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La felicità del lupo di Paolo Cognetti

Chiusa la sua lunga relazione con Veronica, Fausto tenta di ripararsi dal dolore tra le montagne in cui camminava da bambino. Trova rifugio ai piedi del Monte Rosa, nella piccola frazione di Fontana Fredda, lavorando come cuoco nell’agriturismo di Babette.

È lì che Silvia serve ai tavoli: “giovane, allegra, aria da giramondo, a vederla portare polenta e salsicce sembrava un segno dei tempi pure lei, come le fioriture fuori stagione, o i lupi che si diceva fossero tornati nei boschi.”  Lei non sa se queste montagne saranno un rifugio duraturo o solo una tana per l’inverno. Anche Babette da giovane è scappata sulle montagne, ma ora preferisce rifugiarsi al mare.

E poi c’è Santorso, che ha la scorza dura di chi come rifugio ha conosciuto solo nevai e pendii.

Ognuno di loro ha il proprio carico di segreti e aspettative deluse, speranze, ferite e cicatrici, irrequietezze, e ognuno di loro è messo di fronte a un dialogo continuo con la propria intimità, con chi lo circonda e con la montagna, che si fa sentire senza parlare.

Erano i larici ad aver ceduto al vento. […] Tanti si erano spezzati a mezza altezza, a due o tre metri dal suolo, e il bosco era pieno di questi monconi d’albero, con i tronchi che pendevano di traverso o giacevano nella neve, i rami spogli conficcati nel terreno. Il misto di neve e aghi sparsi, neve e rami spezzati, neve e terra rivoltata dava al bosco un aspetto così lugubre, era come vandalizzato. Dopo alcuni giri tortuosi Santorso ne ebbe abbastanza: si sganciò gli sci, li piantò nella neve e si sedette su un tronco caduto. […] La malinconia si era impossessata di Santorso come se lui stesso fosse stato aggredito e malmenato

La felicità del lupo
La felicità del lupo Di Paolo Cognetti;

Fausto si è rifugiato in montagna perché voleva scomparire, Silvia sta cercando qualcosa di sé per poi ripartire. Lui ha quarant'anni, lei ventisette: provano a toccarsi, una notte, mentre Fontana Fredda si prepara per l'inverno. Intorno a loro ci sono Babette e il suo ristorante, e poi un rifugio a piú di tremila metri, Santorso che sa tutto della valle. Persino il lupo, che mancava da un secolo, sembra aver fatto ritorno. Anche lui in cerca della sua felicità.

Guardiana severa ma benevola, la montagna di Fontana Fredda è un paesaggio che muta e incanta nelle sue asprezze; è una montagna fatta di dettagli minimi, dal sapore fiabesco per chi non è abituato a frequentarla e sorprendentemente familiari per chi vi abita. Dettagli che solo lo sguardo accorto di Paolo Cognetti è in grado di catturare e restituire in una maniera così limpida, con la sua scrittura agile e nitida e la sua prosa che fa risuonare la montagna dentro di sé; dove i punti sono i respiri dettati dal sentiero, distesi o affannosi a seconda della pendenza, e le virgole scandiscono i passi: le falcate leggere nel pascolo, i balzi svelti sulle rocce, le spinte tenaci di coscia e scarpone per le mulattiere.

Anche il lupo, nel suo errare imperscrutabile, sembra aver trovato rifugio tra i larici e le stalle in pietra di Fontana Fredda.

Santorso gli aveva raccontato che non si capiva esattamente perché si spostasse, l’origine della sua irrequietezza. Arrivava in una valle, magari trovava abbondanza di selvaggina, eppure […] a un certo punto lasciava lì tutto quel ben di dio e se ne andava a cercare la felicità da un’altra parte. Sempre per nuovi boschi, sempre oltre il prossimo crinale

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Nella sua prima vita è stato alpinista e matematico, e a volte pensa di non avere mai smesso di essere nessuno dei due.Nella seconda, lavora nel cinema indipendente milanese come autore di documentari, sceneggiatore e montatore di cortometraggi, cuoco. Insieme a Giorgio Carella è fondatore della casa di produzione cameracar.Ha deciso di fare lo scrittore in un cinema parrocchiale, dopo la proiezione del film L'attimo fuggente, nel 1992.Ha passato gli anni successivi alla ricerca del suo capitano, fino al giorno in cui, nel 1997, ha scoperto Raymond Carver. Da allora ama la letteratura americana e scrive racconti.Autore di alcuni documentari – Vietato scappare, Isbam, Box, La notte del leone, Rumore di fondo – che raccontano il rapporto tra i ragazzi, il territorio e la memoria.Per minimum fax media ha realizzato la serie Scrivere/New York, nove puntate su altrettanti scrittori newyorkesi, da cui è tratto il documentario Il lato sbagliato del ponte, viaggio tra gli scrittori di Brooklyn.Minimum fax ha pubblicato nel 2004 il suo primo libro, Manuale per ragazze di successo, e nel 2007 la sua seconda raccolta, Una cosa piccola che sta per esplodere.Del 2010 è New York è una finestra senza tende (Laterza, con DVD), e del 2014 è Tutte le mie preghiere guardano verso ovest. Per Einaudi ha curato l'antologia New York Stories (2015). Nel 2017 esce Le otto montagne (Einaudi), che gli vale il Premio Strega. Nel 2018 pubblica Senza mai arrivare in cima, Viaggio in Himalaya (Einaudi), nel 2021 La felicità del lupo (Einaudi) e nel 2023 Giù nella valle (Einaudi).Il suo blog è paolocognetti.blogspot.it.Fonte: editore Einaudi - foto di Mattia Balsamini.

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