A man is nothing but a man,
But before I let your steam drill beat me down,
I'd die with a hammer in my hand, Lord, Lord,
I'd die with a hammer in my hand
Spinning Jenny fa il suo ingresso a Kingsbridge, e non si tratta di una focosa nobildonna, un chierico faccendiere, un architetto visionario o uno tra gli altri tipici personaggi a cui vi siete abituati se siete amanti della saga. In realtà, non si tratta nemmeno di un essere umano, ma di un prodigioso macchinario, uno di quelli destinati a cambiare la storia dell’umanità. La Spinning Jenny, conosciuta come la “Giannetta” in italiano, è infatti la prima macchina filatrice semiautomatizzata, un prodigio tecnico del diciottesimo secolo che permise, in un breve lasso di anni, un notevole aumento della produttività nell'industria tessile inglese, segnando i primi passi della rivoluzione industriale.
Oltre alla “Giannetta”, in questo quinto capitolo della saga, troverete, come da tradizione in Follett, decine e decine di altri personaggi in carne e ossa che potrete seguire in un arco temporale di grandissima durata, anch’esso uno standard dell’autore. Le vicende de Le Armi della Luce si dipanano infatti tra il 1792 e il 1824 e coprono svariati avvenimenti storici. Dalla rivoluzione francese fino agli anni immediatamente precedenti all’epoca vittoriana, passando per Waterloo e l’insorgenza dei nuovi moti luddisti contro le filatrici e le macchine a vapore.
Non è la prima volta che Follett nella saga di Kingsbridge ricorre alla comparsa di una “struttura” simbolica creata dall’uomo come espediente narrativo per introdurre il lettore all’interpretazione dei conflitti sociopolitici di un'era. Si pensi alla costruzione della Cattedrale in I pilastri della terra, un simbolo di aspirazione celeste sullo sfondo della guerra civile negli anni dell'Anarchia, o all'altrettanto salvifico ponte di Merthin in La colonna di fuoco secondo capitolo ambientato durante la Peste Nera.
Queste sono strutture-mondo, la cui comparsa rappresenta di volta in volta un punto di svolta politico per la fittizia cittadina di Kingsbridge, edifici capaci di racchiudere entro le proprie fondamenta vizi e virtù dei personaggi che vi gravitano attorno, ma soprattutto delle epoche rappresentate. Attorno a essi si moltiplicano le violenze, le speculazioni e le miserie umane che precedono le grandi svolte storiche, ma anche gli elementi più prosaici che garantiscono l'intrattenimento cercato dai fan di Follett.
In effetti, non mancano i fattori che hanno contribuito a rendere questa saga un fenomeno letterario di oltre trent'anni. Troverete brutali villain da maledire al termine della lettura di ognuna delle 712 pagine, così come donne e bambini sottoposti alle più vili crudeltà, ideali traditi e passioni amorose, a volte corrisposte e altre meno.
Il motore narrativo di questo quinto capitolo è quindi la filatrice, una tecnologia di per sé neutra, come qualunque creazione dell'ingegno umano, ma portatrice di conseguenze nefaste per parte del ricco parterre di personaggi che popolano il romanzo, costretti a confrontarsi con i primi industriali senza scrupoli, la disoccupazione causata dall'automatizzazione di molte mansioni e l'inflazione causata dalle concomitanti guerre napoleoniche.
È chiara la simpatia di Follett nei confronti dei lavoratori, nonostante le peripezie a cui li costringe - scegliete cosa sia più duro tra un'impiccagione, una fustigazione, la prigione o l'esportazione forzata in Australia -, e non si può fare a meno di notare un chiaro riferimento all'attualità, alle tentazioni luddiste nei confronti dell'intelligenza artificiale e alle crisi economiche causate dal conflitto russo-ucraino in corso.
In definitiva, Le armi della luce di Ken Follett offre uno sguardo avvincente, seppur mutuato dalla forma di romanzo storico calibrato per essere campione di vendite, sugli elementi sociopolitici di un'epoca in tumulto, in cui la rivoluzione industriale trasforma non solo le città e le industrie, ma anche le vite delle persone. Attraverso le vicende dei suoi personaggi, l'autore ci conduce nella lotta per la sopravvivenza di chi si trova sul lato sbagliato della storia, vittima delle macchine e delle ingiustizie sociali.
A tal proposito varrebbe la pena ricordare un potente passo della “Ballata di John Henry" citato in apertura: «Un uomo è nient’altro che un uomo/, ma prima di permettere alla tua trivella a vapore di abbattermi,/ morirei con un martello in mano, Signore, Signore,/ morirei con un martello in mano.» Come John Henry, i personaggi di Follett lottano contro il progresso inarrestabile, e la loro determinazione a difendere ciò in cui credono è un richiamo potente alla resilienza umana di fronte alle sfide dei tempi moderni.
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