Ero così libera, così completa, così illimitata da sentire la linfa scorrermi dentro, e pensai: se la morte viene a prendermi adesso, l’accolgo a braccia aperte. Ero forza ultraterrena e bellezza dalla testa ai piedi
Se il clima torrido delle pianure colombiane ha forgiato il realismo magico, il gelo delle terre del nord ha dato vita a un realismo mistico, in cui eros e natura si fondono, sullo sfondo della banalità del male.
Il secondo romanzo di Rosa Liksom edito da Iperborea narra la vita della scrittrice finlandese Anniki Kariniemi, attraverso la voce immaginaria della protagonista. Non è una biografia, ma un potente racconto che fonde la realtà della guerra, nei suoi ardori e nelle sue meschinità, con un’intensa spiritualità naturalista.
Una storia d'amore lancinante, un'indagine intima sul potere, La "moglie del colonnello" è uno di quei romanzi che, terribili nella loro profonda verità, risuonano come un forte monito contro i pericoli dell'autoritarismo.
Narrato in forma di flashback, il racconto prende avvio nel primo dopoguerra, in una Finlandia dominata dalla passione nazionalista della Guardia bianca che in seguito porterà al supporto al Nazismo. Ancora bambina, Anniki è plagiata dal padre e dai gruppi di volontarie per la patria, convinta dei valori di un patriottismo bellico. L’indottrinamento sciovinista e maschilista la porterà a sottomettersi alle violenze fisiche e psicologiche in ogni relazione sentimentale, sopra tutte quella con il Colonnello.
Quando sono nata era il tempo dell’odio. Quando sono diventata donna era il tempo dell’odio e della vendetta
La vita di Anniki è dominata dal rapporto con uomini dispotici, carnefici che ne distorcono per sempre la percezione dell’amore: dapprima il padre, che la rende una figlia della Finlandia bianca, e in seguito il Colonnello, che ne fa una sostenitrice della causa nazista.
Al tempo stesso la protagonista è una figlia della Lapponia, selvaggia, vitale e indomita, legata alle foreste e alle paludi da una spiritualità che sfocia in un forte erotismo.
La moglie del colonnello non è un romanzo di redenzione, non vi si trovano né pentimento né rimpianto per i dolori affrontati, ma solo la cruda realtà della vita, raccontata con fredda obiettività. La narrazione è un saliscendi di eccitazione e disillusione, passione e violenza. L’utilizzo della lingua è magistrale per contrapporre le bassezze mondane alla sacralità della natura. Per tutto ciò che riguarda le vicende umane, infatti, Rosa Liksom utilizza uno stile distaccato, clinico, caratterizzato da frasi estremamente brevi, mentre nel descrivere l’immersione nelle foreste e nelle paludi il linguaggio s’innalza in un decadentismo lirico.
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