresa della competizione. Yvan studia la nostra lingua, si appassiona alla storia e alla politica, prende l'idoneità linguistica, vince una borsa di studio e si iscrive al Politecnico di Torino. Ma la vita in Italia non è semplice, Yvan fa mille lavori per pagarsi gli studi, dal cassiere allo steward nello stadio Olimpico. Durante l'estate del 2011 raggiungerà Nardo in Puglia per la raccolta del pomodoro. Sembra un lavoro come gli altri, ma non è così. Yvan scopre il lato oscuro dell'Italia. Sfruttamento, schiavitù, violenza. E il mondo dei caporali che confiscano ai braccianti i documenti originali, li ricattano, li fanno lavorare sino a sedici ore al giorno sotto il sole e senza una paga adeguata. Quando chiedono di intensificare la produzione senza corrispettivo, Yvan e gli altri braccianti si ribellano. Decine di africani di diverse nazionalità si uniscono nonostante le differenze di lingua e cultura, organizzano un grande sciopero che rende note all'opinione pubblica le condizioni di centinaia di lavoratori sfruttati senza pietà. In "Ama il tuo sogno" Yvan Sagnet racconta la rivolta per i propri diritti, la coraggiosa sete di verità, la coscienza e il valore della parola dignità.

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