Forse il torneo newyorchese segna il passaggio del testimone da una generazione a un’altra
Lo US Open di questi giorni, che chiude la stagione del grande tennis venendo nel calendario dopo l’Open di Australia, il Roland Garros e Wimbledon, verrà anche ricordato come la fine di un’era? Serena Williams, a meno di ripensamenti, ha giocato a New York la sua ultima partita, annunciando il ritiro dopo la sconfitta al terzo turno. Rafa Nadal è stato eliminato agli ottavi da un 24enne. Novak Djokovic era assente perché in base alle regole americane chi non è vaccinato contro il Covid non può giocare – e lui continua ostinatamente a rifiutare il vaccino.
E Roger Federer deve ancora riprendersi da un’operazione al ginocchio nell’agosto 2021 che da allora lo ha tenuto lontano dai campi da gioco: per la prima volta dal 2000 si trova adesso fuori dalla graduatoria dei primi 50 giocatori del mondo.
Federer ha 41 anni, Serena 40, Nadal 36, Djokovic 35: l’età suggerisce che siamo arrivati al crepuscolo degli dei della racchetta?
A contendersi il titolo dello US Open, uno dei quattro del Grande Slam, ora ci sono tennisti come il nostro Sinner, 21 anni, e lo spagnolo Alcaraz, 19 anni, neanche nati quando già i magnifici tre del tennis maschile e le sorelle Williams facevano meraviglie sulla terra e sull’erba.
È presto per dire loro del tutto addio: nel 2022 Rafa ha vinto in Australia e in Francia, Novak ha vinto a Wimbledon, sentiremo ancora parlare di loro. Ma forse il torneo newyorchese segna il passaggio del testimone da una generazione a un’altra. Ognuno di noi ha un ricordo delle epiche sfide che ci hanno mostrato per due decenni. E pure qualche rammarico: il mio rammarico, ad esempio, sono i due servizi match-point sprecati da Federer al tie-break nel quinto set della finale poi vinta da Djokovic a Wimbledon nel 2019.
Come dice un amico, anche lui tifoso del campione svizzero: “È stata la più grande delusione sportiva della mia vita”.
Dai primi anni difficili e stranamente indisciplinati, a quelli del suo dominio incontrastato, per poi arrivare alle rivalità infinite, prima con Rafael Nadal e poi con Novak Djoković, che col loro confronto di stili hanno fatto brillare ancora più intensamente l'unicità del tennis di Federer.
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