C’è un albero di aknee, una casa che affonda, un pesciolino che si lancia fuori dalla sua boccia e un ragazzo che non sa parlare lo spagnolo. Trelawny ha la pelle troppo chiara per essere considerato nero, troppo scura per essere bianco. Potrebbe forse passare per ispanico – lo scambiano spesso per portoricano – ma la sua parlata è decisamente yankee. Una volta lasciata Miami per il college nel Midwest, tutti lo considerano definitivamente nero. Così per lui la vita diventa un tentativo di farsi spazio, di trovare la categoria giusta, di reinventarsi attraverso gli occhi degli altri.
If I Survive You è il brillante esordio narrativo di Jonathan Escoffery, autore americano finalista del Booker Prize 2023 (per saperne di più, leggi il nostro articolo sul premio).
Una raccolta di racconti che ha come protagonista principale Trelawny che, come Escoffery, è figlio di immigrati giamaicani e l’unico della sua famiglia ad essere nato negli Stati Uniti, dove cresce nella rovente Miami insieme ai genitori e al fratello maggiore.
1979. Topper e Sanya fuggono a Miami mentre la violenza politica consuma la loro nativa Kingston. Ma imparano presto che l'accoglienza in America sarà tutt'altro che calorosa: un cammino fatto di ostacoli - un padre inaffidabile, il razzismo, una crisi finanziaria e l'uragano Andrew - che li troverà sempre più spesso l'uno contro l'altro.
Nella narrazione – che, sebbene divisa in brevi racconti, ha una sua elegante continuità – Trelawny è un anonimo tu, che rimarca l’estraneità del protagonista verso se stesso e la propria identità; Trelawny non è mai Io. Non si può essere un "Io", in effetti, quando i contorni della nostra persona non sono solo confusi, ma completamente distorti.
Cresciuto in una città che lo rifiuta, con un padre che ha amato solo un figlio che non era lui, Trelawny tenta di tracciare una geografia della sua esperienza insieme agli uomini della sua famiglia, gli altri protagonisti dei racconti: suo fratello Delano, il padre Topper ed il cugino Cukie. Padri che non hanno avuto padri o che li hanno avuti a metà, per qualche momento, quando davvero non serviva e faceva solo più male.
Trelawny annaspa, si dimena come il pesciolino che si è lanciato fuori dalla boccia quando era un ragazzino; così scivola sempre più giù, sempre più a fondo nel suo tentativo di farsi Io. Cerca di fare soldi rispondendo agli annunci di Craigslist – una ragazza che cerca qualcuno che le tiri un pugno, purché non sia un ragazzo nero, una coppia di ricchi che cerca un voyeur, purché sia un ragazzo nero –, tenta lavori, apre e chiude relazioni insapori e inodori.
It occurs to you that people like you – people who burn themselves up in pursuit of survival – rarely survive anyone or anything
E intanto fuori imperversa la Storia. Come l’uragano Andrew del 1992, che quasi distrugge la sua casa; la recessione del 2008 che lo lascia senza lavoro e senza prospettive, costretto a fare della sua macchina la propria casa mentre quella vera si sta inabissando sempre più nel terreno, forse per le conseguenze dell’uragano o forse per l’albero di aknee che suo padre ha piantato in giardino e rammollisce le fondamenta della casa.
Del resto, suo padre lo ha redarguito più volte che il frutto di aknee è buono solo da maturo perché prima, se si forza il baccello a schiudersi, si finisce per avvelenarsi; ma a lui cosa importa del frutto giamaicano, di suo padre, della casa che sta scomparendo.
L’unica cosa che conta, l’unica cosa per cui lottare quando non c’è nient’altro per cui valga la pena è la propria storia, l’identità fatta non di sangue ma di esperienze e di vita vissuta nell’attesa di tempi migliori, nel "presto migliorerà", nello stringere i denti e inghiottire il dolore; in quel meraviglioso, unico annaspare verso la luce, il riprendere fiato dopo aver nuotato forte. La consapevolezza estrema che nonostante tutto sopravviverai, e sarai in grado di perdonarti.
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