Niente è più bello della prima nevicata dell’anno, soprattutto per chi vive in quelle località dove non nevica quasi mai: strade, tetti e auto si coprono di un bianco lindo e morbido, le scuole chiudono e ci si trova tutti fuori a giocare. Se ami la neve, il tuo pupazzo è il più bello di tutti e le tue palle di neve sono ordigni aerodinamici che colpiscono con precisione millimetrica, ti interesserà sapere che la neve può essere anche un mestiere.
Il campione di sci, dici? Certo. L’autista dello spazzaneve? Sì, ma non solo. C’è un altro lavoro che forse non conosci: il nivologo. La nivologia sembra una specialità di Pico De Paperis, e invece esiste davvero ed è la scienza della neve. Un nivologo è un esperto di meteorologia – la disciplina che studia il meteo – che si è specializzato proprio nelle dinamiche della neve.
La neve non è tutta uguale. A seconda della durata delle nevicate, della quota, della temperatura e di molte altre variabili, il manto nevoso può cambiare moltissimo. La nivologia serve a prevedere le nevicate, ma anche a sapere come si comporterà la neve caduta: per esempio, se è destinata a permanere e accumularsi oppure si scioglierà subito. A stabilire le strategie migliori per tutelare la sicurezza urbanistica, la manutenzione delle strade, le piste da sci, il traffico. Ma la cosa più importante di tutte è studiare le valanghe, che sono pericolosissime per sciatori ed escursionisti.
Nei fumetti le valanghe hanno l’aspetto di grosse palle di neve compatte che rotolano giù per la montagna. In realtà una valanga è una massa di neve informe che scivola a valle per via della gravità e, man mano che scende, porta con sé altra neve ma anche detriti, rocce, rami, e – se misuriamo tutta l’area interessata dal movimento e dallo scivolamento di neve e altro – può estendersi per oltre 2 chilometri! Come puoi immaginare, una valanga è pericolosissima e chi ne è investito difficilmente potrà sopravvivere per raccontarcelo. Ecco perché prevedere le valanghe è una faccenda cruciale per la sicurezza collettiva.
Un nivologo non sa formulare una previsione puntuale come «domani dalla cima Tal dei Tali verrà giù una valanga di tot metri all’ora tale»; saprà però quantificare il rischio. Per esempio, quando le temperature scendono improvvisamente dopo giorni di grandi nevicate, è molto probabile che tratti di neve si sciolgano rapidamente e che l’area innevata attorno perda stabilità, iniziando a precipitare giù per la montagna: questi sono tutti ingredienti da manuale per generare una bella valanga. Tra i compiti del nivologo c’è valutare tutti questi fattori e mettere in guardia la popolazione per avvisare che, dato che il rischio valanghe è alto, è meglio non avventurarsi in montagna.
Il nivologo non è l’unico scienziato che studia la neve. Un paesaggio innevato ha caratteristiche molto particolari e costituisce un habitat unico, ricco di acqua e – aspetto non secondario – tutto bianco. Pensa per esempio a tutti quegli animali, come la pernice bianca o l’orso polare, che si sono evoluti con un manto bianco per mimetizzarsi al meglio nel candore della neve. Ecco: tutto questo è materia del naturalista. Se ami la neve e la biologia ma il meteo non ti appassiona, forse un giorno sarai uno zoologo, un’ecologa o un botanico specializzato in ambienti nivali.
Per esempio, lo sapevi che le alghe crescono non solo nel mare, nei fiumi e nei laghi, ma anche nella neve? Se durante una ciaspolata vedi sulla neve una grande distesa rossastra, non temere: non è passato un serial killer! È solo l’alga Chlamydomonas nivalis, che contiene carotenoidi responsabili del rosso-arancio vivace che la fa spiccare sul bianco della neve. In francese si chiama sang de glacier, cioè sangue dei ghiacciai, perciò se hai pensato al serial killer sei in buona compagnia.
Negli ultimi anni studiare gli habitat nivali è diventato ancora più importante, perché la crisi climatica li sta trasformando. Le alte temperature sciolgono la neve, oppure non permettono nemmeno che si depositi, a quote che ospitano esseri viventi abituati a trascorrere l’inverno in mezzo alla neve. Non è un bel periodo per essere un abitante di un habitat nivale.
Sulle Alpi, per esempio, il manto nevoso si va via via restringendo e non resiste a lungo come un tempo. Questo significa che tutte le piante e gli animali abituati a vivere su un territorio coperto di neve si trovano improvvisamente in un ambiente del tutto diverso. Inoltre la neve è una favolosa riserva d’acqua: se invece di 5 bei centimetri di neve hai attorno roccia a perdita d’occhio, per esempio, perdi la possibilità di bere.
Molte specie si stanno spostando più in alto, alla ricerca di un clima più freddo. Se per gli uccelli è abbastanza facile, pensa agli insetti: una vita non basta per spostarsi così tanto. Oppure immagina di essere una lepre delle nevi, praticamente invisibile sulla neve: se al posto della neve c’è roccia, terra o erba, il bianco del tuo pelo spicca moltissimo e sarai la prima preda dei carnivori. Proprio perché gli ambienti nivali si stanno riducendo, è importante studiarli adesso e capire come arginare i danni della crisi climatica.
Se poi neanche questo mestiere ti convince, niente paura: con la neve puoi continuare semplicemente a giocare!
Consigli di lettura
Di
| L'Ippocampo Ragazzi, 2022Di
| Camelozampa, 2021Di
| Editoriale Scienza, 2020Di
| Il Castoro, 2014Altri consigli di lettura
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