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Una sigaretta accesa al contrario di Tea Hacic-Vlahonic

Se è difficile realizzare i propri desideri, spesso è anche difficoltoso dare una forma chiara e definita ai propri sogni, trovare una meta precisa verso cui dirigere i propri sforzi, le proprie aspettative, anche solo le proprie illusioni. Quando si è giovani capita spesso, perché regna una gran confusione attorno a noi (e dentro di noi, soprattutto): si vorrebbe questo e quello, non si hanno ancora sufficienti esperienze per poter decidere ciò che più ci piace, le situazioni in cui ci sentiamo meglio, e finiamo per pensare che le vite degli altri siano sempre più interessanti, più piene, più "vissute", più ricche di soddisfazioni, di emozioni, di amori, di amici veri.

Quanto dobbiamo pagare, allora, per raggiungere il nostro scopo? Quanto costa, cosa dobbiamo dare in cambio, cosa dobbiamo perdere per trovare quello che stiamo cercando, quanto di noi dobbiamo lasciare per ottenere quello che ci sfugge?

Non si sottrae a questa regola Kat, la protagonista di Una sigaretta accesa al contrario (Fandango Libri), il nuovo libro di Tea Hacic-Vlahovic, scrittrice irriverente, performer e conduttrice di un podcast seguitissimo, divertente ed autoironico: adolescente statunitense figlia di immigrati croati che vivono nella contraddittoria provincia americana, insicura e determinata, timida e a volte sfrontata, attratta dalla scena punk in tutte le sue forme (musica, vestiti, libertà e insofferenza alle regole e all'esistenza borghese) ma anche ligia alle convenzioni basilari della famiglia e della scuola che frequenta, come le lezioni di piano che segue pur sapendo che quello non è proprio il suo mondo.

Una sigaretta accesa al contrario
Una sigaretta accesa al contrario Di Tea Hacic-Vlahovic;

All’alba del nuovo millennio sulla scena punk della Carolina del Nord, penultima provincia dell’impero americano, l’adolescente Kat è una outsider che muore dalla voglia di essere accettata, di essere cool.

E poi i ragazzi...ce ne sono tanti che le piacciono, sempre più grandi di lei, sfuggenti, indipendenti, complicati (anche troppo?).  Ma come comportarsi per farsi notare? E come nascondere che per lei sarebbe la prima volta?

Ed ecco che tutto cambia improvvisamente: dopo un concerto, inaspettatamente, si ritrova ad essere una celebrità per tutti i suoi coetanei e i suoi concittadini, il suo nome è sulla bocca di tutti, nessuno più la evita o la ignora. Certo, alla base di tutto forse c'è un malinteso, forse bisognerebbe raccontare la verità, ma ogni giorno che passa diventa sempre più difficile, e poi non era quello che voleva? Che desiderava? Avere amici, far parte di un gruppo che la riconosce, ricevere le attenzioni dei ragazzi, sentire di avere uno spazio nel mondo, finalmente?

La situazione mi ha ricordato un altro bel libro di qualche anno fa, Bugiarda (Giuntina) della scrittrice israeliana Ayelet Gundar-Goshen: anche lì la vita della giovane protagonista veniva improvvisamente stravolta da un fatto che forse era accaduto o forse no.

Tea Hacic-Vlahovic ritorna al romanzo dopo il successo de L'anima della festa (Fandango Libri, 2021), commedia spiazzante e frizzantissima, che ho apprezzato moltissimo perché c'è il racconto dirompente e senza filtri delle notti milanesi all'inizio degli anni Duemila, i locali, la musica, le feste, le serate che, quando finivano, era già mattino, il mondo della moda e dei cocktail, il ritrovarsi per lasciarsi andare ("Le ragazze davvero carine che conosco non si divertono quanto mi diverto io perché si vogliono bene. Volersi bene è un ostacolo al divertimento").

Per tutti quelli a cui è capitato di accendere una sigaretta al contrario, provando imbarazzo e disgusto per quello sbaglio, per quell'idea di essere fuori posto e inadeguati anche alle operazioni più banali, è consigliabile leggere ascoltando musica a tutto volume, indossando magliette stracciate e jeans stretti infilati un milione di volte, birra e tanta rabbia pronta a esplodere. Ma anche al parco, in mezzo al verde e alla quiete, ricordandosi soltanto che "Se non hai niente da dire, mettiti a urlare", perché, come dice Tea, essere cool, in fondo, è un'identità che non ci rappresenta pienamente, si è cool più per gli altri che per se stessi, serve a ispirare quelli che cool non sono, a innalzarli o, meglio, abbassarli al nostro livello.

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