Wallie riesce a colpire dritto nel segno senza stratagemmi, gli basta semplicemente aprirci il suo cuore. Questa storia intensa e toccante farebbe sciogliere come burro sul cemento d’estate anche una pietra.
Con una dedica piena d’affetto e stima sincera, Giulio Mosca, originalissimo illustratore e autore di Clorofilla (Feltrinelli, 2021) meglio conosciuto come Il Baffo, invita alla lettura di Uova di lucertola, l’ultimo graphic novel autobiografico di Wallie, nome d’arte di Walter Petrone.
Nato nel 1995, Wallie vive a Bologna e, come il suo amico e collega Mosca, anche lui può essere definito un fumettista social, visto il grandissimo seguito di follower che su Instagram ammira il guizzo ironico e la profonda empatia che animano le sue storie. Dopo l’esordio nel 2018 con Solo un altro giorno (Manfort), ha pubblicato (con Feltrinelli Comics, come Uova di lucertola) Croce sul cuore (2020) e, sceneggiato da Tito Faraci, il graphic novel Un sogno chiamato Giffoni (Feltrinelli, 2020).
Un autore “senza maschere”, come racconta ancora Giulio Mosca, capace di mettere nero su bianco una narrazione estremamente diretta, a volte un po’ sopra le righe, mai esasperata o fasulla. “Riesce ad arrivare al cuore come farebbe un bambino, una delle cose più difficili da mantenere quando si cresce.”
In Uova di lucertola, tenera e brillante avventura di crescita e guarigione, Wallie conquista il lettore con la leggerezza e la sensibilità che lo contraddistinguono e attraverso le quali rivive episodi della sua infanzia, proiettandoli in una riflessione più ampia e lucida sui sogni e sulle angosce della generazione a cui appartiene.
Una riflessione consapevole e adulta sulla violenza connaturata al genere umano, malgrado la società evoluta tenti di contenerla ed esorcizzarla.
Benvenuto, Wallie! Raccontaci un po’ di te, della tua passione per il fumetto e dei tuoi esordi.
Faccio fumetti da quando andavo alle elementari e, guardando i cartoni animati di Dragon Ball o Naruto insieme a mio fratello, mettevo di fianco a me una risma di fogli A4 e, foglio dopo foglio, disegnavo una tavola. Per me fare fumetti è ciò che più assomiglia ai giochi e ai cartoni: in pratica, ciò che faccio ora come lavoro è quello che da bambino era un gioco.
Uova di lucertola è un esempio riuscito di come l'arte possa partire dalla biografia e trasformarla, riscattarla, anche quando parte da un elemento difficile com’è quello che racconti nel tuo libro. Ci dici qualcosa di più sulla storia?
È una storia reale che è successa a me. Ovviamente è una storia che ho romanzato per renderla godibile ai lettori, ed è mossa da un evento in particolare. L'anno scorso ho deciso di incontrare dei vecchi amici delle elementari e di intervistarli di persona dopo quindici anni che non ci vedevamo. Volevo parlargli di una serie di episodi di prevaricazione e violenza subiti da parte delle maestre delle elementari, per capire come loro avessero vissuto questi atteggiamenti e quanto questi ultimi avessero influito sulle loro vite. E, nelle interviste, ho trovato conferme. Così, ho tratto degli spunti per scrivere un libro in cui parlare del rapporto che da bambini si ha con l'autorità, rappresentata dalle maestre elementari, e della gestione dei sentimenti che, invece, si esplicano nel rapporto con i genitori. Due tipi di rapporto che influiscono moltissimo sulla vita adulta di ciascuno.
Parliamo del modo molto personale in cui immagini – disegnandolo - una sorta di bestiario disneyano. Una volta c'erano i fabliaux medievali in cui ciascun animale riassumeva delle virtù e vizi... anche per te è così?
… bè, diciamo che il vero motivo per cui lo faccio è perché sono più bravo a disegnare gli animali che le persone (ride). Una volta che ho deciso di “animalizzare” le persone, cerco di dare loro una caratterizzazione che rispecchi il loro modo di essere e, in questo, mi ha aiutato tantissimo Tuono Pettinato (ndr Andrea Paggiaro, grandissimo autore di fumetti che ci ha lasciati nel giugno di quest’anno), che è stato mio insegnante all’Accademia di Belle Arti. Per esempio: nel fumetto, il mio migliore amico è un lupo a cui lancio di continuo una pallina e che si allarma se sente rumori strani che provengono da fuori…
Quello del fumettista è un lavoro che, visto da fuori, sembra tanto creativo e appassionante quanto solitario…
La fase di raccoglimento, che è quella in cui si crea e mette su carta il fumetto, per me dura circa sei mesi ed è un periodo in cui riesco a misurarmi con la solitudine. È una fase sfiancante, di cui solitamente la gente non si rende conto. Una fase in cui si rivede tutto, vignetta per vignetta: poi il libro esce…e si legge in un’ora massimo!
Bologna non è una città come tutte le altre, per chi fa il tuo mestiere: è una città con una tradizione illustre di fumettisti che data sin dagli scorsi anni Settanta. Ti senti in qualche modo in dialogo con le generazioni che ti hanno preceduto?
Se avessi più stima di me stesso, probabilmente sarebbe così! Penso ai grandi autori che hanno vissuto lì o che vivono ancora lì, che ci hanno vissuto per un periodo o che sono morti, come Paz (Andrea Pazienza), diventando dei simboli del fumetto italiano. Se togliessi il velo di Maya che ho davanti alla percezione di questi autori, mi renderei conto che, in realtà, erano dei ragazzi “pazzerelli” e strani, un po’ come noi oggi. Ma mi astengo dal confronto per una questione di reverenza nei loro confronti.
Gli autori e i libri che hanno ispirato Wallie
Di
| Coconino Press, 2018Di
| Coconino Press, 2021Di
| Oblomov Edizioni, 2018Di
| COMICON Edizioni, 2019Di
| Coconino Press, 2019Di
| Coconino Press, 2007Di
| COMICON Edizioni, 2012Di
| Coconino Press, 2017Abbiamo domandato al tuo collega Giulio Mosca, Il Baffo, che cosa pensa di te. Ma prima di dirtelo lo chiediamo anche a te: cosa pensi di lui? E che cosa ritieni che lui pensi di te?
Del Baffo ammiro tantissimo l'impegno che mette nel fare le cose, la sua mentalità molto imprenditoriale che si riflette in una straordinaria professionalità a livello lavorativo. E poi, soprattutto, stimo la sua gentilezza, la sua educazione (rispetto a me che sono un tipo po’ più punk).
Che cosa pensa lui di me? Mmm…be’, spero mi voglia bene, considerando che, dai tempi in cui pubblicavamo con la casa editrice Manfort, dormiamo sempre insieme negli alberghi in occasione dei firmacopie. Presumo gli piaccia la mia compagnia…almeno finché non chiederà di cambiare stanza!
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