La gente ormai si era abituata all’idea di un inverno asciutto, con pochi soldi e niente da mangiare. Ed è così che era andata. L’inverno era arrivato e se n’era andato. Le fabbriche erano ancora deserte. Il fiume continuava a scorrere ma non c’era fumo sulla città. Metà degli abitanti era ancora senza lavoro. Il fiume e le stagioni andavano e venivano ma i macchinari erano fermi e noi non sapevamo quando avrebbero ripreso a funzionare
Questa è l’America della Grande Depressione. Un’America fatta di miseria, corse di cavalli e giocatori d’azzardo, case pignorate e matrimoni finiti. Questo è il paese che ci si trova a percorrere in Birra scura e cipolle dolci, raccolta di tredici racconti giovanili di John Cheever, indiscusso maestro della short story americana.
Cheever accarezza grazia e peccato, muovendosi tra case sfitte, inquilini che non pagano la pigione e torchi fermi da troppe stagioni. Personaggi e storie che, come sostiene Raimo, ci ricordano perché vale la pena leggere.
Uscita nel 2017 per Racconti Edizioni e riedita nel 2023 con la nuova illustrazione di Giordano Poloni, la raccolta contiene gli scritti dell’autore tra gli anni Trenta e Quaranta, il primo dei quali, Fall River, risale a quando Cheever aveva solamente diciannove anni.
Attraverso questi racconti, ci è permesso assistere gli anni della formazione dello scrittore, noto principalmente per i suoi ritratti della borghesia americana (e delle sue ipocrisie) tra gli anni Cinquanta e Sessanta.
Qui i suoi scenari tipici non sono ancora definiti: i luoghi dei racconti sembrano piuttosto ripercorrere quelli che Cheever stesso ha visto e vissuto durante la sua infanzia e giovinezza, quando con i suoi genitori si trovò a cambiare residenza molte volte. Anche i temi sono fortemente autobiografici: dalla povertà in cui vivono i personaggi e che la sua famiglia sperimentò, all’alcolismo che colpirà lo stesso scrittore, al mestiere del padre, che è stato commesso viaggiatore proprio come nell’omonimo racconto.
Tuttavia, Cheever ha sempre mal giudicato la confusione tra fiction e autobiografia («il suo splendore [della fiction] sta nel fatto che non è autobiografica»), come viene sottolineato nella postfazione di questa raccolta, a cura di George W. Hunt S.J. Per lui si tratta più di osservare le persone, perché come dichiarerà l’autore stesso «bisogna essere abili a cogliere le voci dei personaggi, a orecchiare cosa viene detto quattro tavoli più in là».
Questo talento per l’osservazione, l’attitudine nell’intravedere l’animo umano e i suoi segreti appare già in queste prime narrazioni che, sebbene non siano ancora mature dal punto di vista stilistico, contengono in nuce ciò che sarà nella produzione successiva.
Se i primi due racconti mettono più che altro al centro il paesaggio, con particolare enfasi sul cambiare delle stagioni, su questi sfondi cominciano presto a comparire dei personaggi.
Si tratta di uomini che non riescono a smettere di scommettere e che si aggirano per gli ippodromi delle cittadine di provincia, in L’uomo che lei amava e Saratoga.
Non riuscirò mai a capire perché gli uomini vengono alle corse se la cosa li rende così tristi
Insieme a loro ci sono un giovane e infervorato predicatore comunista (Di passaggio), persone in cerca di un’occasione che possa cambiargli la vita (La principessa; L’uomo che lei amava).
Tutto quello che faceva lo faceva nei moltissimi modi di chi è molto ricco o di chi è molto povero
Ci sono sorprendentemente molte donne, che sono centrali in questi primi racconti: non sarà lo stesso per la produzione successiva di Cheever. Sono spogliarelliste e bariste non più giovani (Bayonne; La spogliarellista), figlie “non troppo intelligenti” (L’opportunità), ballerine in cerca di una svolta (La principessa).
È negli ultimi due racconti in particolare, Pranzo di famiglia e L’opportunità (quest’ultimo risale al 1949) che si cominciano a intravedere chiaramente gli elementi tipici del Cheever più maturo: ordinarie scene domestiche, che nascondono qualcosa al di là delle apparenze e che sorprendono con finali inaspettati. Finali in cui, al di là della miseria e di quella “specie di solitudine” dei personaggi l’autore conserva un certo ottimismo, un senso che le cose vadano nella giusta direzione.
Questa raccolta è un ottimo modo per avvicinarsi a Cheever per chi ancora non lo conosce e per i suoi estimatori di guardare da vicino lo sviluppo della sua scrittura. Magari insieme a una “birra scura e cipolle dolci” che per Amy di Raduno serale sono i segnali inequivocabili che la primavera è arrivata.
Arrivato a sessantasei anni scrivo con le stesse identiche intenzioni che avevo a sedici e che consistono, naturalmente, nel dare un senso alla mia vita e forse nell’assistere altre persone a dare un senso alla loro così come la fiction mi ha aiutato e continua ad aiutarmi
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