Il verso giusto

Debito autunnale di Ghiannis Ritsos

Illustrazione digitale di Alissa Buggè, 2022, studentessa del Liceo Artistico Volta di Pavia

Illustrazione digitale di Alissa Buggè, 2022, studentessa del Liceo Artistico Volta di Pavia

Debito autunnale

La casa profuma già di autunno. E ancora una volta siamo impreparati,
senza pullover né sciarpe. Nuvole inattese
dal mattino oscurano le colline. Dobbiamo sbrigarci
a fare un po’ di provviste, perché tra poco arrivano
i venti sbraitanti. I vapori della cucina
occupano il primo posto nel silenzio del corridoio. A uno a uno
i locali sul mare chiudono. Sul molo bagnato
pacchetti di sigarette vuoti, recipienti di plastica, giornali
e i gatti randagi affamati che guardano
l’orologio della dogana privo di lancette. Domande dimenticate
cigolano di nuovo come banderuole arrugginite
sui tetti di case abbandonate, i cui proprietari
sono morti anni fa di tisi senza lasciare eredi.
Ma tu, a dispetto della pioggia e dei venti, insisti
sotto la tua lampada, su questa sedia dura,
per lasciare qualcosa a chi verrà dopo – almeno due versi,
scritti con la mano della pioggia, che indichino tremanti
sempre, sempre, in direzione del sole.


Karlòvasi, 14.VIII.87
Traduzione di Nicola Crocetti
Da Ghiannis Ritsos, Molto tardi nella notte, introduzione di Ezio Savino, traduzione di Nicola Crocetti, postfazione di Chrisa Prokopaki, Crocetti Editore - IF Idee editoriali Feltrinelli 2020

Sul lungomare di Karlòvasi, nell’isola di Samo, un “trono in pietra”, singolare monumento, segna (sia pure non esattamente) il punto in cui sedeva per ore Ghiannis Ritsos, durante gli anni in cui fu confinato lì dalla giunta dei colonnelli e, successivamente, da uomo libero. In lunghe passeggiate in riva al mare, raccoglieva sassi, su cui poi disegnava figure bellissime, seguendo le forme, le venature e gli incavi naturali. Aveva appreso questa tecnica da un pittore compagno di prigionia in uno dei campi di concentramento (Makrònissos, Ghiaros, Leros) in cui fu ripetutamente incarcerato per la sua militanza nelle file della sinistra. Recluso, “sotto il naso delle guardie,/ la baionetta puntata sempre alle costole”, scrisse i suoi versi sull’unica carta disponibile: il retro dei pacchetti di sigarette e i foglietti bianchi ch’erano al loro interno.

Nato nel 1909 nel Peloponneso, nella splendida Monemvasià, un’antica fortezza veneziana, Ritsos rimase fedele per tutta la vita ai suoi ideali di libertà e di giustizia sociale. Nei suoi versi a tratti dolenti ha dialogato con il mito e con la storia, con eroi e dèi vivi in mezzo a noi, e ha sostenuto la necessità inderogabile della memoria. Ha lasciato oltre centocinquanta raccolte di versi, e poi drammi, traduzioni, prose, saggi. Le sue opere, testimonianza di una fede incrollabile nella poesia, sono state tradotte in più di quaranta lingue. È morto ad Atene l’11 novembre 1990 ed è sepolto nel piccolo cimitero sul mare di Monemvasià.

La strada in cui si trova la sua casa, a Karlòvasi, si chiama da anni “odòs Ghianni Ritsou”, via Ghiannis Ritsos.

Due mesi senza incontrarci. Un secolo e nove secondi.Niente più della poesia, sembra dirci Ritsos, può esprimere la forza travolgente dell'eros. Nelle tre raccolte comprese in Erotica (Piccola suite in rosso maggiore, Corpo nudo e Parola carnale) l'amore è cantato da Ritsos in tutte le sue manifestazioni.

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