Illustrazione digitale di Giusy Gallizia, 2023
Cosa può significare, oggi, fare ancora necessaria memoria di un evento storico come questo, in un mondo che pare essere sempre più propenso a cancellare velocemente i fatti, a dimenticare in fretta, a restare in superficie, ad aggiungere informazioni in tempo reale, sempre diverse e contraddittorie, sempre troppe e non filtrate o documentate? Possono ancora servire le parole per ricordare? E possono servire i libri per ragazzi? Sì, sono utili a loro e a noi per allevare sguardi rinnovati.
La Storia ci aiuta a conoscere ciò che non abbiamo vissuto ma che è accaduto, grandi scoperte, esplorazioni, civiltà meravigliose, ma anche purtroppo a capire che ci sono state delle vere tragedie, in cui la parte peggiore degli uomini ha dato vita al male, a orrori che parrebbero inspiegabili, per motivazioni complesse che è giusto comprendere, ma anche giudicare.
Un bambino può capirne il senso, ne sono convinta, e con me lo sono i genitori, gli insegnanti, gli editori che ancora fanno leggere testi o guardare albi per avventurarsi nella realtà.
Oggi che siamo in un momento drammatico storicamente ma anche unico, tutti i bambini e i ragazzi stanno sperimentando in prima persona la complessità del presente e, forse, riparlare di storia, per conoscere, per approfondire, per fare in modo che niente accada più nello stesso modo, può davvero servire a ridare senso. Per essere o diventare persone diverse.
Illustrazione tratta dal libro "I bambini raccontano la Shoah", di Sarah Kaminski, Maria Teresa Milano, Valeria De Caterini, Sonda, 2020
Da sempre ho molta fiducia nella grande sensibilità dei bambini e dei ragazzi, hanno enorme consapevolezza e sono certa che salveranno il mondo, se sapremo dare loro degli strumenti adeguati, delle chiavi di interpretazione, se avranno la possibilità di incontrare dei maestri sulla loro strada, che non facciano lezione o solo dottrina, a quella sono impermeabili, ma che li rendano cittadini consapevoli dei valori imprescindibili della società e della democrazia.
Forse possiamo fare alcune riflessioni: studiosi, storici, giornalisti e scrittori lo hanno già fatto per noi in maniera meravigliosa e completa, molto meglio di quello che potrei scrivere in poche righe.
Parlare ai bambini e ai ragazzi della “banalità del male” non è cosa facile.
I vuoti di oblio non esistono. Nessuna cosa umana può essere cancellata completamente e al mondo c’è troppa gente perchè certi fatti non si risappiano: qualcuno resterà sempre in vita per raccontare. E perciò nulla può mai essere praticamente inutile, almeno non a lunga scadenza
Illustrazione tratta dal libro "L' albero della memoria. La Shoah raccontata ai bambini", di Anna Sarfatti, Michele Sarfatti, Giulia Orecchia, Mondadori, 2019
Non farò un piccolo riassunto di ciò che è successo, non credo serva una cronaca semplificata.
Vi parlerò invece di una ricostruzione nata dopo la tragedia della guerra e delle persecuzioni, a opera di una donna meravigliosa e coraggiosa, Jella Lepman, una figura fondamentale per la cultura europea che, nella Germania del dopoguerra, tra le macerie anche degli animi, è stata in grado di capire che i libri per ragazzi, le illustrazioni, l’arte e l’incontro tra bambini di diverse culture potevano essere uno strumento potentissimo, forse l’unico, per ricostruire quello che Hitler e la guerra avevano distrutto. Potevano ricucire le ferite profonde e le distanze, potevano, insomma, portare lontano.
Occorreva ricostruire l’immaginario dopo la più grande e disumana tragedia cui si era assistito, che ancora oggi ci rende increduli, pieni di orrore, e rimettersi in cammino, ripartire dalla morte più cupa, dalla filosofia di un uomo che si è fatto carnefice insieme ad altri uomini intorno a lui hanno eseguito gli ordini.
Jella pensava con forza che i libri avrebbero potuto salvare il mondo, così come la cultura, se diffusa in modo pulito, intelligente e profondo, seminando un senso e uno sguardo nuovo tra i ragazzi.
Illustrazione tratta dal libro "La storia di Anna Frank", Gallucci, 2022
Jella Lepman è stata una figura fondamentale per la cultura europea e non solo. Nella Germania del secondo dopoguerra, tra macerie materiali e morali, è stata in grado di capire che i libri per ragazzi, le illustrazioni, l'arte, l'incontro tra bambini, potevano essere uno strumento potentissimo per ricostruire quello che Hitler e la guerra avevano distrutto. In questo libro, uscito per la prima volta nel 1964, Lepman racconta in prima persona la sua avventura straordinaria, tra casse di libri, generali burberi ma non troppo, creatività e impegno.
Illustrazione digitale di Giusy Gallizia
Le parole, le figure dei libri sono mezzi straordinari di relazione capaci di aprire nuovi orizzonti [...] Jella suggerisce strade nuove e dalla sua visione nasce la più grande biblioteca internazionale per ragazzi del mondo
Monaco, alla fine della II guerra mondiale. Due fratellini orfani di padre, si aggirano tra le macerie della città, alla ricerca di qualcosa da mangiare. Mettere qualcosa sotto i denti è l'unica cosa che vogliono. Tutto, intorno e dentro di loro, sembra aver perso colore e speranza. D'improvviso la loro attenzione viene attratta da una fila di persone di fronte a un edificio. Pensando che possa trattarsi di un posto dove distribuiscono cibo, decidono di entrare.
I libri possono ricostruire quindi un altro sguardo, essere ponti verso un futuro migliore. Jella ha chiamato i grandi del mondo a contribuire alla realizzazione di un’idea, a muoversi verso obiettivi comuni, insieme a editori illuminati, affinché nulla si ripresentasse mai più come prima.
Forse questa visione sarebbe molto utile anche oggi nella scuola, ad esempio.
La Mostra internazionale di libri per bambini e ragazzi, realizzata nel 1946, fu una dichiarazione di fede, un rifiuto dell'orrore.
I libri, quelli buoni, così come il cinema, la fotografia, l’arte e l’illustrazione sono un diritto, una possibilità sconfinata, un passaporto che supera le frontiere, ma ci vuole chi sa seminare, veicolare con mano sapiente e delicata.
I buoni libri possono far ritrovare una visione ottimistica della vita tra le macerie della guerra e dell’orrore dei campi di concentramento. Quindi no, non possiamo permetterci di dimenticare la Storia, di non conoscerla, di negare il male che è stato pensato, fatto, messo in atto, ma dobbiamo forse regalare ai bambini, sin da piccoli, sin da subito, uno sguardo nuovo, di tolleranza verso chi è diverso, straniero, verso chi ha una diversa religione.
Altrimenti, non conoscendo la storia, sarà molto difficile interrogare il passato, comprendere il presente e riuscire ad interpretarlo per riprogettare un futuro diverso.
Illustrazione tratta dal libro "Rosa Bianca", di Roberto Innocenti, La Margherita, 2016
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