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Marquee Moon dei Television

1976

L’estate sta per finire quando Thomas Miller (in arte Tom Verlaine, sono cose che capitano a chi ama i simbolisti francesi) entra con la sua band, Television, negli studi A & R Recording di New York. Hanno da poco firmato un contratto discografico con Elektra Records grazie alla popolarità raggiunta nei mesi precedenti suonando al CBGB e in altri locali di una New York che le cronache dell’epoca raccontano ribollente di disagio e marciume.
Occorre mettere su disco quanto sperimentato e rodato dal vivo, le idee sono chiare e tutto è pronto in poche settimane.

1977

A febbraio viene pubblicato Marquee Moon.
In copertina, una foto della band scattata da Robert Mapplethorpe e poi “trattata” dai membri del gruppo attraverso l’utilizzo di una fotocopiatrice.
Una volta messo il vinile sul piatto (allora si faceva così) la meraviglia è tanta. Il contesto musicale nel quale nascono e al quale sono associati i Television è il punk, ma Verlaine e soci (Richard Lloyd, Billy Ficca e Fred Smith) propongono qualcosa di davvero molto diverso.

Basta ascoltare i primi 30 secondi della traccia iniziale See No Evil per capire che siamo di fronte a musicisti che colgono lo spirito dei tempi ma lo restituiscono attraverso una perizia strumentale inedita per la scena e un bagaglio di influenze che spazia dai Velvet Underground alla psichedelia, passando per il jazz.
L’album procede all’insegna di un suono essenziale, secco e tagliente, rabbia e inquietudine sono presenti  ma sempre al servizio di canzoni ben costruite e che, soprattutto, acchiappano.

Ma per comprendere pienamente la grandezza di questo album sarebbe sufficiente alzare il volume e farsi travolgere dal monumentale brano che dà il titolo all’album, per chi scrive uno dei pezzi rock più belli di ogni tempo: Marquee Moon ti trasporta altrove per dieci minuti (un’eresia per la scena che emergeva nel 1977) e quando termina ti sorprendi a pensare: “Già finita?”. Accordi reiterati e lunghi assoli (altro azzardo in quell’anno), uniti alla voce aspra e al contempo gentile di Verlaine, creano uno straniamento in cui è bello perdersi e riperdersi, cosa che accade per tutta la durata del disco ma mai con questa intensità.

Otto sono le canzoni incluse nell’album Marquee Moon. Quelle del secondo lato (eh sì, ancora il vinile…) sono contraddistinte da un mood più malinconico e riflessivo, tra le quali si distinguono Guiding Light, praticamente il “lento” del disco, e l’amara Torn Curtain a chiudere le danze.

A differenza di molti coetanei, Marquee Moon è un album che non ha sofferto il passare del tempo, suonando ancora fresco e moderno. Del resto, come scriveva Italo Calvino: “Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”. Qui parliamo di un disco ma il concetto rimane il medesimo.


In anni recenti Tom Verlaine ha dichiarato di essersi accorto dell’importanza del suo gruppo per le generazioni di musicisti che hanno seguito la sua:

Mi sono reso conto di quanto i Television abbiano influenzato molte band inglesi. Echo and the Bunnymen, U2, Teardrop Explodes... È facile capire chi avessero ascoltato e cosa andassero cercando. Quando avevo sedici anni ascoltavo i dischi degli Yardbirds e pensavo: "Dio, è fantastico". È gratificante pensare che altre persone abbiano avuto la stessa reazione ascoltando noi

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