L’aria non profumava di cioccolato, ma il cioccolato era nell’aria
No, questa volta non sarà l’eccentrico Willy Wonka ad aspettarci fuori dalla fabbrica di cioccolato, eppure anche nel nuovo libro di Jonathan Coe, Bournville, è il cioccolato il filo rosso di tutta la storia, che proprio come una tavoletta di squisito cioccolato si lascia gustare dalla prima pagina fino all’ultima senza nemmeno renderti conto di averla già finita!
Siamo a Bournville, un sobborgo di Birmingham costruito attorno allo stabilimento della Cadbury, nota azienda inglese che produce cioccolato. Qui, nella Gran Bretagna appena uscita dal secondo conflitto mondiale, comincia la storia di Mary e della sua famiglia. In un racconto circolare, Coe costruisce una saga familiare che si intreccia da vicino ai momenti salienti della storia nazionale inglese. Dal discorso di Winston Churchill per le celebrazioni del Giorno della Vittoria nel 1945 fino al discorso della regina Elisabetta II nel settantacinquesimo anniversario della Giorno della Vittoria nel 2020, segnato dalla pandemia da Covid-19, passando per l’incoronazione della regina stessa nel 1953, la vittoria dell’Inghilterra ai Mondiali del 1966, l’investitura di Carlo a Principe del Galles nel 1969, il suo matrimonio con Diana nel 1981, la morte di Diana nel 1997.
La storia di una donna, della Gran Bretagna e della sua passione per il cioccolato. Una saga familiare in perfetto stile Jonathan Coe
Come sette puntate di una serie TV, si susseguono di fronte ai nostri occhi di lettore le vicende della storia inglese e della vita di Mary, una ragazzina della middle class con un potenziale da pianista di successo che vive a Bournville ed è figlia di un operaio della Cadbury. Con curiosità la osserviamo diventare giovane donna, atletica, istintiva, senza ripensamenti, talvolta ingenua, comunque luminosa; la vediamo innamorarsi, sposare il giovane Geoffrey e diventare madre di Jack, Martin e Peter; seguiamo i suoi tre figli crescere, così diversi tra loro e specchi di altrettante facce della società inglese in cui vivono. Vediamo Mary diventare nonna e conosciamo la nipote Lorna, che come lo zio Peter sta intraprendendo la carriera di musicista.
Sullo sfondo la cosiddetta “guerra del cioccolato”, che vide i paesi europei scontrarsi sull’etichettatura di questo prodotto dolciario, con in prima fila proprio la storica fabbrica Cadbury contro i principali produttori di cioccolato continentali. Quel cioccolato andava difeso anche perché rappresentava il gusto dell’infanzia di molti, non da ultimi dei nostri protagonisti.
E siccome, per dirla con le parole di Mary, “non si è mai troppo grandi per mangiare il cioccolato”, lei continua ad acquistarlo per i figli ormai adulti proprio come quando erano bambini, quasi così potesse preservare quella “sacra famiglia” che la donna si è costruita andando dritta nella vita senza farsi troppe domande, e che, tuttavia, attraversa piccole e grandi turbolenze più o meno sotterranee, come svelano le acuminate parole di Bridget, moglie di colore di Martin, che non è mai stata accolta dal suocero Geoffrey, conservatore e reazionario:
“E per tutto quel tempo voi altri… sì, certo, siete sempre stati carini, buoni, cordiali, ma sapevate. Avveniva tutto sotto i vostri occhi e voi non avete mai alzato un dito. Non avete mai fatto niente, cazzo. Avete serrato i ranghi. Non gli avete mai detto una parola e lo sapete cosa significa? Significa che stavate dalla sua parte. (...) non penso che si possa rimanere sempre neutrali, tutto qui. Ci sono momenti in cui ciascuno di noi deve schierarsi.”
In un mix di ironia, nostalgia e acume a lui proprio, Jonathan Coe riesce nel suo ultimo libro Bournville a fare un’analisi sociale e psicologica della Gran Bretagna e dei suoi abitanti e a renderla in un acuto e brillante ritratto letterario, grazie anche a una trama magistralmente costruita, che come una sinfonia (la musica, altro elemento imprescindibile di questo libro!) si nutre di echi e richiami all’apparenza secondari che arrivano a schiarirsi nel procedere della lettura.
Arrivati alla fine, sembra di ritrovarsi in un altro libro, che racconta un’altra storia familiare intrecciata a un’altra storia nazionale, quella italiana: Il gattopardo. Perché in definitiva Jonathan Coe mette in bocca ai suoi personaggi una sentenza pressoché identica a quella di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: “Tutto cambia e tutto resta uguale”. Allora viene da chiedersi se i settantacinque anni di vita familiare e nazionale narrati nel romanzo non servano a rispondere a quella domanda posta a inizio romanzo da Ludwig, proprietario di una piccola casa discografica austriaca e innamorato della cultura, dell’umorismo e della tolleranza inglesi, durante una cena con Lorna e un altro musicista inglese. Ludwig chiede: “E ora che cosa sta facendo quella stessa generazione? Vota per la Brexit e per Boris Johnson. Com’è possibile che sia così cambiata?”. La risposta forse è ben più stupefacente di quello che ci si potrebbe aspettare. Sì, tutto è cambiato, il mondo in cui è nata Mary non esiste più, ma alla fine il popolo inglese (e ogni individuo) vive di contraddizioni ed è mosso più dalle emozioni e dall’irrazionalità che dalla logica e dalla razionalità. Proprio come dimostra la eroica quanto ironicamente assurda contesa del cioccolato tra Gran Bretagna e UE e la viscerale passione degli inglesi per la famiglia reale che rasenta la follia. In fondo, quello che ciascuno di noi cerca è rassicurazione, la stessa che ci dà il sapore del cioccolato della nostra infanzia.
Le recensioni della settimana
Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone? Scrivi alla redazione!
Conosci l'autore
Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.
Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente
Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente