In tempo di pace i figli seppelliscono i padri, ma in tempo di guerra sono i padri a seppellire i figli
Nelle parole dello storico greco Erodoto, scritte nel V secolo a.C. e scelte come citazione d'apertura, c’è tutta l’assurdità della guerra che dalla notte dei tempi ha devastato il genere umano. Quel mandare a morte i più giovani, di qualsiasi schieramento essi siano, privandoli del loro futuro. Ogni guerra, dall’antichità ad oggi, sempre è giunta a questo macabro risultato. Eppure, non sembriamo proprio capaci di imparare dalle lezioni del passato.
Ed è questo pensiero che non riesce a smettere di girarci in testa, mentre guardiamo increduli il calendario segnare un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina, iniziata il 24 febbraio 2022, e ancora lontana da una sua conclusione.
365 giorni di devastazione, di edifici distrutti, quartieri sventrati dalle bombe, scuole svuotate dai sorrisi festosi dei bambini, strade che non conducono più da nessuna parte. Intorno alle città, in quei vasti campi che hanno reso l’Ucraina il granaio d’Europa, solo carri armati e mine antiuomo in attesa della prossima vittima. L’orrore e la disperazione negli occhi delle persone, attonite, davanti a quello che è diventata la loro vita, davanti ai loro cari morti. Persone che, tuttavia, con dignità resistono, chi in patria, chi esule.
Non siamo qui per analizzare le cause di questo conflitto, le ragioni di questo o di quello, non è il nostro scopo e c’è chi ha più competenza di noi per addentrarsi in riflessioni di questo tipo, come ha fatto, ad esempio, Bernard-Henri Lévy nel suo Dunque, la guerra!, lucidissima analisi pubblicata in questi giorni.
Ma non possiamo tacere davanti alla triste consapevolezza che ancora una volta l’uomo ha scelto la guerra, ha scelto la morte. Serve riflettere su questo. Perché troppo spesso ci abituiamo e basta, sempre più assuefatti alla violenza. Dov’è l’attenzione mediatica di un anno fa? Dove sono gli aiuti umanitari che da ogni dove confluivano a Kiev nei primi mesi? I riflettori non si sono spenti, ma senz’altro le nostre coscienze, cauterizzate le ferite iniziali dovute all'incredulità e allo sgomento, hanno iniziato ad andare oltre, mentre in realtà in Ucraina si continua a morire ogni giorno.
Allora fermiamoci a pensare a questa guerra e a quello che in generale, le guerre hanno tolto a intere generazioni. Leggendo i racconti di guerra, i memoriali di chi ha vissuto il campo di battaglia, i romanzi ispirati a quei momenti, ne cogliamo la disperazione comune, la profonda convinzione dell’assurdità di ogni guerra. Possibile che non si riesca a fermare questo orrore? Che gli interessi di pochi siano sempre e comunque più determinanti delle vite di milioni di persone?
Abbiamo selezionato tantissimi autori che, in modi e tempi diversi, si sono occupati della guerra, l’hanno raccontata in prima persona, analizzata a posteriori o hanno tentato di liberarsi del suo peso insopportabile. Ci auguriamo che troviate il tempo di scegliere alcuni di questi testi, condividerli con i vostri amici e famigliari, perché solo dalla consapevolezza collettiva di cosa è stata la guerra e di cosa ancora oggi significa per chi vi è coinvolto, può passare la speranza del cambiamento e della pace.
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