Sono nato alle soglie dell'inverno, in montagna, e la neve ha accompagnato la mia vita.
Un narratore da premio
Definito “narratore appartato” Rigoni Stern, di cui ricorrono i 15 anni dalla scomparsa, è una figura particolare nel panorama letterario italiano del Novecento. Archivista del catasto, alpino in tempo di guerra, cacciatore, raccoglitore di funghi, manovale, allevatore d’api, orticoltore e “scrittore in tempo di pace” ha sempre mescolato, come e più di altri, le sue esperienze di vita e i luoghi della gioventù con la scrittura. Sin dal suo esordio, negli anni Cinquanta.
È il 22 agosto 1953: la giuria del Premio letterario Viareggio – presieduta da Leonida Repaci - assegna il premio Opera prima a Mario Rigoni Stern per il suo Sergente nella neve (pubblicato da Einaudi nei ‘Gettoni’ diretti da Elio Vittorini). La giuria afferma che Rigoni Stern “ha scritto uno di quei libri forse unici che le grandi avventure umane e storiche lasciano alla letteratura”.
Dalla voce forte e dall'esperienza diretta di Mario Rigoni Stern, un romanzo autobiografico divenuto subito un classico e una testimonianza storica di primaria importanza.
Un inizio fortunato, con un premio importante (accompagnato da un assegno di 500.000 lire, non poco per l’epoca) che immediatamente porta sulla scena della narrativa di guerra italiana un nuovo punto di vista, obiettivo, vissuto in prima persona, scritto con la chiarezza spiazzante di chi ha attraversato drammaticamente l’esperienza che ci racconta: la guerra di Russia e la ritirata del 1943.
Nel 1963 – tempi in cui i premi non venivano necessariamente assegnati a novità editoriali - si aggiudicherà (ripubblicato da Einaudi nella collana per la scuola media) anche il Bancarellino destinato alla letteratura per ragazzi.
È così che si fa conoscere al pubblico dei lettori, ma sarà anche la sua grande capacità di raccontare la natura, la montagna, il gelo e la neve come compagni, a connotarne l’opera successiva.
Nel 1979 è ancora grazie a una storia tra altipiano e guerre, tra vite erranti e fughe, tra girovagare e tornare a casa, tra miserie e fatiche - Storia di Tönle – che gli vengono attribuiti altri due premi: il Bagutta e il Campiello. Tönle è un contadino di confine che vive nell’arco vasto della Storia, da quando il Trentino era ancora un territorio austriaco, fino al chiudersi della guerra 1915-18. Inverno, neve, montagna e freddo: ancora una volta le quinte su cui si muove il racconto sono formate da una natura ostile ma amata, dura quanto affascinante.
Scrivere di natura
Se parliamo di natura, di ambiente sono pochi gli autori italiani che sanno descrivere con competenza e con passione ciò che hanno attorno, semplicemente perché spesso non riescono a vederlo, troppo presi da sé stessi o con gli occhi abbagliati dalle luci delle metropoli: piante e animali, acque e boschi, montagne e fiumi, germogli e fiori, neve e disgelo non sono al centro dei loro pensieri.
Rigoni Stern invece percepisce e descrive proprio questo nelle sue pagine: dono bellissimo dei grandi narratori, la capacità di raccontare storie sempre diverse e in più ogni volta, libro su libro, costruirci intorno un universo. L’universo di Mario Rigoni Stern è l’altipiano e il bosco che attraverso i suoi libri vediamo davvero e “leggiamo” semiologicamente. Questo bosco è intrecciato nelle sue opere ai ricordi della guerra, alla memoria dei compagni perduti, di quelli che hanno vissuto quell’esperienza con lui. Montagna, natura e guerra sono nella sua narrativa strettamente legate.
Leggere le sue pagine è come respirare l'aria fresca che tanto ama, passeggiare su quell'altipiano di Asiago dove sono ambientati i suoi romanzi e racconti, ascoltare il verso dell'urogallo, un animale raro ma non del tutto scomparso che gli italiani non conoscono più (taluni credono sia addirittura una sua invenzione poetica). Spesso il grifone, il gufo delle nevi, la lepre, il capriolo, la volpe, la marmotta, il camoscio o il francolino di monte si affacciano tra le pagine come a guardarci, e noi restituiamo lo sguardo stupiti, emozionati.
Curiosità
1 marzo 1963: Ermanno Olmi sposa a Treviglio l’attrice Loredana Detto. Testimone della sposa Mario Rigoni Stern, dello sposo il suo direttore di produzione Alberto Soffientini. Sono gli anni in cui Olmi sta lavorando su una sceneggiatura tratta dal romanzo Il sergente nella neve per un film che non verrà mai realizzato. Einaudi ha pubblicato nel 2008 la sceneggiatura originale con un saggio di Gian Piero Brunetta. Nel 1970 Olmi realizzerà un film per la Tv I recuperanti ambientato ad Asiago nel primo dopoguerra nel mondo dei reduci che per sopravvivere recuperavano residuati bellici metallici, mestiere rischioso e disperato.
Sceneggiati TV anni Sessanta
Nel 1964 a partire da venerdì 13 novembre la Rai trasmise l’originale televisivo L’incontro per la regia di Italo Alfaro e con Alberto Terrani. Sfondo della vicenda la tragica ritirata delle truppe italiane nell’inverno russo del 1943, descritta con il medesimo taglio narrativo e con molti riferimenti a Il sergente nella neve. Tra il 1968 e il 1970 andarono in onda Storie di caccia e di pesca (con il celebre Il bracconiere), quattro episodi tratti da altrettanti racconti di Rigoni Stern ambientati tra i boschi e i monti di Asiago, con la regia di Eriprando Visconti, protagonisti Carla Gravina, Nino Castelnuovo e Giulio Brogi.
Nel 1976 le liste elettorali
Così chiariva il senso dalla sua candidatura alle elezioni politiche del 20 giugno 1976: «Il mio nome serve a portar via voti al potere DC. Mi presento come indipendente perché non sono iscritto al PCI. Ho aderito perché non sono un intellettuale che spacca il capello in quattro. Sono un uomo semplice, un montanaro. Non faccio politica attiva. Voglio solo cercare di togliere il potere ai capitalisti per darlo non più ai socialisti che creano confusione e che sono stati contaminati dal potere, ma a un partito ‘serio’ come quello comunista».
Un suggerimento? Tenere a portata di mano Stagioni, uno dei suoi ultimi lavori, e leggerne ogni tanto brani legati al periodo dell’anno, per riconciliarsi con l’ambiente e il tempo.
Infine, segnaliamo che il libro di Rigoni Stern Il bosco degli urogalli è stato indicato da Paolo Cognetti come suo libro cult: qui potete consultare il nostro contenuto.
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