Il verso giusto

I libri di poesia di Lamarque, Laudace, Ligotti e Lo Moro

Come Maremosso, media partner del Premio Strega Poesia, non potevamo non dedicare uno spazio ai libri di poesia candidati a questa prima edizione!

Ogni giorno, trovate le biografie degli autori e le opere con le quali gareggeranno in vista del 19 maggio, data in cui verrà proclamata la cinquina finalista.

Vivian Lamarque partecipa con L'amore da vecchia (Mondadori)

Classe 1946, è nata a Tesero (Trento) ed è sempre vissuta a Milano. Ha pubblicato Teresino (1981), Il signore d’oro (1986), Poesie dando del lei (1989), Il signore degli spaventati (1992), Una quieta polvere (1996). Successivamente, tra le altre, ha pubblicato Poesie per un gatto (2007) e Madre d’inverno (2016). Vincitrice di numerosi premi, come l’Andersen (2000) e il Carducci (2016), è autrice di una quarantina di fiabe e delle raccolte Poesie di ghiaccio e Poesie della notte

L’amore da vecchia è un’opera ricca di impressioni e memoria, vicende e presagi, che si susseguono come nelle scene di un ampio, libero film. Versi vivaci e freschissimi, nei quali - quasi con ironia a dispetto del titolo - l’autrice si affaccia alle immagini del sempre più frequente insorgere del ricordo, conservando intatta la propria vitale attitudine ad aprirsi all’incanto e agli spunti più vari dell’immaginazione. Lamarque ragiona poeticamente sul “fascino discreto degli amori non corrisposti”, sull’idea dell’amore “inventato”, propone narrazioni, in un’ampia, sorprendente mitologia personale che chiama a raccolta il grande cinema e grandi poeti.

L'amore da vecchia
L'amore da vecchia Di Vivian Lamarque;

In questi nuovi versi, vivaci e freschissimi, quasi con ironia a dispetto del titolo che li presenta, Vivian Lamarque torna ai lettori con un'opera ricca di impressioni e memoria, di vicende e presagi, che si susseguono come nelle scene di un ampio, libero film.

Eva Laudace partecipa con Le bambine dai capelli rossi. Una favola teatrale (CartaCanta)

Classe 1983, è nata a Vasto ed è ingegnere e fotografa. Vincitrice di InediTO-Premio Colline di Torino nel 2013 con Tutto ciò che amo ha dentro il mare, ha pubblicato inoltre i libri Sua altezza di baci (2018), Stelle di sedicesima grandezza (2019). Suoi testi sono stati tradotti in spagnolo e portoghese e sono apparsi in diverse antologie e riviste.

La poesia teatrale che va in scena in queste pagine è, oltre che una via nuova per l’autrice, una delle possibili vie di guarigione da quell’egotismo lirico che affligge molta poesia odierna. Sarebbe un errore considerare il libro come pagine biografiche, siamo dinanzi a visionarie ricostruzioni, a drammaturgie, non a caso segnate da impianti dialogici, a refrain, a riprese testuali. Un’accorta regia che una poetessa giunta a maturità e nutrita di diverse esperienze artistiche, fotografiche, performative, realizza intorno a una figura, la bambina dai capelli rossi, che è in parte controfigura ma anche mito.

Le bambine dai capelli rossi. Una favola teatrale

«La poesia teatrale che va in scena in queste pagine è, oltre che una via nuova per l'autrice, una delle possibili vie di guarigione da quell'egotismo lirico che affligge molta poesia odierna. [...]»

Giuseppe Elio Ligotti partecipa con L'alga del tempo (Molesini Editore Venezia)

Classe 1946, è nato a Roma e vive tra Roma e il Trapanese. Ha insegnato lettere classiche e ha condotto laboratori di scrittura metodica nei licei capitolini e il corso di scrittura creativa presso la Facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza. Ha pubblicato il suo primo libro di versi, L’elegia del dubbio, nel 1978. Nei decenni successivi non ha mai smesso di dedicarsi alla poesia.

Al pari delle alghe queste poesie hanno l’elasticità e la chimica di un corpo vivente. Si distendono e si restringono, oscillano e si arrestano, sempre come in un equilibrio revoca-bile ma mai smarrito tra il risultato finale e i motivi che lo hanno determinato, tra la dinamica mutevole dei sentimenti e la fissità della pagina o di uno schema metrico. La loro lettura è un esercizio di respirazione, che poi è ciò che c’è di più vicino alla misura del tempo; e il contrarsi e il dilatarsi del diaframma anima ogni parola e la gonfia di significato.

L'alga del tempo
L'alga del tempo Di Giuseppe Elio Ligotti;

Ho sempre pensato alla poesia come a un organismo vegetale, a una pianta che abita i fondali, e ondeggia a seconda dei flutti e delle mareggiate, e s’imbeve di ogni scia di senso che increspa la superficie. Davanti a lei avanzano e volteggiano nella corrente le tante figure che assume l’esistenza nel corso del tempo, il precipitare e l’ammassarsi dei relitti, lo scia-mare a banchi dei nostri desideri.

Viola Lo Moro partecipa con luoghi amati (Perrone)

Socia della libreria delle donne di Roma, ha scritto e scrive racconti e articoli per riviste letterarie e femministe («Leggendaria», «DFW», «Letterate Magazine», «femministerie», «JO Diaries -Diari dal futuro»). Nel 2020 ha pubblicato Cuore allegro con Giulio Perrone Editore e nel 2022, con lo stesso editore, luoghi amati.

È una mappa mobile, topografia di un movimento continuo. Ci sono le tappe umane, l’amore, l’eros, la meraviglia, l’intreccio e l’abbandono. E ci sono le fermate geografiche, gli spazi urbani e quelli naturali, e quelli che non sono più né l’una né l’altra cosa. I luoghi amati sono quelli accalcati e sporchi della città, le impressioni di un trionfo di oggetti in rovina. Ma anche i luoghi di una moderna invocazione alle muse, quando ormai la preghiera si è fatta sconsolata, e ad ascoltarla trova solamente una divinità oberata e silenziosa. luoghi amati è pure una raccolta sospesa. Trionfa un eterno asfissiante presente, in cui poco è lasciato all’immaginazione, in cui molto è detto o già compiuto.

i luoghi amati
i luoghi amati Di Viola Lo Moro;

«La raccolta si compone di luoghi. Convivono nel testo le esperienze umane dell'amore e delle relazioni - l'abbandono, l'eros, la meraviglia - e quelle delle geografie urbane e naturali. I luoghi amati sono quelli sporchi della città, le impressioni di un trionfo di oggetti in rovina, ma anche i luoghi di una invocazione iniziale sconsolata verso una divinità oberata e silenziosa. [...]»

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