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Western Lane di Chetna Maroo

Nel campo da squash tutti i rumori arrivano ovattati, lontani, un brusio della vita di fuori che sfiora appena i vetri che delimitano il campo. Questo Gopi lo sa ed è uno dei motivi per cui lo squash le piace così tanto: perché le parole non servono e lei è libera di trasformare ciò che sente in movimenti delle gambe e delle braccia, scaricare la forza sulla racchetta e farsi solo occhi e corpo.

Western Lane è il romanzo d’esordio della scrittrice anglo indiana Chetna Maroo, nominato finalista del Booker Prize 2023 (per saperne di più, leggi il nostro articolo sul premio); un racconto sulla fine dell’infanzia, sull’adolescenza circoscritta in uno spazio pulitissimo e silenzioso, uno scavare all’interno di sé dove fa più male, ma dove è anche necessario.

Western Lane
Western Lane Di Farrar, Straus and Giroux

L'undicenne Gopi gioca a squash da quando era abbastanza grande per tenere in mano una racchetta. Quando la madre muore, il padre la arruola in una sorta di duro regime di allenamento e il gioco diventa il suo mondo. Un bellissimo romanzo sulla lotta di un'adolescente per trascendere se stessa.

Gopi ha appena compiuto undici anni quando sua madre Ma muore, lasciando lei e le sue due sorelle maggiori Mona e Khush alle cure del loro padre.

Poco dopo la scomparsa di Ma, Gopi taglia i capelli in un caschetto che le scivola sugli occhi quando si piega sul lavandino per lavare i denti, sua sorella Khush le tira le ciocche dal viso e così le dice che andrà tutto bene.

Pa è un uomo di poche parole e in silenzio rimane quando suo fratello e sua cognata, residenti a Edimburgo, gli consigliano di lasciare a loro una delle sue tre figlie perché da solo non ce la può fare. Ma Pa riporta tutte e tre a casa e da quel giorno la famiglia frequenterà assiduamente Western Lane, un campo da squash in cui le ragazze praticano lo sport e imparano in silenzio a farsi spazio, a trovare la propria voce.

«Because you have to have something» Pa’s voice was so strange and unlike his voice that we had to concentrate to understand him. «You have to address yourself to something», he said.

Nella loro nuova quotidianità, con Mona che prende le veci materne e Khush che di notte fugge sul pianerottolo per parlare con Ma in gurajati, Gopi concentra tutte le sue attenzioni sullo squash; su Jahangir Khan, famoso giocatore pakistano i cui video Pa mette a ripetizione tutte le sere, per istruire le figlie a farsi qualcosa, ad avere un obiettivo; su Ged, un suo coetaneo imprigionato tutti i giorni a Western Lane che passa tutti i pomeriggi a giocare con Gopi senza dirsi quasi niente.

When you are on the court, in the middle of a game, in a way you are alone. That is how it’s supposed to be. You are supposed to find your own way out

In Western Lane sia le presenze che le assenze si fanno fisiche, palpabili, in un bisogno costante di corpo, gamba e braccia, di occhi per guardare e filtrare il mondo; la presenza di Ma, che quando c’era non sapeva parlare inglese e allora le sue figlie dovevano farsi fisiche per farsi capire da lei.

E la sua assenza, che si può riempire di tutte gli oggetti che lei ha toccato, così che Ma diventi un divano, un bollitore, un angolo del bagno in cui una volta ha sistemato il sari. E anche Pa, che c’è, diventa presenza solo quando non parla, perché le sue parole non arrivano né a Gopi né alle altre figlie, sbattono contro la superficie del campo da squash e cadono secche sulla sua T.

Così rimangono solo i gesti. Mona che cede i soldi del suo primo lavoro a Gopi per comprare una nuova racchetta, Pa che in un momento di intimità confessa alla madre di Ged che le sue figlie lo spaventano, che sono così reali che ha paura se lo possano mangiare.

E tutto ci ricorda di quanto sia dolce e amaro crescere, di quante cose ci lasciamo dietro che non ritroveremo più, perché non ce ne ricordiamo o perché non ci sembrano importanti; si cresce e si impara a giocare, ad usare le braccia e le gambe e a muovere la racchetta, come in un campo da squash, con i rumori che ci arrivano lontani perché l’unica voce che conta è la nostra.

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