Ci sono autori che hanno uno straordinario potere sui loro fan, quello di irrompere prepotentemente nelle loro vite con l’ultima uscita editoriale facendo saltare svaghi, programmi, impegni, e riuscire a passarla liscia. Stai avanzando spedito, pallone al piede e testa bassa nel campo della vita, e questi ti entrano in scivolata interrompendo il tuo consueto lavoro da mediano. E gli dici pure bravo!
Ecco, per me Marco Presta è uno di quegli autori: ogni volta che esce un suo nuovo romanzo, mi tocca lasciar perdere qualsiasi altra lettura stia affrontando perché la voglia di leggerlo è sempre più forte.
Insomma, questo per dire che probabilmente potrei non essere così obiettivo nel recensire “Il prigioniero dell’interno 7”.
È un romanzo che mi ha fatto pensare spesso alla distanza, sia fisica che temporale perché, se parlando di lockdown è inevitabile ragionare sulle sensazioni che ci ha fatto vivere l’isolamento, è anche vero che i due anni che ci dividono oggi da quel momento giocano un ruolo importante nel modo in cui lo percepiamo.
Sembra un periodo lontano e vicino al contempo. E, per quanto ognuno l’abbia affrontata a modo proprio, leggendo la storia di Vittorio, il protagonista, mi è stato inevitabile rivivere alcune sensazioni che avevo latenti in qualche angolo della mente e che Presta ufficializza mettendole per iscritto, perché, come sempre, è in grado di farmi rendere conto di sensazioni che non sapevo neanche di provare.
Neanche rimanendo asserragliato nel suo appartamento, dietro una cortina di articoli satirici e di vita sbirciata dalla finestra, Vittorio riesce a ottenere l'unica cosa che gli sta davvero a cuore: non essere coinvolto da niente, mai, per nessun motivo. Anzi, nei giorni lenti del lockdown diventa suo malgrado il punto di riferimento di una comunità casuale e sgangherata: quella dei vicini di casa. Lui non lo sa ancora, ma è proprio mentre fuori infuria la tempesta che finalmente potrà imparare qualcosa del mondo e di se stesso.
Presta racconta un periodo storico che è stato un’occasione a tutti gli effetti straordinaria per conoscerci meglio. Nella tragicità generale della situazione, abbiamo assistito (e abbiamo partecipato) a riti collettivi a volte ridicoli, acquisti senza senso e strambe routine nel tentativo di cercare un modo per esorcizzare, tirare avanti, sentirsi vivi tra le mura domestiche.
“Bisogna stare attenti, la stupidità altrui può provocare danni enormi, primo fra tutti farci trascurare la nostra.”
Il cinico, cervellotico e affatto risoluto Vittorio ci racconta quanto sta avvenendo intorno a lui come se ne volesse essere semplice spettatore, quando gli è invece inevitabile il coinvolgimento.
“Ci mancavano le varianti. I virus cambiano per sopravvivere, tutto sommato come noi esseri umani. Anche un microrganismo seicento volte più piccolo del diametro di un capello riesce a cambiare, adattandosi alla realtà che lo circonda. Io invece no. È una constatazione che non mi conforta.”
Situazioni comiche e grottesche si alternano a eventi tragici in certi casi irreversibili. Le dinamiche del condominio diventano un nuovo microcosmo a cui per assuefazione Vittorio comincia ad adattarsi.
“Con il tizio del supermercato che fa le consegne ormai s’è creata una certa familiarità, uno strano cameratismo dovuto al clima di guerra che stiamo vivendo.”
Complice la presenza della sua amata fidanzata che ha deciso di passare il lockdown da lui, il servizio di spesa a domicilio, il lavoro da casa, Vittorio sente di avere tutto ciò che gli serve. E, un po’ come quando ci si abitua alla convalescenza, senza rendersene subito conto si ritrova a non riuscire più a varcare il portone.
Con brillanti riflessioni, ritmo e scelte lessicali mai scontate, attraverso la commedia Marco Presta racconta l’umanità, dicendoci, ancora una volta, che l’umorismo è un modo serissimo di affrontare la realtà. Una chiave spesso indispensabile per la sopravvivenza.
Stavolta, uno dei miei autori preferiti mi ha tolto il pallone dai piedi per concedermi la possibilità di alzare la testa e capire dove sono, ricordandomi che è il modo in cui si sceglie di affrontare la partita a fare la differenza, e che nel campo della vita ci sono altri giocatori su cui poter contare e che contano su di me.
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