Avete mai letto un libro che possa essere definito “metafora” della vita? Io sì, è il Campo di Gosto di Anna Luisa Pignatelli, dove Gosto, diminutivo di Agosto, è la purezza contrapposta alla cattiveria del mondo.
Gosto è il “fiore cresciuto sull’asfalto e sul cemento” di Jovanotti. Sembra un paragone esagerato, perché parliamo di un protagonista adulto, anzi anziano, che ha conosciuto molto della vita e che quindi, come tutti coloro che hanno un vissuto importante, non può essere un ingenuo, uno sprovveduto, qualcuno che si stupisce davanti alla cattiveria e alle malelingue. Invece Gosto è esattamente come l’ho descritto.
Ora che è anziano, le giornate di Agostino, detto Gosto, scorrono l’una uguale all’altra nel podere immerso nella campagna ereditato anni prima. La moglie, cinica e pettegola, lo ha lasciato e l’unica figlia sembra interessata solamente ai soldi. Eppure, Gosto crede ancora nel bene e nella giustizia...
Gosto è ormai in pensione e percorre l’ultima parte della sua vita in una casa di campagna (Focai) ereditata dal suo padrino quando era molto più giovane. Vive in un paese scelto anni prima, Castelnuovo, per condurre la sua esistenza con sua moglie Zelia e con Mirella, la figlia avuta qualche tempo dopo. Castelnuovo si rivela un luogo in cui nessuno dei due coniugi si sente accettato, tanto che Zelia, esasperata, infine lascia il marito proprio quando Gosto va in pensione.
Gosto ora quel suo cuore malandato non avrebbe saputo davvero più a chi darlo
La differenza tra Gosto e Zelia è molto evidente. Se Gosto è una persona dal profilo basso, che si fa i fatti suoi e preferisce fare passeggiate nella natura ad ogni altra cosa, Zelia è una persona piuttosto cinica che ha trovato nel pettegolezzo l’unica via d’uscita alla vita in quel paesino che le sta stretto e del quale non si è mai sentita cittadina.
Zelia non era cattiva: era delusa, disincantata
Un rapporto quello tra i due coniugi che il tempo deteriora giorno dopo giorno, rendendolo sempre più inutile. I silenzi tra i due sono molto più eloquenti delle parole, sino a riempire tutto. Così, Gosto si rimbocca le maniche e riprende il filo della sua vita cominciando a rimettere in ordine la sua proprietà e, spesso, riemergono ricordi che riaprono ferite.
Si ritrova accerchiato da persone che sembrano non avere un briciolo di amore per il prossimo, persone ciniche che vedono negli altri sempre il peggio. In primis in Gosto che è stato visto sempre come un estraneo nonostante negli anni si sia dimostrato un lavoratore instancabile e sempre disponibile.
Gosto capisce che non è mai stato circondato dall’amore, che nessuno gli ha mai dimostrato affetto in maniera disinteressata, neanche la figlia che pare interessata solo alla vendita di Focai.
Gosto vi farà molta tenerezza e, a tratti, un po’ di rabbia, tanto che vorrete gridargli di reagire! E quando lo farà, ad esempio con la figlia, scoprirete che personaggio incredibile sia, descritto meravigliosamente da Anna Luisa Pignatelli.
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