Un tuffo nella scienza

Scienziate sotto copertura

Illustrazione digitale di Adèle Baer, 2022

Illustrazione digitale di Adèle Baer, 2022

Un giorno di fine dicembre del 1776, al porto francese di Rochefort, un piccolo gruppo di viaggiatori faceva la fila per imbarcarsi a bordo dell’Étoile. La corvetta era in partenza come nave magazzino di un’impresa eccezionale: nientepopodimeno che la circumnavigazione del globo. La spedizione, guidata dal conte Louis Antoine de Bougainville, vantava nell’equipaggio disegnatori, astronomi e scienziati. Due figure, in fila con gli altri, catturavano l’attenzione per l’enorme quantità di bagagli che portavano con sé: grosse casse di legno, libri, strani strumenti. Uno dei due, il più alto e apparentemente il più anziano, si muoveva con qualche difficoltà. Doveva avere una ferita a una gamba. L’altro gli teneva dietro, solerte, tenendolo sottobraccio. Suo figlio, forse? Nient’affatto: era una donna, travestita da uomo. Si faceva chiamare Jean, ma il suo nome era Jeanne Baret.

Tutto cominciò quando il naturalista Philibert Commerson ricevette la proposta di unirsi alla spedizione di Bouganville. Un’occasione fantastica per un botanico del suo tempo: nuove terre, nuove specie, chissà quante piante sconosciute da scoprire! La sua fidanzata, Jeanne, era impaziente quanto lui di partire. Era un tipo curioso e intraprendente, voleva vedere il mondo e le piante le conosceva bene almeno quanto lui. C’era un solo problema: le donne non erano ammesse a bordo. All’epoca era impensabile che una ragazza partecipasse a un’avventura così ardita e faticosa, lontano da casa, in compagnia di un intero equipaggio di rozzi marinai! Dato che non poteva accompagnarlo nei suoi panni, Jeanne decise di travestirsi da assistente personale (maschio) di Philibert e partire con una falsa identità. Ecco quindi che si imbarcarono con tutte le loro masserizie da botanici: all’inizio nessuno fece caso a Jeanne, perché Philibert aveva vari problemi di salute e sembrava logico che si fosse portato un aiutante. I due, con la scusa del materiale ingombrante, avevano una cabina tutta per sé, e per parecchie settimane riuscirono a tenere segreta la vera identità della passeggera clandestina. Abbastanza a lungo da permettere a Jeanne, una volta arrivati in Brasile, di raccogliere campioni di una specie vegetale sconosciuta in Europa. In onore del capo della spedizione, fu chiamata bouganville: è quella bella pianta rampicante con una cascata di piccoli fiori viola che si vede su tanti balconi anche in città.

A un certo punto però la verità venne a galla. Ci sono varie versioni di questa storia: quel che Bouganville scrisse sul diario di navigazione, quel che riportò il medico di bordo e altre testimonianze. Forse fu un gruppo di indigeni tahitiani a cogliere immediatamente la vera identità di Jeanne; fatto sta che avere una donna a bordo era non solo scandaloso, ma anche illegale. Una volta smascherata, Jeanne fu quindi costretta a interrompere il suo giro del mondo e a sbarcare alle isole Mauritius insieme a Philibert.

Jeanne Baret non è l’unica donna ad aver cambiato identità per poter viaggiare o imparare: per molto tempo la scienza è stato appannaggio esclusivo del genere maschile. Pochi anni dopo il lungo viaggio dell’Étoile, un’altra ragazza faceva carte false per potersi dedicare alla sua passione: la matematica. Sophie Germain viveva a Parigi e, non ancora ventenne, sognava di poter frequentare l’École Polytechnique, una delle più prestigiose scuole di matematica d’Europa. A due passi da casa, per giunta! Purtroppo le ragazze non erano ammesse. Sophie non si mascherò da uomo, ma assunse il nome di uno studente che si era ritirato - il signor LeBlanc - e iniziò a frequentare le lezioni per corrispondenza. Studiava le dispense a casa e inviava ai professori i suoi esercizi e le sue domande. Era così brava che in capo a poche settimane tutto il corpo docente voleva conoscere il prodigioso Signor LeBlanc! Sophie dovette rivelarsi, e fece bene: bastò mostrare che il migliore studente della scuola era una ragazza per far crollare il divieto.

Pensi che siano storie d’altri tempi? Non proprio. Non sono passati nemmeno cent’anni da quando Anne Innis, zoologa canadese, si mise a scrivere lettere in lungo e in largo alle fattorie africane alla ricerca di qualcuno che l’accogliesse per lasciarle studiare le giraffe da vicino. Tutti quanti, appena si rendevano conto che era una ragazza, le dicevano di no: una donna! Da sola! In viaggio dall’altra parte del mondo! Scandaloso. Lei allora scrisse un’ultima lettera. Questa volta, invece di firmare “Anne Innis”, firmò “A. Innis”. Il proprietario della tenuta non sospettò nemmeno che potesse trattarsi di una ragazza e accettò di ospitare “il giovane studioso” per tutto il tempo che gli fosse stato necessario a studiare le giraffe nel loro ambiente naturale. Solo così Anne riuscì a diventare la prima vera esperta al mondo del comportamento, dell’anatomia e delle abitudini delle giraffe.

Anne, Sophie e Jeanne hanno trovato il modo di superare gli ostacoli della loro società. Ma quante avrebbero voluto e non ci sono riuscite? Quante scienziate importantissime ci siamo persi? Pensaci, la prossima volta che vedi una bouganville.

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