Scelti per voi

Acid for the children di Flea

Guardo la copertina dell’autobiografia di Flea e il primo pensiero che ho in testa rimanda immediatamente a quella dello splendido album “Green mind” dei Dinosaur Jr., con lo scatto del fotografo Joseph Szabo del 1969 (più o meno contemporaneo alla foto di Flea bambino) di una ragazzina con la sigaretta in bocca. L’effetto di quell’immagine è il medesimo: impertinente, ingenuo, sbagliato e affascinante al contempo.

Acid for the children

"Acid for the children" è una storia di formazione e al tempo stesso una lettera d'amore alla musica e alla creatività, il debutto di una meravigliosa voce letteraria, la cui prosa è brillante, selvaggia e imprevedibile come l'iconico bassista dei Red Hot Chili Peppers.

Flea, la scatenata “pulce” del rock, eletto uno dei più bravi bassisti della musica contemporanea, mi ha sempre dato la sensazione di un bambino cresciuto, uno di quelli pronti a mettersi in mostra con un comportamento inadeguato, dai facili eccessi che li rendono ridicoli e dagli atteggiamenti imprevedibili che portano spesso guai. Quei bambini che, per quanto difficili, non puoi non considerare autentici.

Un’idea che per quanto trovi conferma nella lettura di Acid for the children, ne scopre una spiegazione decisamente più profonda. Anche perché Flea prende il concetto di autobiografia davvero sul serio analizzando la sua vita dalla nascita in Australia per arrivare fino alla formazione embrionale della band che sarebbe poi diventata i Red Hot Chili Peppers.

Eravamo abbastanza sballati e innocenti da farci da parte e lasciare che l’universo lavorasse per noi, con una squadra di scienziati divini a combinare insieme gli elementi pronti a esplodere

Nelle pagine di questo memoir, aleggia spesso l’effetto “sliding doors”, ovvero cosa sarebbe accaduto se le cose non fossero andate come sono andate. E proprio riguardo al sodalizio con Anthony Kiedis, dice:

Era il mio migliore amico, una persona che per tutto il tempo avevo avuto proprio davanti agli occhi, la chiave magica per il regno cosmico. Non avevo mai pensato di fare musica con lui, che pure aveva attraversato gli intricati sentieri della mia adolescenza. Era lui la scintilla che serviva per accendere il fuoco, e tutto era lì, pronto a bruciare…

Come dicevo, la storia personale di Flea fa pensare spesso ai vari “se non fosse accaduto che…”, a partire dal trasferimento della famiglia dall’Australia agli Stati Uniti, al divorzio dei genitori, al nuovo compagno della madre che divenne in parte il suo principale iniziatore al jazz e in parte la fonte dei suoi più grandi drammi vissuti da bambino. Quindi, l’infanzia in disparte, la formazione di un carattere non facile, i comportamenti sempre un po’ “sopra le righe” (di cui si è spesso pentito), la solitudine, e poi, l’amore per la tromba jazz e successivamente per il basso funk, l’incontro in adolescenza con Anthony Kiedis e Hillel Slovak, gli eccessi giovanili.

Le famiglie disastrate e disfunzionali, mia, di Anthony e di Hilel, avevano alimentato il nostro desiderio di vicinanza. Volevo creare la mia famiglia insieme agli amici con i quali andavo in giro

La vita di Flea sembra la scelta spesso casuale e caotica di una serie di bivi (come l’inizio della carriera da attore) e degli incontri altrettanto accidentali con una serie di persone (come Jean-Michel Basquiat dallo stesso spacciatore di eroina, per dirne una…) dalle quali il nostro autore è sempre riuscito a cogliere il buono, a trarne l’ispirazione, nonostante l’ambiente malsano, pericoloso.

Se si guarda Flea suonare oggi, alla soglia dei sessant’anni, mentre si dimena come uno scimpanzé sul palco con qualche assurdo costume colorato, viene da pensare a uno zio un po’ matto in vena di baldoria. Ma Acid for the children riesce a far comprendere quanto poco ci sia del personaggio costruito e quanto quella sia genuina espressione di sé stesso, del suo personale modo di estraniarsi, di accogliere la musica, di suonarla, di viverla: “…sentivo il mio corpo trascinato dal ritmo, burattini nelle mani degli déi.”

Nella confusione di una giovinezza passata nelle strade frenetiche della Hollywood tra gli anni ’70 e ’80, la salvezza di Flea non è stata frutto del caso (o come dice lui, dell’opera di qualche entità angelica), ma della sua capacità, affatto scontata, di ascoltare sé stesso, dar fiducia al proprio istinto, affidarsi alla propria passione e coltivarla caparbiamente, con devozione.

Quella che Flea racconta con candore e un misto senso di rammarico, nostalgia e gratitudine, è la storia di un ragazzino alla ricerca di un posto nel mondo. Che poi quel posto lo abbia portato alla ribalta della storia della musica contemporanea, quello è tutto merito suo: “…mentre ci provo vivo a pieno, mi impegno nella battaglia e sono me stesso.”

Le recensioni della settimana

La posta della redazione

La posta della redazione

Hai domande, dubbi, proposte? Vuoi uno spiegone?
Scrivi alla redazione!

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto al carrello devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Per poter aggiungere un prodotto alla lista dei desideri devi essere loggato con un profilo Feltrinelli.

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto al carrello correttamente

Chiudi

Il Prodotto è stato aggiunto alla WishList correttamente