Maus di Art Spiegelman: la recensione di La Scimmia Blu

Valentina oggi ha deciso di recensire per noi una delle più grandi storie a fumetti di sempre, Maus di Art Spiegelman. 

Parlare di Maus non è cosa semplice, ma è necessario farlo. Come quasi nessun altro fumetto, infatti, riesce a prendere così tanto la mente, il cuore e lo stomaco del lettore. Con Maus, non importa se ti piacciono o meno i fumetti, è la storia che conta e ha il sopravvento.

La prima cosa che salta all'occhio è la copertina: quei topi e quegli animali antropomorfi che forse non subito ci attirano. Di certo, non hanno il fascino di un film della Disney o di qualche stupenda illustrazione di Lacombe. 

D'altronde, non potremmo immaginare la Storia, quella con "S" maiuscola, disegnata come Cenerentola. 

Maus è il racconto del padre dell'autore che è sopravvissuto ai campi di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale, un orrore del quale porta ancora addosso le cicatrici fisiche e mentali. 

In Maus non ci sono risposte e non c'è una morale, c'è solo il peso di un passato che non può essere dimenticato. 

Tra le pagine di questa storia si affollano molte domande, invadono il presente e il dolore delle persone che hanno vissuto quel passato. Il loro è un marchio di sofferenza che si trasmette di generazione in generazione. 

Il senso di colpa di chi è sopravvissuto, la paura di chi è partito, l'assenza di chi non è tornato. 

Maus è una storia da leggere, con il cuore, con la mente, con lo stomaco.