Grazie alla tua passione per i film e per il lavoro dei tuoi colleghi artisti, ci hai portato alla più alta partecipazione di voto della storia dell’Academy
Queste le parole contenute nella lettera che Dawn Hudson, amministratrice delegata dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, ha voluto inviare a tutti i 9.487 giurati degli Oscar che hanno mandato le loro schede da ben 82 Paesi sparsi per il globo.
Sono gli effetti della nuova membership dell’Academy che, dopo la polemica sugli #OscarSoWhite, è corsa ai ripari facendo crescere gli elettori fuori dagli Stati Uniti dal 12% a oltre il 25% e, con loro, la premiazione di film non in lingua inglese come Roma di Alfonso Cuarón (2019), Parasite di Bong Joon-ho (2020) e l’anno scorso Minari di Lee Isaac Chung.
Ecco in parte spiegato anche che cosa è successo con le nomination di quest’anno con il giapponese Drive My Car che ha ottenuto addirittura quattro candidature, tra cui quelle prestigiose per il miglior film e per il regista Ryusuke Hamaguchi.
Drive My Car sembrerebbe dunque il titolo che darà più filo da torcere al nostro Paolo Sorrentino che, con È stata la mano di Dio, è entrato nella cinquina per il migliore film internazionale, categoria dove, oltre al norvegese La persona peggiore del mondo di Joachim Trier e a Lunana: uno Yak nella classe di Pawo Choyning Doruj, regista del Buthan, c’è anche il danese Flee di Jonas Poher Rasmussen che ha ricevuto altre due nomination tra i film di animazione e tra i documentari, a dimostrazione del discorso dell’allargamento territoriale delle candidature.
In questo senso va anche il nuovo riconoscimento speciale assegnato al film che otterrà più menzioni su Twitter. Gli utenti potranno esprimere le loro preferenze fino al 3 marzo (con un massimo di 20 voti al giorno), utilizzando l’hashtag #OscarsFanFavorite, per votare il loro miglior film scelto rigorosamente tra quelli non in nomination.
L’Italia è presente nelle candidature, oltre che con Sorrentino, che è stato l’ultimo a vincere l’Oscar per il migliore film straniero con La grande bellezza, anche con Massimo Cantini Parrini per i costumi di Cyrano di Joe Wright (dal 3 marzo in sala) e Enrico Casarosa, regista del Disney-Pixar Luca.
Ma, a sfidarsi con il maggior numero di nomination, nella la serata finale al Dolby Theater di Los Angeles del 27 marzo che verrà condotta, a differenza degli ultimi tre anni senza un presentatore ufficiale, da un trio al femminile: Regina Hall, Amy Schumer e Wanda Sykes, sono, con 12 candidature, Il Potere del Cane di Jane Campion, prima donna due volte candidata dopo Lezioni di piano, con 10 Dune di Denis Villeneuve, con 7 West Side Story di Steven Spielberg e Belfast di Kenneth Branagh.
Nella corsa per il miglior film se la dovranno vedere con le sei nomination di King Richard di Reinaldo Marcus Green, le quattro di Don't Look Up di Adam McKay e La fiera delle illusioni - Nightmare Alley di Guillermo Del Toro e le tre di Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson e I segni del cuore - Coda di Sian Hede.
Nelle cinquine forse più attese, quelle per i migliori interpreti, per il migliore attore troviamo le prove maiuscole di Javier Bardem (Being the Ricardos), Benedict Cumberbatch (Il potere del cane), Andrew Garfield (Tick, Tick … Boom!), Will Smith (King Richard) e Denzel Washington (Macbeth) mentre, per la migliore attrice, c’è l’imbarazzo della scelta con Jessica Chastain (Gli occhi di Tammy Faye), Olivia Colman (La figlia oscura), Penélope Cruz (Madres paralelas, un altro film non in inglese), Nicole Kidman (Being the Ricardos) e Kristen Stewart (Spencer).
Gli altri sapori di sala
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