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Deserto d'asfalto di S. A. Cosby

Mi sono cimentata in questa lettura perché amo le ambientazioni rurali. Tutto quello che, insomma, mi ha regalato Kent Haruf nella Trilogia della pianura. Non c’è narrativa che può regalarvi queste atmosfere se non il romanzo americano che nutre i suoi lettori di "paesaggi letterari" in cui il deserto, le praterie, le valli sono gli altri protagonisti.

Ma Cosby in questo romanzo che possiamo leggere come un thriller (ma anche no) ci regala qualcosa di diverso. Il respiro, ampissimo, di chi sa scrivere, di chi sa raccontare, perché conosce ciò di cui parla.

Narrare di questo libro non è facile perché è il racconto di una vita, quella di Beauregard Montage, Bug per tutti, che cerca di condurre un’esistenza nel rispetto delle regole dopo un passato burrascoso che lo ha visto anche conoscere il carcere. Ha un’autofficina che, purtroppo, non va bene. Ha tre figli e la madre in una casa di riposo. Beauregard è conosciuto a Red Hill, in Virginia, per essere in assoluto il più grande esperto di automobili, ma soprattutto il più veloce a guidarle.
Bug ha anche un po’ di debiti, un po’ di problemi da risolvere, insomma, e quel lavoretto che un suo conoscente gli ha proposto sembra cosa semplice per lui: un colpo in una gioielleria. Il suo compito è guidare veloce, molto veloce, e portare i componenti della banda lontano. Ci sono molti soldi in ballo e lui non riesce a rifiutare.

Devi guidare come se l’unica cosa che contasse per te è raggiungere la linea di fondo. Guida come se avessi il cazzo di diavolo alle calcagna

Questa è una delle espressioni che suo padre, Anthony, gli ripeteva spesso. Ecco un altro protagonista del romanzo di Cosby: Anthony, padre di Bug e grande assente nella sua vita.
Eppure, è proprio a lui che Bug si ispira. Anthony, prima di Bug, è stato il re delle corse clandestine di auto ma anche un uomo che ha avuto guai con la giustizia e Bug, nonostante la sua natura di brava persona, ha seguito le sue orme.

Deserto d'asfalto
Deserto d'asfalto Di S. A. Cosby;

Beauregard Montage è un buon padre, un marito affettuoso e un ottimo meccanico, ma si trova in una situazione complicata. Gli servono soldi per mantenere la famiglia. Gli servono soldi per l'affitto dell'officina. Gli servono soldi per pagare la casa di cura dove è ricoverata sua madre. Gli servono soldi in generale. Così il suo passato criminale torna a tentarlo, un ultimo lavoretto che risolverà i problemi. Ma non è tutto così semplice come sembra.

Quando hanno detto che i ladri sono scappati su una Buick Regal che è saltata giù da un cavalcavia in costruzione, ho capito. L’ho capito e basta. Era una cosa che avrebbe potuto fare tuo padre

Questo, quello che gli dice sua madre confermando che Bug è suo degno erede. Ora, però, è un uomo diverso. Gli serve un ultimo colpo per rimettere a posto tutto.

Ma qualcosa va storto…

Deserto d’asfalto non è il thriller classico, non c’è l’assassino da scoprire né il movente da affermare. Di un thriller, Deserto d’asfalto, ha il ritmo adrenalinico, ha le scene forti.

Le parole di Cosby, talvolta violente, raccontano perfettamente lo stile della narrazione.

Eppure, questo è un libro che ci porta, inevitabilmente, a interrogarci su quanto l’assenza di un genitore, nello specifico del padre, possa influenzare la vita del figlio.

Il ricordo della figura paterna (sparito nel nulla) aleggia per tutto il romanzo. È  un continuo riferimento nella vita di Bug. Il protagonista muove ogni passo della sua esistenza portandosi, quasi sulle spalle,  suo padre. Un amore incondizionato e, per certi aspetti, incomprensibile visto il suo abbandono quando Bug era solo un bambino. Eppure, Anthony ha lasciato il segno in quel ragazzo. Lui è così anche grazie a quei pochi insegnamenti che il padre gli ha dato, perché, nonostante tutto, quell’uomo lo ha amato tantissimo e Bug ha sentito il suo amore.

Per questo libro S.A.Cosby ha vinto diversi premi e ne sono stati già acquistati i diritti per farne un film.

Leggere Deserto d’asfalto vi porterà a scoprire mondi diversi da quelli ai quali siamo abituati e a pensare. Forse, che le persone hanno bisogno di un’altra possibilità, quando la chiedono.

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