Sei a casa dopo le vacanze e te ne stai sul letto a scrollare lo schermo del cellulare, rimpiangendo il mare, la montagna e gli amici dell’estate. Il libro dei compiti delle vacanze è aperto sulla scrivania, ma tu non riesci a smettere di guardare le foto di luglio. Per di più adesso piove! La tua cagnolina, spaventata dai tuoni, entra in camera, appoggia la testa sul letto e ti si accoccola vicino. A un tratto abbaia in direzione della finestra. “Dai, è solo pioggia”, le dici come ogni volta, accarezzandola dietro le orecchie. Quando i tuoni sono finiti lei si avvicina al vetro scodinzolando e abbaiando festosa. Finalmente ti avvicini alla finestra accanto a lei e la scena che vedi ti strappa un sorriso: che bell’arcobaleno! I palazzi di città ne coprono un bel pezzo, ma è lo stesso uno spettacolo. La tua cagnolina abbaia eccitata. Rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco, violetto: l’arcobaleno è così per tutti. O no?
Forse non ti sei mai chiesto se il tuo cane, il tuo gatto o il tuo canarino vedono i colori proprio come noi umani. Rispondere a questa domanda è difficile: ci sono voluti secoli per iniziare a scoprire i segreti della visione degli altri animali, ma adesso ne sappiamo abbastanza per poter fare qualche esempio. I colori dell’arcobaleno così come li vedono la maggior parte delle persone sono il risultato di tre tipi di recettori cromatici, chiamati coni, che si trovano nella nostra retina. Ognuno dei tre tipi di cono è particolarmente sensibile a un colore: ne abbiamo per il blu, il rosso e il verde. Tutte le sfumature che vediamo sono il risultato della combinazione di questi tre colori principali. Prova a immaginare: che cosa succederebbe se le specializzazioni dei nostri coni fossero di più? E se fossero di meno? E se fossero sempre di tre tipi, ma specializzati nel captare colori diversi? Proprio questo accade in molti animali.
Cominciamo dalla tua cagnolina: l’arcobaleno per lei è fatto di blu, verde e giallo. La visione dei cani si chiama “dicromatica” e i loro coni sono sensibili soprattutto al blu e al giallo; per i gatti è la stessa cosa e lo stesso vale per moltissimi mammiferi. Se però pensi che avere un recettore in meno significhi vedere un colore in meno, ti sbagli. Non vedere il rosso significa non conoscere nemmeno il viola, il marrone, il rosa, l’arancione e un’infinità di altre sfumature. Possono avere solo due tipi di recettori al colore anche le persone: esistono diversi tipi di daltonismo, che si manifesta con l’incapacità di distinguere tra loro alcuni colori (di solito il rosso e il verde, ma c’è anche chi riesce a vedere solo in bianco e nero). Il daltonismo riguarda soprattutto i maschi e prende il nome dal chimico britannico John Dalton, che - poveretto - si rese conto che qualcosa non andava nella sua visione dei colori nel peggiore dei modi: andò a un incontro religioso indossando un paio di calzini che riteneva sobri ed erano invece rosso fuoco! Aveva 28 anni quando, alla fine del Settecento, scrisse un trattato intitolato “Fatti straordinari legati alla visione dei colori”. Dai tempi di Dalton la scienza della visione del colore ha fatto grandi passi avanti e ora sappiamo che il daltonismo e le altre insensibilità al colore sono condizioni genetiche legate al cromosoma X: è per questo che i maschi, che ne hanno uno solo, sono colpiti più spesso. Per verificare se si è daltonici esistono test semplicissimi che avrai di sicuro fatto anche tu, come le tavole di Ishihara, cioè figure riempite di pallini di vari colori in cui in base alla visione che abbiamo distinguiamo oppure no numeri, lettere o segni.
Ci sono i daltonici ma c’è anche chi, invece, di recettori ne ha ben quattro tipi. Questo fenomeno può accadere alle donne, di solito imparentate (madri o figlie) a uomini con un lieve daltonismo, e si chiama tetracromia: chi ha tale fortuna vede colori che le altre persone non possono nemmeno immaginare - non solo qualche colore in più, ma cento volte i colori che vediamo noi! Se tra gli esseri umani è raro, è la norma in molte specie di farfalle e uccelli, che vedono nell’ultravioletto, e anche nei pesci rossi.
Ma i campioni assoluti della visione del colore sono piccoli animaletti voraci, chiamati canocchie pavone. La canocchia pavone è un crostaceo che vive lungo le scogliere coralline dell’Oceano Pacifico. Somiglia a un gambero, ma ha due caratteristiche che saltano all’occhio: la prima è che è incredibilmente variopinto: non a caso è chiamata anche “mantide Arlecchino”. La seconda sono gli occhietti che le sporgono dalla testa, come fosse la creatura di un mondo fantasy. Be’, indovina quanti tipi di recettori per il colore ha la canocchia pavone? Dodici. Chissà che arcobaleno strepitoso il suo!
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