Illustrazione digitale di Dario De Marco, 2023, laureato in Graphic Design all' Istituto Pantheon Design & Technology
Come abbiamo già raccontato in questo articolo il cibo è da sempre una presenza costante nella letteratura, si intreccia alle vicende narrate o viene utilizzato per caratterizzare un personaggio, restando però per lo più un orpello a servizio di una trama che si sviluppa in tutt’altra direzione.
Tuttavia, ormai da diversi anni ha preso piede e ottenuto un grande successo di pubblico il sottogenere della food fiction, in cui il cibo, l’atto di cucinare o quello di mangiare costituiscono il fulcro stesso della narrazione intorno al quale ruota tutto il resto.
I protagonisti sono appassionati di cucina, chef o aspiranti tali, gestori di locali o critici gastronomici e la trama si sviluppa per lo più tra fornelli e tavoli apparecchiati, tra un amuse bouche e un dessert, irretendo il lettore in un gioco narrativo e sensoriale.
Questi romanzi hanno in comune tra loro alcuni espedienti narrativi ricorrenti senza per questo stufare i lettori che, anzi, sembrano continuare ad apprezzare molto questo tipo di storie a dimostrazione che parlare (e leggere) di cibo è davvero un piacere che in moltissimi condividono.
Abbiamo protagonisti alle prese con l’apertura del locale dei loro sogni, che si affannano a costruire un angolo di felicità in cui servire deliziosi manicaretti, lottando contro ogni avversità e trovando, spesso, anche l’amore. Si pensi a romanzi come Amore, cucina e curry di Richard C. Morais, Gli ingredienti segreti dell'amore di Nicolas Barreau o Una deliziosa pasticceria a Parigi di Laura Madeleine.
Amore e appetiti risvegliati trovano spazio in altri romanzi, che raccontano il potere seduttivo del cibo capace di irretire i sensi, come in Ricette immorali di Vásquez Montalbán, Gabriella garofano e cannella e Dona Flora e i suoi due mariti di Jorge Amado e il bellissimo Afrodita di Isabel Allende, che alterna racconti e ricette afrodisiache.
A questo potere innato e vagamente esotico si aggiungono capacità persino soprannaturali attribuite al cibo e ai suoi dispensatori, come accade in Chocolat di Joanne Harris, La maga delle spezie di Chitra Divakaruni, La pasticceria incantata di Byeong-mo Gu o Il ristorante dell’amore ritrovato di Ito Ogawa.
Infine, il cibo va ancora oltre, supera la barriera sensoriale e apre brecce di comprensione e consapevolezza, finestre sul passato che aiuta a rivivere, magari sotto una nuova luce, o aiuta la presa di coscienza di ciò che si è o si vuole essere. Come nel bestseller Lezioni di chimica di Bonnie Garmus (adattato di recente in una bella serie TV con Brie Larson) di cui potete leggere qui la recensione, L’inconfondibile tristezza della torta al limone di Aimée Bender, o in Estasi culinarie di Muriel Barbery (sì, quella de L’eleganza del riccio).
Varianti ricche e colorite del medesimo ingrediente, dunque, capaci di affascinare i lettori con declinazioni esotiche, sapori inconsueti, risvolti romantici.
E lasciarli, sempre, sazi e soddisfatti.
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