MaliDizioni

Senz'ombra fra le ombre della sera

È un giorno di quelli in cui preferirei far andare le mani che la testa.
A dirla tutta non farei andare nemmeno le mani. Farei andare gli occhi e le orecchie nascosta dietro un caffè alle 10.00, una spremuta alle 11.00, un mimosa alle 12.30, innumerevoli tisane tra le 14.00 e le 18.00.

Sono giorni in cui fagocito ogni istante per non perdermi nulla, eppure mi sorprendo a non aver nulla da raccontare.

Riesco a vedere i pensieri avvicinarsi a me e poi scoppiare come bolle di sapone appena mi toccano le tempie e iniziano, cantando come sirene, le distrazioni.

Forse dovrei spostare la lampada gialla da sotto il tavolino rettangolare a sinistra del divano a sotto il tavolino tondo che si trova alla sua destra. Anzi no, la lampada gialla stava meglio dov’era o probabilmente dovrei proprio metterla da un’altra parte, tipo dietro al cactus.

Senilità

Di Italo Svevo | Feltrinelli, 2014

An Underachiever's Diary

Di Benjamin Anastas | The Dial Press

Storia straordinaria di Peter Schlemihl

Di Adalbert von Chamisso | San Paolo Edizioni, 2019

1Q84. Libro 1 e 2. Aprile-settembre

Di Haruki Murakami | Einaudi, 2015

Doppelgänger

Di Lorenzo Giacinti | Porto Seguro, 2020

Quando mi sembra di aver trovato un filone, citofona il corriere che non vuole lasciare il pacco nell’ascensore perché non può rischiare che qualche malintenzionato si porti via le grucce per i miei stivali.

Scendo, risalgo, brontolo. Mi siedo, di nuovo. Apro Twitter, chiudo Twitter. Mi ricordo che serve una mensola Lack e penso che la mensola non può aspettare, quindi eccomi sul sito di Ikea, che "oddio che simpatico quel tappeto colorato! starebbe divinamente nella cabina armadio... o meglio una pelle di pecora che fa tanto casa ? No, dai, la pelle di pecora fa troppo baita".

Altro pensiero, altra bolla. Bolle, come quelle che nel videogioco della mia infanzia si eliminavano a gruppi di tre dello stesso colore.

Vorrei che, invece, le bolle si appoggiassero e mi rotolassero addosso, costringendomi a seguirne il percorso.
Così potrei provare ad analizzare il motivo per cui nel 2021, epoca di sedicente emancipazione dai modelli preconfezionati in qualsiasi ambito, il sito di Ikea cerca di attirare l’attenzione di noi "mendicanti di Lack" puntando tutto sulla sezione "i più venduti" .
Saranno pure i più venduti ma - sospiro di sollievo - non corrispondono mai a quelli che comprerei io. A parte, come già detto, la mensola Lack (che però è piuttosto neutra, quindi forse non vale).

Infatti non c’è volta in cui non fugga da un negozio quando sento pronunciare "lo stiamo vendendo tantissimo" riferito al capo che sto provando.

Questo, certamente, non vale per i classici. Ma mi chiedo: in un momento storico in cui non mangiamo, non balliamo e non prendiamo il tram senza volerlo far sapere al mondo intero, perché dovremmo volerlo fare indossando tutti lo stesso paio di jeans?

A proposito di jeans, dove saranno finiti gli skinny neri? Saranno al mare? ... a proposito di mare, non ho mai ritirato la mia camicia rosa, chissà se quella macchia è venuta via...

Anche i mostri oggi sono discretamente inconcludenti, infatti mi vesto impiegandoci un tempo che normalmente impiego solo per pensare che dovrò vestirmi.

Il solo modo che conosco per risolvere lo stallo è la passeggiata pensierosa. Indosso scarpe che ho da più di dieci anni e che - per forma e stampa - sono incredibilmente adatte alla stagione. Ho aspettato con così tanta pazienza il maestoso ritorno del tartan che ora c’è solo da festeggiare.

Appena entrata nel bar provo a lanciare l’interrogativo alle mie amiche. Trovandole per fortuna in orario da "qualsiasicosa, ma soeur!" 
Una di loro mi risponde che ha trascorso una serata intera in compagnia di due donne con lo stesso nome, lo stesso taglio di capelli e lo stesso gusto nel vestire. Non ha fatto che scambiare l'una per l'altra, di continuo, non avendo nemmeno l’attenuante dei troppi bicchieri.

Tornando verso casa, mentre mi muovo in quel momento indeciso che è la fine di novembre tra negozi chiusi e luminarie ancora spente, cerco di ricordare il nome di quel fotografo che passava le giornate nella piazza principale delle città fotografando le persone e i loro vestiti.
Quel che risulta, osservando con attenzione il suo lavoro, è che siamo tutti cloni, inconsapevoli ma convinti della nostra unicità.

Io no! mi sono detta, convinta almeno dalle mie scarpe ibernate dal 2010.

Il mio carrello su Ikea.it resta pieno e penso che la Lack andrò a prenderla di persona. Magari nell’angolo delle sorprese trovo un pezzo che non è piaciuto a nessuno.

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