La green influencer Elisa Nicoli ci propone consigli di lettura sui temi ambiente, rifiuti, consumi, riduzione impatto ambientale e sociale.
Questa volta, Elisa ci parla di un libro di narrativa.
Il suggerimento di lettura mi è arrivato da un follower ed è La pozza del felice di Fabio Andina.
È una storia di montagna e di montanari ambientata in una valle remota delle Alpi svizzere. Il fascino di un mondo selvaggio s'intreccia alla vita del protagonista, un vecchio di nome Felice, che trascorre giornate scandite dalle stesse immutabili abitudini.
È ambientato nella Svizzera italiana, territorio che non ho ancora esplorato, e grazie al libro ho scoperto termini stranissimi usati in questa zona che si capiscono nel corso della lettura.
Non è però per una questione linguistica che vi consiglio il testo di Fabio Andina.
Offre la possibilità di entrare a contatto con un mondo totalmente ignoto, inesplorato e difficilmente immaginabile per le persone di città
Chi ha sempre vissuto in centri urbani e ha frequentato poco la natura entra a contatto, grazie a questa lettura, con il mondo di una valle alpina abbastanza sperduta (ma raggiunta dai turisti).
La pozza del felice parla della quotidianità di alcune persone che hanno sempre vissuto in montagna e che la vivono a proprio modo: troviamo l’“essere umano conquistatore” che agisce in maniera aggressiva (anche con gli animali) ma anche chi vive in perfetta armonia con la natura, come il coprotagonista Felice.
Nonostante l’autore descriva in modo molto dettagliato i personaggi e tutto ciò che accade nella valle il libro non è mai noioso – anche per merito della bellissima scrittura – e pagina dopo pagina si entra in questa comunità.
Conosciamo così gli abitanti e iniziamo a simpatizzare per qualcuno e odiare qualcun altro grazie a racconti spietati e a descrizioni ironiche e abbastanza cattive.
La figura che mi piace di più del libro e vorrei che tutti prendessimo come esempio è Felice, un signore di novant’anni
Ogni mattina si alza prestissimo, prima dell’alba, sale sulla montagna e, nonostante stia finendo l’autunno e l’inverno sia alle porte, l’anziano si bagna in una pozza (gelida ovviamente).
Il rapporto di Felice con la natura è straordinario. Conosce i funghi e le piante con cui non cura solo sé stesso ma anche la ferita del coprotagonista (l’io narrante) grazie a un impasto di ragnatele - sicuramente non igienico ma sembra funzionare.
Felice è minimalista. Possiede pochissimo, a casa sua non c’è quasi nulla, se non è inverno gira scalzo e usa sempre gli stessi vestiti (che lava regolarmente). A differenza dei suoi concittadini mangia quel poco necessario che gli richiede il suo corpo, è vegetariano e non beve alcol - insomma, una persona rara anche in montagna!
Un altro aspetto buffo di lui che mi ha colpito, perché mi comporto allo stesso molto, riguarda il momento del pranzo.
Frequenta i ristoranti della valle e dopo aver finito di mangiare porta a casa i rifiuti organici, ottimo compost per le sue piante.
Vi consiglio quindi la lettura di questo libro perché vi permette di entrare in un mondo che potrebbe essere molto lontano ma che rispecchia in maniera iperrealistica la vita di montagna che ho conosciuto nell’infanzia e vi posso assicurare che è proprio come l’ha descritta l’autore.
Lasciatevi ispirare dalla figura molto positiva di Felice perché penso che sia possibile vivere senza eccessi di tecnologia, di beni di consumo, di cibo e di qualunque altra cosa.
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