Compie 90 anni Fiori e alberi. Il cortometraggio d’animazione Disney diretto da Burt Gillett.
Influenzato dalle illustrazioni di Gustave Doré, racconta la love story tra un giovane albero e una bella alberella sullo sfondo del bosco a primavera. Apripista delle Sinfonie Allegre, fu il primo corto animato a vincere l’Oscar ma anche il primo film ad avvalersi del Technicolor: il famoso procedimento che regalò al cinema i colori più spettacolari della sua storia.
Era l’epoca d'oro dei corti e Walt Disney vedeva nel colore l’opportunità per lanciare le Silly Symphony, nate come spin-off della popolarissima serie di Topolino. Ma Fiori e alberi era già in produzione in bianco e nero, quando il papà di Mickey Mouse osservò i test del Technicolor a tre colori. Così, ordinò di cestinare il girato e di rifare il film a colori.
Per sbaragliare la concorrenza dei cartoonist della Warner Bros, Disney strappò un contratto in esclusiva con Technicolor.
Il successo cromatico di Fiori e Alberi convinse a produrre in Technicolor le Sinfonie Allegre e, qualche anno più tardi, Biancaneve e i sette nani che consegnò Disney all’eternità.
Che cos'è il Technicolor? Si tratta di un rivoluzionario processo di coloritura, frutto di vari e dispendiosi esperimenti, capace di conferire alla pellicola colori sgargianti e saturi al punto da sembrare quasi surreali. Fondato nel 1915 da Herbert Kalmus, il Technicolor conobbe i suoi fasti durante la Golden Age dei musical e dei kolossal epici.
10 Film in Technicolor che hanno fatto la storia:
La Maschera di Cera (Michael Curtiz, 1933)
Proto-horror girato in technicolor bicromatico, con messa in scena influenzata dall'espressionismo tedesco.
Biancaneve e i sette nani (1937)
Grazie all’inchiostratrice Helen Ogger, il Technicolor svolse un ruolo cruciale nel classico di debutto che consegnò Walt Disney all’eternità.
La leggenda di Robin Hood (Michael Curtiz e William Keighley, 1938)
Spavalda rivisitazione del popolare arciere di Sherwood, nella calzamaglia verde di Errol Flynn. La vivace tavolozza di colori è, ancora oggi, considerata uno dei migliori Technicolor dei Trenta.
Il Mago di Oz (Victor Fleming, 1939)
Non fu il primo film a colori né, tantomeno, il primo in Technicolor, ma segnò uno spartiacque tra presente e futuro. L’iconica sequenza in cui Dorothy si lascia alle spalle il monocolore del Kansas per lo scintillante mondo di Oz è una metafora del passaggio dal cinema in bianco e nero a quello a colori che risplende in tutta la sua magia.
Narciso nero (Michael Powell, Emeric Pressburger, 1947)
Girato in un glorioso Technicolor che sottolinea la tensione psicologia dei personaggi: cinque suore inglesi sopraffatte da un forte desiderio sessuale represso. Il film è noto per l’uso dei fondali opachi di W. Percy Day.
Scarpette Rosse (Emeric Pressburger e Michael Powell, 1948)
Altra geniale collaborazione tra il duo di registi e il direttore della fotografia, Jack Cardiff. Un cromatismo immersivo, fin dal momento in cui le scarpe rosse del titolo compaiono nei titoli di testa, saltando fuori dallo schermo in tutto il loro splendore. Kalmus lo definì il miglior esempio di Technicolor a tre strisce.
Il fiume (Jean Renoir, 1951)
L'India favolosa del Gange fa da sfondo al primo amore. Debutto a colori per il regista della Nouvelle Vague, in un Technicolor frutto di cinque mesi di laboratorio.
Cantando sotto la pioggia (Stanley Donen e Gene Kelly, 1952)
«Film di Hollywood su Hollywood» con Gene Kelly star del muto che vive il passaggio al sonoro, cantando in un Technicolor mai, così, sfolgorante.
La donna che visse due volte (Alfred Hitchcock, 1958)
Il Technicolor di Robert Burks fu la chiave del successo di Vertigo, il film in cui Hitchcock si focalizza sui colori in maniera ossessiva. Dall’incubo di Scottie, dai toni accesi e lampeggianti, all’uso maniacale del verde sulla misteriosa Madeleine.
Suspiria (Dario Argento, 1977)
Gran parte del capolavoro di Argento si basa sull'uso dei colori - innaturali e vibranti - ad opera di Luciano Tovoli e, con ciò, il Technicolor impiegato è una delle star del film.
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