COPIE PERSONALIZZATE DAGLI AUTORI DISPONIBILI!
“Ploch!”
L’onomatopea preferita da Teresa affonda la sua radice nell’ironia, come il piede che emette quel suono affondando in qualcosa di “poco simpatico” lungo il cammino.
Teresa Radice ha un sorriso spigliato e vivace, ed è sorprendenteme la facilità con cui cambia registri nella conversazione: un’apertura mentale, la sua, che ritroviamo anche nelle bellissime storie che ci racconta nei graphic novel realizzati a quattro mani con il marito, Stefano Turconi.
Già, diciamo due parole a proposito di Stefano: “Ciac!” è il suono che a lui piace disegnare, mimando in punta di pennino il rumore di qualcosa che si rompe… ma il diavolo, si sa, è nei dettagli: se guardate la videointervista realizzata con questa formidabile coppia creativa, noterete che abbiamo dato a quel “Ciac!” una connotazione cinematografica.
Perché Stefano è un regista di grande sensibilità visiva, che al posto di cineprese o telecamere usa matite e chine.
Il risultato di un simile tandem creativo è alla base del successo fenomenale ottenuto dalla saga delle "Ragazze del Pillar" (il cui primo volume è stato vincitore del Gran Guinigi per la miglior sceneggiatura ai Lucca Comics Awards 2020).
Nella storia raccontata nel secondo volume de "Le ragazze del Pillar", i talenti del duo Radice-Turconi si esprimono al loro meglio, regalandoci una storia che ci riporta alle atmosfere picaresche e vivacissime del Pillar to post, la casa d'appuntamenti del porto di Plymouth, all'inizio dell'Ottocento.
Noi ci facciamo guidare dalle emozioni. Sono storie che entrambi abbiamo voglia di raccontare e che scaturiscono da qualcosa che abbiamo vissuto insieme
Radice e Turconi somigliano a due personaggi dei fumetti che, rispettivamente, scrivono e disegnano.
Da questi due autori emana un sereno carisma che li renderebbe, ciascuno a suo modo, ideali protagonisti di una storia di quelle per le quali vanno giustamente celebri presso una crescente comunità di fumettofili, quelli più esigenti e appassionati, i lettori che amano storie ben scritte e altrettanto ben disegnate.
Con “Non stancarti di andare”, la premiata ditta Radice e Turconi ha messo a segno un centro difficile da ignorare, nel 2017, stabilendo la propria firma collettanea come un trademark di assoluta qualità, capace di raccontare storie ben radicate nel presente, con tutte le sue contraddizioni e possibilità.
Con la saga dedicata alle “Ragazze del Pillar”, inaugurata da un primo volume due anni fa, Stefano e Teresa sono stati addirittura di Manica larga, attraversando in nave lo stretto compreso fra Calais e Plymouth e portando noi lettori nel cuore di una storia che rimanda, per intensità e atmosfere, alla taverna dell'ammiraglio Benbow nella quale i racconti di Long John Silver facevano prendere vita alle storie di pirati più belle che siano mai state raccontate. Ma la storia è narrata filtrandone gli umori attraverso lo sguardo delle ragazze che ne sono protagoniste, ciò che conferisce al tutto un respiro ancor più ampio e coinvolgente.
Come si ottiene un exploit ragguardevole com'è quello messo a segno dai nostri con "Le ragazze del Pillar"?
Bè, la ricetta è semplice, apparentemente. "Mi piace avere più riferimenti possibile: guardo moltissimo le fotografie dei quadri dell'epoca. Cerco sempre di dare un aspetto emotivo al colore. E poi uso moltissimo le foto che faccio io, e che trasformo nei cieli nelle vignette più grandi. Dove ci sono cieli con tante nuove, ecco: quelle sono foto rielaborate", racconta Stefano a proposito del modo in cui lavora.
Teresa gli fa eco, aggiungendo li particolare che fa capire perché la torta messa in forno dai due sprigioni sempre profumi buonissimi e facendoci capire senza nessun ulteriore dubbio per quale ragione le storie che ci raccontano siano magiche: "Noi ci facciamo guidare dalle emozioni. Sono storie che entrambi abbiamo voglia di raccontare e che scaturiscono da qualcosa che abbiamo vissuto insieme".
Venite a scopire "Le ragazze del Pillar" nelle copie personalizzate dagli autori: ne resterete ammaliati.
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