Sapore di sala

Isabella Rossellini, i 70 anni di una “primatista di famiglia” 

È corretto dire che Isabella Rossellini sia una “primatista di famiglia”.
Non le basta essere figlia d’arte. Lo è tre volte, di padre, di madre e di marito. ... e che artisti, se è vero che su di loro Oscar, Palme e Leoni sono caduti a pioggia!
Non c’è dubbio che i tre facciano parte del corpo del cinema. Significa che il cinema non sarebbe stato lo stesso, senza di loro.
 

Ingrid Bergman e Roberto Rossellini si conobbero nel 1948.
Erano entrambi divinità del cinema. Rossellini, coi suoi film come
Roma città aperta e Paisà aveva letteralmente cambiato il cinema.
Non distinguevi più un fotogramma di fiction da un documento di realtà. Fu Otto Preminger - uno che se ne intendeva - a scrivere "La storia del cinema si divide in due ere: prima e dopo Roma città aperta”.
Quando conobbe Rossellini, Ingrid era semplicemente la massima diva di Hollywood. Aveva già preso parte a titoli-leggenda come
Casablanca, Per chi suona la campana e Notorius.
E aveva già vinto un Oscar da protagonista con
Angoscia. Ne avrebbe vinti altri due con Anastasia e Assassinio sull’Orient Express.
Ma evidentemente cercava altri orizzonti, così scrisse questa lettera:
“Caro Signor Rossellini, ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà e li ho apprezzati moltissimo.
Se ha bisogno di un'attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il suo tedesco, non si fa quasi capire in francese, e in italiano sa dire solo ti amo, sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei.

firmato: Ingrid Bergman”.

I due s'incontrarono e fu l’inizio di una delle più intense e chiacchierate (erano entrambi sposati) storie d’amore del cinema.
Una storia che produsse… tanta roba!

Un anno importante è il 1952, quando il regista dirige la moglie in Europa ’51, opera significativa nella quale i due danno il meglio. In quello stesso anno nascono le gemelle Isotta Ingrid e Isabella. Isabella è dunque figlia di un privilegio che le aprirà tutte le strade. Non possiede la presenza e lo charme esclusivo di mamma, ma appare subito curiosa, intelligente, con un’attitudine a esplorare tutto.  

Per cominciare - e per vocazione cosmopolita - si trasferisce negli Stati Uniti e intraprende la carriera di modella. Possiede un appeal personale che può estendersi a tante discipline.
Ventottenne appare già su
Vogue, edizione inglese e americana. I maggiori fotografi di settore se la contendono. Collabora con artisti come Richard Avedon. Helmut Newton, Francesco Scavullo e Annie Leibovitz. Diventa reginetta di moda e cosmetici. Nel 1982 la prestigiosa casa di bellezza Lancôme la assume come testimonial. 

Nel marzo 1988 le arriva un riconoscimento prestigioso: il Museo d’arte moderna di Parigi le dedica una mostra fotografica. Titolo: Ritratto di donna.  

Naturalmente il cinema l’ha chiamata. Anche se Isabella non ha mai considerato quella disciplina una priorità. È stata nel cast di opere di qualità, se non di capolavori assoluti 

Certo ricordabile è Il sole a mezzanotte, dove il suo partner era nientemeno che Baryshnikov. Altri titoli, fra i molti: La sindrome di Stendhal, La morte ti fa bella, Wyatt Earp, Velluto blu, La solitudine dei numeri primi. È stata Minerva nell’Odissea di Koncalovskij. 

Isabella non ha ottenuto i riconoscimenti dei suoi parenti, ma ha sempre lasciato, nelle sue partecipazioni, una po' della classe esclusiva che le appartiene.  

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