Barbara Thorson fa la quinta elementare, ama il fantasy e i giochi di ruolo, non ha molti amici e ha un segreto. È la custode del martello incantato Coveleski, il distruttore di giganti. Barbara dorme in cantina, perché al primo piano di casa sua si nasconde un orrore tanto terrificante che lei non osa salire quelle scale.
Maremosso ha incontrato Caterina Marietti, che insieme a Michele Foschini ha fondato Bao Publishing nel 2009.
Maremosso: Lucca Comics è alle porte. Che atmosfera si respira in casa editrice nei giorni che precedono la partenza?
Caterina Marietti: In questi giorni siamo nel pieno della parte organizzativa, perché sul fronte redazionale i libri sono tutti andati in stampa e sono pronti per essere esposti allo stand, quindi possiamo un po’ tirare il fiato. Ma con la presenza di 18 autori e autrici italiani e stranieri allo stand, il lavoro organizzativo è piuttosto complesso. Tra arrivi, partenze, appartamenti da affittare, cene a base di pasta fresca (previe negoziazioni con il nostro pastificio di fiducia) e consegne di panini allo stand, il carico di lavoro sulla logistica è davvero importante. E lo sarà ancora di più una volta arrivati a Lucca: abbiamo 8 postazioni di firma copie, con 4 sessioni al giorno. Con questi ritmi diventa fondamentale avere una certa expertise nel gestire le code senza occupare troppo spazio, senza infastidire le persone che sono negli stand accanto al nostro, tenendo conto che Lucca è comunque una città piuttosto piccola.
Un nostro redattore, Francesco, è diventato un vero maestro nel gestire le code per gli autografi di Zerocalcare: conosce tutti i segreti per dirigere il traffico e non perde mai la pazienza. D’altra parte, l’esperienza dell’autografo – e della lunga fila fatta per averlo – è quello che rende Lucca così speciale. Il fatto di stare in coda per ore e poi tornare a casa con 15 copie autografate dei loro autori preferiti è un’esperienza impagabile per i lettori. E anche a noi piace da matti: facciamo solo tre fiere all’anno ma sono sempre esperienze totalizzanti, tutta la casa editrice si alterna dietro ai banconi dello stand. Ci piace tantissimo incontrare i lettori e le lettrici, chiacchierare, conoscere di persona il nostro pubblico.
MM: Con quanto anticipo parte la macchina organizzativa di Lucca Comics?
CM: Il calendario delle uscite viene preparato con almeno un anno di anticipo, talvolta un po’ di più. Siamo avvantaggiati dal fatto che i titoli, che escono a fine ottobre, coincidono con le strenne natalizie. In alcuni casi Lucca ci influenza nelle scelte: una delle anime più forti della fiera è quella del fumetto statunitense: di conseguenza i titoli di autori americani vengono programmati per questo momento, mentre un esordiente italiano, per esempio, lo facciamo tendenzialmente uscire in primavera.
Alla parte più pratica iniziamo a dedicarci subito dopo il Salone di Torino, anche perché a noi piace allestire sempre uno stand a tema: negli anni passati abbiamo avuto Wes Anderson, i Beatles… per il nostro decimo anniversario avevamo un grande “10” illuminato con un live painting dei nostri autori che è andato avanti per tutto il periodo della fiera. Quest’anno lo stand è ispirato ai dinosauri. L’ideazione dello stand è una parte importante di lavoro perché tutta la nostra presenza in fiera va concepita in modo coerente rispetto al tema. La creatività viene fatta internamente. Sono settimane e settimane in cui io e Michele ci scambiamo miliardi di idee – qualche volta buttiamo lì anche solo una parola per vedere se si accende qualcosa – e una volta decisa l’ispirazione ci mettiamo al lavoro per svilupparla e declinarla.
MM: Il vostro programma di firme copie e incontri allo stand è davvero intensissimo, c’è qualche evento in particolare che mi vuoi segnalare?
CM: Fra i tanti incontri e i tanti autori presenti ce n’è uno che mi sta particolarmente a cuore, ed è quello con Joe Kelly e Ken Niimura che 15 anni fa avevano collaborato per I kill giants, uno dei primi libri che abbiamo pubblicato, che è sempre rimasto in catalogo e che io stessa regalo sempre quando voglio far capire chi siamo come editore. Ora i due artisti sono tornati a un progetto comune con Sergente Immortale, che presenteremo a Lucca insieme a loro. L’altra cosa che cerchiamo sempre di fare è la “collettiva Bao”, un momento di riflessione insieme a tutti i nostri autori e autrici. Quest’anno l’evento è in programma il 4 novembre alle 17.30 e si intitola Chiedimi se sono un fumettista felice.
MM: Che motivi potrebbe avere, un fumettista, di non essere felice?
CM: Un aspetto fondamentale del suo lavoro è quello che riguarda le emozioni. Un autore di fumetti si mette totalmente in gioco, molto più di quanto non accada nella narrativa tradizionale. Scrive “a pelle scoperta”, se così si può dire, e questo non può che condizionare fortemente il suo lavoro e la sua vita. L’altro elemento, più pratico, riguarda il tempo: per scrivere un fumetto ce ne vuole tanto – di solito un annetto circa – ed è tutto tempo passato in casa, in solitudine, senza mai ricevere feedback da nessuno. Ci interessava esplorare cosa significhi vivere un anno così e poi ritrovarsi nella folla, a Lucca, a vivere un’esperienza diametralmente opposta che pure è parte del mestiere.
Il romanzo grafico d'esordio di Elisa Macellari è ispirato a una storia vera e racconta la vita dello zio Sompong, che dalla Thailandia venne in Europa alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale. Uomo mite e risoluto, alla ricerca del suo posto nel mondo, che racconta la sua storia con la voce ferma e pacata di chi sa di essere stato al cospetto della Storia e di essere riuscito a navigarla per giungere alla propria destinazione.
MM: Facciamo un passo indietro: come è nata Bao Publishing?
CM: Io e Michele (Foschini, ndr) ci siamo conosciuti una quindicina di anni fa. Io facevo la libraia e Michele lavorava per un editore. Entrambi appassionati di fumetti, abbiamo iniziato a girare per le fiere e poi a sognare di aprire un marchio nostro. Io vengo da una famiglia di editori (il padre è Pietro Marietti, fondatore nel 1983 delle Edizioni Piemme, ndr) e sono cresciuta fra i libri e le fiere editoriali. Michele aveva esperienza sia come traduttore sia come dipendente di un editore, e forse per questo fondare una casa tutta nostra ci sembrava una cosa tutto sommato fattibile. Abbiamo ancora lo scontrino di una birreria di Bruxelles su cui abbiamo scritto una sorta di piano editoriale – cioè i libri che ci sarebbe piaciuto pubblicare. Puntavamo a fare 5 libri all’anno, ma molto rapidamente siamo arrivati ai numeri di adesso, cioè circa una cinquantina.
MM: Il primo titolo pubblicato?
CM: Mia mamma è in America e ha conosciuto Bufalo Bill di Émile Bravo. Un graphic novel che amo tantissimo, bello da piangere. Ancora adesso fa parte di quello che noi chiamiamo il nostro “starter pack”, i titoli che diamo da leggere a chi vuole imparare a conoscerci. Oltre a questo e al già citato I kill giants, ci sono Dimentica il mio nome di Zerocalcare, Il porto proibito di Teresa Radice e Stefano Turconi, Portugal di Cyril Pedrosa, Residenza Arcadia di Daniel Cuello, Easy Breezy di Yi Yang, Papaya Salad di Elisa Macellari, Kobane Calling Oggi di Zerocalcare, Rebis di Irene Marchesini e Carlotta Dicataldo, Scirocco di Giulio Macaione.
MM: Da allora – era il 2009 – sono passati poco meno di quindici anni e nel frattempo il settore dei fumetti è cresciuto in modo esplosivo. Cosa è successo secondo te, nell’editoria in generale e a Bao in particolare?
CM: La nostra idea era portare i fumetti all’interno delle librerie di varia, come stava già accadendo in Francia e negli Stati Uniti, per avvicinare al fumetto i lettori forti di narrativa. Ed è stata come una congiuntura astrale: le resistenze dei lettori tradizionali si sono pian piano allentate… poi è arrivato Zerocalcare. Il suo successo ha indubbiamente contribuito moltissimo a creare consapevolezza e diffusione del nostro linguaggio, anche trasmettendo l’idea che i fumetti non sono solo per bambini. E forse le persone della mia generazione, cresciute leggendo manga, da lettrici adulte hanno voluto ritrovare il sapore della narrativa classica anche all’interno del fumetto. E così c’è stato un ampliamento del mercato, una diversificazione dei modi di raccontare, e la conseguente apertura del mondo degli editori. Tutti questi elementi hanno provocato un effetto a catena positivo, anche se ancora adesso portare i fumetti in contesti non abituali non è affatto scontato.
MM: Come abbiamo detto sei figlia d’arte, ma qual era il tuo sogno da bambina?
CM: Volevo fare la giornalista musicale. Ascoltare musica e andare ai concerti è una delle mie attività preferite. Alla fine le cose sono andate diversamente, ma la bambina che sono stata sarebbe fiera della mia scelta, ne sono certa.
Un condominio, nella periferia di una grande città. Liti e battibecchi tra condomini, in un'escalation di lentezza geologica tra incomprensioni ataviche e antipatie immotivate. Sullo sfondo, una dittatura militare.
MM: Come inizia e come finisce la tua giornata lavorativa?
CM: Purtroppo staccare dal lavoro è veramente difficile, rappresenta una parte così importante della nostra vita. Con Michele, ci capita di iniziare conversazioni su altro ma poi inevitabilmente finiamo per parlare di lavoro. Però ho un cane, che viene tutti i giorni con me in ufficio. Quindi la giornata comincia con la passeggiata insieme a lui per andare in casa editrice e si conclude con la passeggiata di ritorno, sempre in sua compagnia. Se la giornata è stata più stressante del solito facciamo un giro un po’ più lungo.
MM: Per un editore che si chiama Bao Publishing mi sembra assolutamente coerente… Parliamo del 2024: che anno sarà?
CM: Sarà un anno di ritorni, e questo mi rende molto felice. Il nuovo Zerocalcare è previsto per la primavera, mentre in autunno torneranno in libreria Daniel Cuello, Alberto Madrigal e Yi Yang. Non ci sono anniversari in vista a breve termine, ma punto a festeggiare i 18 anni. Nel 2027.
MM: Cosa stai leggendo in questo periodo? Quanti libri hai sul comodino?
CM: Ho messo da parte tutto quello che stavo leggendo per dedicarmi a Bret Easton Ellis, il mio autore preferito. Appena è uscito Schegge mi ci sono tuffata e lo sto anche leggendo molto velocemente: rientro la sera pensando “che bello, meno male che c’è il libro di Bret Easton Ellis che mi aspetta a casa”.
MM: E quali volumi riprenderai in mano quando avrai finito Schegge?
CM: I due che stavo leggendo prima: Ferrovie del Messico di Griffi e Colibrì Salamandra di Jeff VanderMeer. In genere non amo la fantascienza ma la sua mi piace molto.
MM: Ci vuoi suggerire una tua colonna sonora per quest’intervista?
CM: Sto ascoltando tantissimo Youth Lagoon, cantautore americano che mi piace davvero molto – secondo me il suo è il disco dell’anno. Poi è molto bello il nuovo Calcutta, che mi fa piacere ascoltare anche perché frequento poco la musica italiana; e infine Sufjan Stevens, che per me è un pezzo di cuore.
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