Un tuffo nella scienza

Il riscaldamento nelle nostre case

Illustrazione digitale di Adèle Baer, 2022

Illustrazione digitale di Adèle Baer, 2022

Se avete una vecchia cascina di campagna o baita di montagna appartenuta ai nonni, quasi di sicuro quell’abitazione è nata senza riscaldamento: niente termosifoni, niente caldaia, niente acqua calda. Negli anni Cinquanta del secolo scorso, abitare in una casa con un impianto centralizzato di distribuzione del calore (una fornace in cantina che scalda e manda in giro acqua bollente lungo tubi che corrono nascosti nei muri) era un lusso riservato ai ricchi o a una parte degli abitanti delle città. Tutti gli altri si scaldavano a legna o a carbone con camini e stufe di diversa dimensione: molto più complicato e faticoso.

Oggi vivere senza riscaldamento è una rarità. Già negli anni Sessanta in Italia si iniziò a riempire le case di tubi del gas, in modo che la grande maggioranza delle abitazioni potessero esser scaldate e si potesse cucinare con facilità. Come sappiamo, la guerra di invasione della Russia in Ucraina ha fortemente diminuito le importazioni di gas che dalla Siberia (dove esistono enormi riserve sotterranee) arrivano anche nelle nostre case, viaggiando anche per 6-7 mila chilometri in tubi chiamati gasdotti.

Bisogna dunque sfruttare al meglio il gas che arriva dal mare del Nord, dal Nord Africa e dal Vicino Oriente (sempre attraverso altri tubi: ne sono stati costruiti migliaia di chilometri), impegnandosi su tre obiettivi di risparmio ed efficienza: imparare a scaldarsi usando meno energia, migliorare le tecnologie per portare il caldo in casa e cercare, appena possibile, di utilizzare sistemi di riscaldamento che sfruttino energie rinnovabili.

Come spesso ci ricorda Greta Thunberg, prima di fare delle scelte che riguardano la scienza o la tecnologia occorre ascoltare la voce della scienza. Ecco, allora, alcune raccomandazioni che propone l’Enea, l’ente nazionale di ricerca per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile. Il primo gesto da compiere per risparmiare energia è ridurre la temperatura dell’impianto di riscaldamento, portando il termostato a 19°Centigradi. Per una famiglia media di 4 persone che vive in un appartamento di 90-100 metri quadri in un condominio di città significa risparmiare almeno 200 euro in un inverno. La seconda cosa da fare è ricordarsi di chiudere i termosifoni quando per parecchie ore nessuno rimane in una stanza. Per esempio, quando uscite alle 8 del mattino per andare a scuola, c’è qualcuno nella vostra cameretta fino a metà pomeriggio? Probabilmente no. Allora chiudi il termosifone (e la porta) in modo che il caldo ci sia solo nelle camere della casa effettivamente abitate in quelle ore del giorno. E questo vale per ogni altra zona del vostro appartamento. Se riuscite a farlo per i 5 giorni lavorativi e scolastici della settimana (ovviamente il sabato e domenica la casa è più vissuta) si potrebbero risparmiare, alla fine dell’anno, altri 20-30 euro per ogni stanza che è stata riscaldata solo il pomeriggio e la sera.

Il terzo semplice gesto per arginare la “fuga di calore” di una stanza è quello di abbassare le tapparelle al tramonto. Fino a che c’è Sole conviene tenere aperte le tende (anche per evitare di accendere le luci elettriche anzitempo), ma appena diventa buio chiudere le imposte significa ridurre la dispersione del calore attraverso i vetri di finestre e balconi. Se potete, aggiungete all’interno una tenda più pesante del solito: il calore di quella camera rimane meglio custodito e forse vi accorgerete che il termostato può anche scendere a 18° senza problemi. Questi tre semplici gesti riguardano i comportamenti individuali e si possono anche fare a scuola (in classe, chiudere il termosifone quando finisce la scuola: a cosa serve che l’aula sia scaldata tutto il pomeriggio e la sera?), negli uffici pubblici e così via. Non servono nuove tecnologie.

Non appena se ne ha la possibilità occorre migliorare la capacità delle nostre abitazioni di “trattenere il caldo dentro”: in parole tecniche si chiama “coibentazione” e torna utile anche d’estate per “tenere il caldo fuori”. In due modi, principalmente: cambiare porte e finestre montando infissi a doppio o triplo vetro e facendo un rivestimento esterno alle mura perimetrali dell’edificio. Si chiama “cappotto termico” e agisce allo scopo di trattenere il caldo dentro l’edificio, esattamente come fa il piumino che ti metti d’inverno sopra la felpa. Tra l’altro, il tetto delle case, specialmente se c’è un terrazzo, è un’altra via di fuga insospettabile del calore; serve un isolamento anche in cima all’edificio, come farebbe un cappello di lana ben calcato sulla testa.

Altri piccoli-grandi gesti per risparmiare il gas sono cucinare sempre con i coperchi su ogni pentola o padella e tenere la fiamma bassa; magari impieghi qualche minuto in più nella cottura, ma il risparmio di metano è notevole. Inoltre, occorre evitare il più possibile la vasca da bagno in favore della doccia: significa risparmiare il 70% di acqua e quindi il 70% di energia per scaldarla. Un piccolo trucco: regalatevi un timer (come quelli usati in cucina) da mettere in bagno: per fare una doccia bastano 5-6 minuti.

Consigli di lettura

Altri consigli di lettura 

La posta della redazione

La posta della redazione

Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone?
Scrivi alla redazione!

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente